Continuate, sull’esempio del beato Giacomo Alberione, vostro fondatore, a scegliere “i mezzi di comunicazione come ‘pulpito’ perché, come lui stesso diceva, si possa far conoscere Gesù Cristo agli uomini del nostro tempo con i mezzi del nostro tempo”. Così Papa Francesco si rivolge a 150 membri della Famiglia Paolina, ricevuti in udienza nella Sala Clementina del Palazzo apostolico in occasione dei cinquant’anni dalla morte di don Alberione, scomparso il 26 novembre 1971. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Aperti a “imparare dalla gente comune”
Agli apostoli ed apostole del Vangelo, come il sacerdote piemontese voleva che fossero i suoi figli spirituali, sempre aperti a “imparare dalle gente comune”, il Papa ricorda la missione indicata dal fondatore di lavorare e pregare perché il popolo di Dio “si nutra sempre di più della Parola di Dio”, scrutando i “segni dei tempi” per “adeguare i progetti apostolici alle situazioni e ai bisogni della gente di oggi”.
Oggi c’è bisogno “che la Parola di Dio corra”
Incontrando i membri delle varie Congregazioni religiose, degli Istituti di vita secolare consacrata e delle aggregazioni laicali che formano la Famiglia Paolina, Francesco sottolinea che questo anniversario è un’importante occasione per la Chiesa e per tutti i Paolini “per riaffermare l’importanza” del carisma del beato Alberione “nel contesto attuale, nella prospettiva della nuova evangelizzazione”.
Infatti, con grande lungimiranza il vostro Fondatore seppe cogliere per il XX secolo l’esigenza che la “Parola di Dio corra” e si diffonda utilizzando e valorizzando gli strumenti e i linguaggi più efficaci offerti dal progresso tecnologico.
Paolo VI: ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi
Il Pontefice, dopo il saluto del superiore generale della Società San Paolo, don Valdir José De Castro, ricorda il ritratto che di questo “esemplare testimone della Parola” fece san Paolo VI nel 1969, davanti allo stesso futuro beato: “Umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all’opera, sempre intento a scrutare i ‘segni dei tempi’, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime”. E Papa Montini sottolineava che don Alberione “ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con mezzi moderni”.
Diceva che il vostro vero fondatore è l’apostolo Paolo
Sono espressioni, secondo Papa Francesco, che interpellano i Paolini “nella concretezza” della loro esistenza di consacrati, “che dalla preghiera riceve la capacità di scrutare i ‘segni dei tempi’ per adeguare i progetti apostolici alle situazioni e ai bisogni della gente di oggi”. Don Alberione, prosegue il Papa, “ripeteva spesso che il vostro vero fondatore è l’Apostolo Paolo”, che indicava ai suoi figli spirituali “come l’ispiratore e il padre”, come il modello da imitare nella totale donazione Cristo e al suo Vangelo, “lasciandosi condurre dal suo amore sulla via della santificazione”.
E la sua intuizione forte e chiara è stata che questa via è per voi la via dell’apostolato, vale a dire il servizio dei fratelli assetati, magari inconsapevolmente, della luce e della gioia del Vangelo.
In tutte le sue iniziative, la passione per il Vangelo
In tutte le “innumerevoli iniziative apostoliche” del fondatore della Famiglia Paolina, per Francesco, brilla la passione per il Vangelo, fondamentale, chiarisce “a braccio”, “perché il Vangelo senza passione non po’ viversi. Il Vangelo delle parole sole non va: il Vangelo ti viene dal cuore, la passione”. Una passsione che opera con la stessa motivazione e finalità dell’Apostolo delle genti, quando scrive: “Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero… Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro”. “L’apostolato della vostra Famiglia religiosa”, prosegue il Pontefice, pur diversificato, può essere considerato “unico”, come “la vostra spiritualità”.
Mass media ma anche lavoro “sul campo”
I “Paolini”, sono tutti “spiritualmente figli e figlie di San Paolo” nella sua , “tensione spirituale verso Gesù Cristo, il Maestro, la Via, la Verità e la Vita”. Lo sono, elenca Papa Francesco, la Società San Paolo e le Figlie di San Paolo “attraverso l’editoria libraria, periodica, multimediale e digitale”. Le Pie Discepole del Divin Maestro, attraverso “l’apostolato liturgico, sacerdotale ed eucaristico”. Le Suore di Gesù Buon Pastore “nella pastorale parrocchiale” e le suore dell’Istituto Regina degli Apostoli “con l’apostolato vocazionale”. E poi, ricorda il Papa, “c’è il contributo specifico degli Istituti di vita secolare consacrata: l’Istituto San Gabriele Arcangelo; l’Istituto Maria Santissima Annunziata; l’Istituto Gesù Sacerdote e l’Istituto Santa Famiglia”. I membri di questi Istituti, come pure i Cooperatori Paolini, “servono il Vangelo soprattutto nel dialogo con il mondo contemporaneo, che è un po’ il cardine di tutta la spiritualità paolina”.
È vero che l’evoluzione tecnologica ha condotto tutta la comunità ecclesiale ad assumere gli strumenti moderni della comunicazione come elementi di pastorale ordinaria; tuttavia, è necessaria ancora oggi – anzi, direi sempre di più – la vostra presenza, animata dal carisma proprio e arricchita dall’esperienza di lavoro “sul campo”.
Con don Alberione, portate Gesù agli uomini di oggi
Francesco chiede poi ai Paolini, nel percorso del Sinodo sulla sinodalità “di non far mancare il vostro contributo”, lavorando insieme, in rete, apportando ciascuno il suo “proprio”, “secondo il desiderio del Beato Alberione”.
Sul suo esempio e con la sua intercessione, anche voi scegliete i mezzi di comunicazione come “pulpito”, perché, come lui stesso diceva, si possa far conoscere Gesù Cristo agli uomini del nostro tempo con i mezzi del nostro tempo.
Fare in modo che il popolo si nutra della Parola
Il Pontefice conclude ringraziando la Famiglia Paolina per l’impegno, nel lavoro e nella preghiera “affinché il Popolo santo di Dio si nutra sempre di più della Parola di Dio”. “Non dimenticate la preghiera – aggiunge lasciando il discorso scritto – E’ il mezzo di comunicazione più importante. Se io mi comunico con tutto il mondo e non con il Signore, ma, torna a casa: non va, la cosa. Lavoro e preghiera”. Cercando, come chiedeva don Alberione “solo e sempre, la gloria di Dio e la pace degli uomini”. Accompagnati da Maria, Regina degli Apostoli, siate per le strade del mondo “apostoli e apostole del Vangelo, sempre aperti a “imparare dalla gente comune”, come ancora amava dire Don Alberione”.