Fare rete tra istituzioni, Chiesa e associazionismo per affrontare l’emergenza abitativa, perché troppe persone hanno perso o stanno perdendo la casa: è stato questo l’obiettivo del convegno che si è svolto alla Sala Quadrivium il 2 dicembre sul tema ‘In ascolto della povertà: la questione casa’. Un’idea nata nell’ambito del percorso diocesano di formazione politica, coordinato da don Massimiliano Moretti, e in particolare dal desiderio di Mons. Nicolò Anselmi, Vescovo Ausiliare, ma anche parroco di Santa Maria delle Vigne, comunità che nel centro storico ha portato avanti numerosi progetti in questo ambito.
Nell’introduzione all’incontro, moderato dalla giornalista Francesca Di Palma, don Moretti ha sottolineato come negli ultimi anni le richieste di aiuto che arrivano alle parrocchie non si limitano ai pacchi viveri, ma riguardano molto spesso la casa. Caritas e centri di ascolto vicariali rappresentano un punto di riferimento importante, ma la sfida ambiziosa è che le singole comunità parrocchiali si mettano in gioco e con creatività riescano ad agire anche autonomamente. Il percorso di formazione politica ha cercato quindi di affrontare le criticità dell’emergenza casa per essere anche di stimolo alle comunità parrocchiali; durante l’incontro al Quadrivium sono state presentate quattro esperienze già in atto: S. Maria delle Vigne, S. Zita, SS. Annunziata del Chiappeto e N. S. della Provvidenza.
Parrocchia ‘pilota’ è stata senza dubbio S. Maria delle Vigne dove numerosi volontari hanno risposto all’invito del parroco Mons. Anselmi e si sono attivati per trovare degli alloggi da mettere a disposizione di chi ne aveva bisogno. La prima cosa è non avere paura di chiedere, spesso si ha il timore di non trovare la strada o semplicemente di avere delle risposte negative e invece con pazienza le case sono venute fuori grazie alla generosità e collaborazione di tanti ed è nata una campagna di sensibilizzazione in parrocchia per aiutare gli inquilini a gestirle. È importante far conoscere alla comunità parrocchiale queste realtà perché possa esserne parte.
A S. Zita, grazie alla volontà del parroco don Moretti, è nato un gruppo di lavoro di 12 volontari con varie esperienze professionali, destinato a crescere considerando la richiesta di aiuto. L’obiettivo del progetto è dare aiuto a tutte le persone che hanno bisogno, gravate da debiti o con carenza di reddito o che vivono con pensioni minime; persone che hanno bussato alle porte della parrocchia perché avevano paura di perdere la casa. Ad oggi sono 30 le case assegnabili a livello di povertà assoluta, I parrocchiani di S. Zita hanno dato un aiuto che è andato al di là di ogni aspettativa. Nella parrocchia di SS. Annunziata del Chiappeto a febbraio saranno completati 6 appartamenti messi a disposizione dalla Caritas e quindi un gruppo di volontari si sta preparando a organizzare questo progetto di accoglienza fortemente voluto dal parroco don Roberto Fiscer, che già ha messo a disposizione un appartamento in parrocchia (ricavato dividendo in due il suo). Un gruppo di persone sta attendendo con grande buona volontà di poter intraprendere questo progetto.
Infine, nel territorio di Nostra Signora della Provvidenza circa un anno e mezzo fa (parroco era don Francesco Doragrossa) è stato concesso dalla Caritas un appartamento in comodato d’uso messo a disposizione di un gruppo di ragazzi stranieri che hanno iniziato a vivere insieme con l’obiettivo di costruire un’autonomia e lasciare quindi l’alloggio per una sistemazione definitiva. È stato fondamentale anche in questo caso il contributo della Caritas che ha inviato alcuni educatori per dare una mano ai volontari della parrocchia.
Esperienze ‘modello’ quindi che già esistono e che possono davvero essere di stimolo per tutte le comunità parrocchiali della diocesi.
Il convegno ha dato voce a tante realtà che confrontandosi e incontrandosi si sono prese l’impegno di provare a risolvere insieme problemi apparentemente insormontabili.
Ha partecipato al convegno anche il Comune con l’assessore Pietro Picciocchi che ha particolarmente a cuore la sua delega proprio alla casa.
Sottolineando che si tratta di un tema davvero complesso, l’assessore ha ricordato che gli alloggi
di emergenza che sono del comune, gestiti dai servizi sociali con un percorso di accompagnamento, sono oggi 52, nel 2017 erano 29; l’accompagnamento non può essere fatto solo dal Comune e per questo è importante l’aiuto della diocesi, dalla Caritas, delle associazioni. Decisiva può essere in questo senso la misura appena varata in Comune che prevede, in caso di alloggi di edilizia residenziale pubblica con una morosità aumentata, la disponibilità di 3 milioni di euro per le famiglie morose che hanno in corso procedimenti di decadenza che sono stati bloccati per un anno. Inoltre, sono stati annullati i debiti a 513 nuclei familiari che non pagavano più dopo la pandemia: versano una parte del debito a condizione dell’impegno a un piano di rateazione in un tempo prolungato.
Inoltre, il Comune sta cercando di intervenire anche sulla riqualificazione degli immobili che gestisce che hanno costi di amministrazione troppi alti. L’assessore Picciocchi ha quindi espresso la disponibilità del Comune a proseguire un rapporto di collaborazione su questi temi, perché solo facendo rete si possono aiutare tante persone.
Il bisogno di lavorare insieme è stato un elemento sottolineato in quasi tutti gli interventi al convegno, così come la necessità di guardare all’emergenza casa in maniera integrale; fondamentale, infatti, è anche l’accompagnamento alla persona che non ha soltanto bisogno di un aiuto concreto, ma anche una presenza che lo aiuti ad affrontare lo smarrimento, la paura, il senso di solitudine.
La Caritas, attraverso la vice di alcune operatrici, ha raccontato la su esperienza, ad esempio con lo sportello di accoglienza nel centro storico nell’incontro con chi rimane in strada per svariati motivi: perdita del lavoro, reddito ridotto, nel caso di giovani stranieri il fallimento di percorsi di autonomia (diventando spesso preda della criminalità organizzata), mancanza di una rete famigliare, situazioni di violenza. In centro storico sono aperti due centri di accoglienza e un altro in seminario per venire incontro a tutte queste necessità.
Per quanto riguarda il progetto emergenza abitativa Caritas, i dati dicono che gli alloggi messi a disposizione da parrocchie, privati o istituti religiosi sono 21, 3 più grandi per accogliere più famiglie, per un totale di 24 famiglie accolte, circa 70 persone. Negli anni gli alloggi sono stati 36 e le famiglie ospitate 115. Numeri magari piccoli, ma che rappresentano un punto di partenza per far crescere gli aiuti. Dall’esperienza che è stata raccontata dalla Caritas sicuramente la parola chiave è ‘accompagnamento’ che significa essere vicino sotto tanti punti di vista, partendo dall’evitare di abbandonare chi ha più bisogno a un senso di isolamento e solitudine totale.
Al convegno sono intervenute numerose realtà che possono dare un importante contributo all’emergenza casa: la Fondazione Opere Pie Riunite che gestisce 200 appartamenti in centro storico e che è disponibile a una rete di confronto e aiuto sottolineando già l’importanza di essersi incontrati; l’Istituto Diocesano Sostentamento Clero che, pur non essendo un ente di beneficienza, contribuisce all’emergenza con un alto grado di tolleranza versò morosità e debiti e stabilendo rapporti personali con gli inquilini in particolare difficoltà; il Consorzio del Patrimonio Immobiliare della diocesi che ha 49 associati tra parrocchie, monasteri e istituti religiosi; la Fondazione Pio Istituto Negroni Durazzo, che gestisce alcuni alloggi nella zona del Carmine, disponibile anch’essa a trovare strade di collaborazione e sostegno; il sindacato inquilini casa e territorio che ha una particolare conoscenza del problema e ha auspicato e tentato di costruire in questi anni un tavolo che riunisca istituzioni e associazioni che lavorino insieme su questi temi; l’associazione di promozione sociale Janua Forum che dal 2018 ha avviato un progetto per sostenere la ricerca della casa per giovani stranieri prendendo direttamente in affitto gli alloggi garantendo così i proprietari.
Tante e ricche le esperienze raccontate e i progetti da mettere in campo; essersi incontrati e in alcuni casi conosciuti è stato il primo passo per provare a costruire una strada di aiuto concreto verso chi si trova nel baratro del timore di perdere la casa oppure chi già l’ha persa, in alcuni casi interi nuclei famigliari.
Infine, è intervenuto il dottor Strada della Fondazione Azimut, un ente laico, che ha elargito la cifra significativa di duecento mila euro a fondo perduto per restaurare alloggi e destinarli in comodato d’uso gratuito: un segnale e un contributo che rappresenta un importante punto di partenza per guardare al futuro dell’emergenza abitativa.
Mons. Anselmi, tra gli ideatori di questo progetto, è intervenuto all’inizio e alla fine dell’incontro, è ha spiegato perché quello della casa è un tema decisivo di cui anche la Chiesa si deve occupare: le parrocchie in questo ambito possono intervenire e fare qualcosa mettendo a disposizione risorse concrete. “Lavorando insieme ha detto – possiamo offrire case e alloggi; l’amore di Dio si rende così concreto attraverso una comunità cristiana; rappresentiamo un gruppo di persone che, animate dallo Spirito Santo, si vogliono bene e vogliono bene ai fratelli meno fortunati. Da parte nostra possiamo mettere di specifico una comunità cristiana. Dietro a una difficoltà abitativa c’è ne sono poi altre, non è un fatto solo tecnico, ma anche di relazione. Il nostro sogno è proprio che le parrocchie possano dare una mano in questo senso”.
Infine, Mons. Anselmi per andare avanti in questo progetto, ha invitato a costruire ‘l’artigianato della carità’, espressione usata da Papà Francesco nella ‘Fratelli tutti’, utilizzando la buona volontà e la creatività per realizzare cose semplice ma concrete nelle singole comunità.
Sul canale YouTube de Il Cittadino è possibile rivedere il video integrale del convegno