Per i ragazzi che nel corso di quest’anno ricevono la Cresima è stata predisposta una traccia sulla quale prepararsi con i catechisti al consueto pellegrinaggio a Roma, previsto per i giorni 11-13 maggio.
Si tratta di un itinerario ideale che si propone di accompagnare i cresimati verso l’incontro col Papa e con i monumenti della cristianità che Roma conserva, per approfondire il senso di quello che non è un viaggio, ma un pellegrinaggio.
Cinque tappe scandiscono il percorso. Che cosa s’intenda per pellegrinaggio è il tema con cui s’inizia, riflettendo sul significato del termine e andando molto indietro nel tempo, per scoprire che cosa spingeva i primi cristiani a mettersi in cammino, con i mezzi assai precari di cui disponevano, tra pericoli e fatiche, pur di raggiungere i luoghi sacri che furono testimoni dei primi passi della Chiesa. E’ bello, allora, che anche i nostri ragazzi si dispongano a partire con lo stesso spirito per conoscere la storia di chi li ha preceduti nella fede e per vivere in prima persona un’esperienza di Chiesa alla ricerca delle proprie origini. E questo è il tema della seconda tappa. La Chiesa, una realtà che ha avuto un suo inizio, ha in Gesù la sua sorgente, perché in Lui si radica e nel mistero della salvezza da Lui operata è continuamente rigenerata e tenuta in vita dallo Spirito Santo.
In parrocchia i ragazzi possono attingere l’acqua della fede mediante la Parola di Dio e l’annuncio dato dai catechisti, mentre l’acqua della Grazia la ricevono nei sacramenti. Ma allora, ci si potrebbe chiedere, perché andare a Roma? Indubbiamente c’è qualcosa di più, ed è l’argomento della terza tappa. A Roma c’è il Papa, Pietro dei nostri giorni, costituito vicario di Cristo, garante di una fedeltà al vangelo che si trasmette, senza soluzione di continuità, dal primo Papa, Pietro, fino ad oggi. E’, questa, la successione apostolica, che ci garantisce di avere nel Papa un custode del tesoro che Gesù ha affidato a Pietro: la Rivelazione, la Tradizione, i Sacramenti, sicuro di averlo messo in buone mani.
Questo viaggio – ed è il quarto punto ha un suo senso se visto nella continuità con ciò che viene dopo, quando, ritornati al proprio quotidiano ambiente di vita, i ragazzi dovranno interrogarsi su come concretizzare l’impegno preso con Gesù al quale nella Cresima hanno confermato la loro adesione di cristiani promettendo una testimonianza viva.
L’ultima tappa, la quinta, si sviluppa su di uno sfondo bello e impegnativo. Siamo alla Pentecoste, e vengono alla mente tante opere d’arte, affreschi, quadri, su questo soggetto. L’evento, scenografico, narrato dagli Atti degli Apostoli, accompagnato da un rombo di tuono, vento e lingue di fuoco, colpisce e cattura l’attenzione. In quella stanza del cenacolo, che doveva ospitare l’ultima Pasqua di Gesù coi suoi apostoli, tanti episodi si sono verificati, in sequenza, tutti eccezionali: l’istituzione del sacerdozio e dell’Eucaristia, Gesù che entra a porte chiuse la sera di Pasqua e ritorna otto giorni dopo, infine la Pentecoste, a riprova del fatto che Dio non ha bisogno di scenari grandiosi per le sue grandi opere, a cominciare dalla grotta di Betlemme.
Lo stesso avverrà, in semplicità, per ogni ragazzo, che sperimenterà una personale pentecoste quando coglierà nell’intimo santuario del cuore i suggerimenti dello Spirito Santo e li farà suoi.
(di Paola Radif)