È passata una settimana dal crollo della falesia dove poggiava un’ala del cimitero di Camogli provocando una frana sotto la quale sono state seppellite circa 200 bare, molte scivolate in mare.
Giorno dopo giorno, la cronaca racconta i particolari del numero di feretri recuperati e il grande lavoro che stanno svolgendo i vigili del fuoco in una corsa contro il tempo per cercare di recuperare le salme e gli ossari prima che il mare ingrossi e renda difficili o addirittura impossibili i recuperi.
Don Danilo Dellepiane, parroco della Basilica S. Maria Assunta di Camogli, tra i primi a recarsi nel cimitero, sulle pagine de Il Cittadino della scorsa settimana aveva affermato di essere rimasto fortemente impressionato dalle immagini del crollo e delle bare purtroppo cadute in mare: “Un’evento drammatico – aveva detto – che si aggiunge a una situazione già complicata a causa della pandemia; per Camogli significa anche ulteriore difficoltà per il territorio e la viabilità. Sono immagini che tolgono il fiato, lasciano senza parole e ci portano ad elevare il cuore a Dio. Di fronte a ciò che è accaduto mi è venuto spontaneo chiedere il permesso di poter entrare nel cimitero per poter recitare una preghiera silenziosa e benedire le bare; l’ho fatto da solo, ma naturalmente a nome di tutta la comunità: un piccolo gesto per affidare al cuore di Dio chi è rimasto coinvolto e colpito da questo crollo”. Un gesto che ha voluto compiere anche l’Arcivescovo che, domenica 28 febbraio, accompagnato proprio da Don Dellepiane, da Don Davide Casanova, parroco di San Rocco di Camogli e da Padre Beda Pucci, olivetano del Monastero di San Prospero, si è recato di buon mattino all’interno del cimitero per una breve sosta in preghiera e per sincerarsi di persona della situazione.
Il Sindaco Francesco Olivari lo ha accompagnato al limite della zona di sicurezza, illustrandogli i dettagli degli eventi di lunedì scorso e informando l’Arcivescovo circa le volontà delle famiglie dei defunti che sono stati coinvolti nel crollo. Mons. Tasca ha benedetto il cimitero rivolto verso la parte del belvedere crollata e insieme con i presenti ha recitato una preghiera e ascoltato in raccoglimento la preghiera del navigante.
Prima di congedarsi, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti all’esterno del cimitero, l’Arcivescovo ha ribadito la sua vicinanza alla comunità di Camogli: “È importante che in momenti come questi le persone siano unite – ha detto – occorre darsi una mano e vivere anche questi momenti di sofferenza con la speranza che la fede cristiana sa dare. Il dolore è grande, ma guardiamo avanti, e impegniamoci tutti, ognuno nei propri ruoli e nelle proprie responsabilità, affinchè questi eventi non capitino più”.