Gli uffici comunicazioni sociali della diocesi di Genova e di Chiavari hanno organizzato insieme il tradizionale incontro per celebrare San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. L’approfondimento sul tema “Ascoltate! La ricerca della verità comincia dall’ascolto”, è stato patrocinato da UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) sezione Liguria. Un appuntamento che anche quest’anno si è svolto on line, sulla piattaforma zoom e che ha visto la partecipazione di più di sessanta giornalisti, iscritti non soltanto in Liguria.
Se continua a mancare la possibilità di vedersi e confrontarsi in presenza, questa modalità permette di ampliare l’appuntamento, favorendo la partecipazione di relatori da tutta Italia. Vania De Luca, vaticanista del Tg3, e Paolo Lambruschi, giornalista inviato di Avvenire, sono stati i relatori chiamati ad approfondire il messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni Sociali, incentrato sul tema dell’ascolto. A portare i suoi saluti all’inizio Vincenzo Varagona, Presidente UCSI nazionale, che ha preso il testimone lo scorso settembre proprio dalla De Luca: ha voluto ringraziare la sezione ligure UCSI per il suo impegno a favore della stampa cattolica, auspicando di poter venire al più presto per confrontarsi di persona.
Vania De Luca ha ricordato come nel messaggio dello scorso anno il Papa invitasse ad ‘andare a vedere’, consumando le scuole delle scarpe, per evitare il rischio di una comunicazione preconfezionata e quindi sempre uguale. L’invito di quest’anno è invece a curare la capacità di ascolto, fatto con il cuore e quindi non seguendo un facile sentimentalismo ma cercando un giornalismo di prossimità. Il termine ascolto è decisivo nella grammatica della comunicazione, specie se pensiamo alla diffusa dinamica dei social dove prevale il desiderio di spiare piuttosto che ascoltare autenticamente. Si ricercano consensi più che la verità e il bene e manca la disponibilità a farsi cambiare dal dialogo con l’altro. Secondo Vania De Luca non si fa un buon giornalismo senza la capacità di ascolto e rischiosa è la diffusione della cosiddetta ‘infodemia’ ovvero l’eccessiva pluralità di informazioni che non fa più distinguere bene e male, vero e falso. C’è una vera e propria alterazione in cui si cercano informazioni solo per avere conferme delle proprie convinzioni. Il giornalista oggi è chiamato a porsi delle domande su come veicolare la comunicazione e nello stesso tempo anche come fruirne; deve anche tentare di fare comunità chiedendosi quale può essere il proprio ruolo in un contesto in cui tutti attraverso la parola e le immagini possono dire la propria. La De Luca ha tracciato, inoltre, un interessante profilo della figura di San Francesco di Sales, che cercava nel suo tempo nuove forme di comunicazione per predicare e per l’approfondimento teologico, in un momento di passaggio per la Chiesa che aveva di fronte a sé problematiche sempre nuove. In questo senso può essere una figura di riferimento ancora oggi, a secoli di distanza.
Paolo Lambruschi, giornalista di Avvenire, ha indicato nella qualità della conoscenza e della competenza la forza del giornalista oggi in un contesto in cui purtroppo questa figura e questo mestiere sono sviliti dalla possibilità che viene data a tutti, anche attraverso i social, di fare informazione. In un livellamento generale, è necessaria la capacità di un professionista che è chiamato ad approfondire e ad aggiornarsi continuamente sui grandi temi intorno ai quali non si può parlare approssimativamente: economia, politica, sociologia solo per fare qualche esempio. Competenza e prossimità devono andare di passo passo con l’ascolto e la descrizione delle storie. Nel caso dell’Africa e nei racconti sulle migrazioni secondo Lambruschi non ci si deve limitare a creare la compassione che può portare a un meccanismo di indifferenza, ma piuttosto evidenziare l’umanità delle persone coinvolte. Altro compito fondamentale del giornalista secondo Lambruschi è prevedere ingiustizie anche grazie la costruzione di un’agenda di lavoro da costruire con pazienza, con fonti attendibili.
All’incontro hanno partecipato da Genova e da Chiavari i direttori degli uffici comunicazioni sociali delle diocesi: Mons. Silvio Grilli e don Fausto Brioni.
Presente a Chiavari presso la sede dell’emittente Teleradiopace Mons. Giampio Devasini, Vescovo di Chiavari, delegato regionale per la comunicazioni sociale della Conferenza Episcopale Ligure che ha ringraziato i giornalisti per il loro servizio e impegno: “Non c’è una Chiesa che insegna in modo efficace se prima non c’è una Chiesa che ascolta e voi siete uno strumento importante in questo senso. Vorrei rimarcare l’urgenza di un’etica della comunicazione che permane in tutta la sua forza, fatta di parole pacate e non gridate, documentate e non improvvisate, fatta di parole veritiere e non manipolate o addirittura calunniose, parole libere e non asservite a qualche potere, che diano spazio a tutti a cominciare dai tanti senza voce che abitano la società del nostro tempo”.
Al termine dell’incontro si è svolto il consueto momento dei premi giornalistici: per la diocesi di Genova il riconoscimento è andato a don Roberto Fiscer e alla sua Radio tra le note con la seguente motivazione: ‘attenta alle periferie esistenziali, strumento di vicinanza e di consolazione’ in riferimento in particolare all’impegno portato avanti all’ospedale Gaslini e in carcere. Un impegno che don Roberto segue con passione da tanti anni; una sede della radio è anche presso l’ufficio comunicazioni sociali dalla diocesi e la redazione de Il Cittadino, nella volontà di poter incrementare sempre di più la collaborazione per un’informazione e un servizio a favore del bene comune.
Per la diocesi di Chiavari il premio ha voluto sottolineare il ruolo del fotoreporter, sempre in prima linea, nelle figure di Luca Sanguineti e Fabio Piumetti.
L. F.
Di seguito il video integrale dell’incontro