Andare a Roma con i cresimandi della diocesi è, come sempre, un’esperienza intensa e gioiosa che può segnare positivamente la vita dei nostri ragazzi. Quest’anno non si tratta solo di un pellegrinaggio. È anche questo ma è molto di più. Quest’anno infatti, si ritorna a Roma dopo le nostre assenze dovute alla pandemia. I ragazzi di quest’anno riapriranno la strada e ricominceremo questa bellissima tradizione della Chiesa genovese. Ma perché essa possa segnare e formare i nostri ragazzi c’è bisogno di alcuni elementi fondamentali. Innanzitutto, è necessaria una preparazione fatta in parrocchia, un momento e un itinerario per poter gustare nel modo giusto ciò che ascolteremo e vedremo.
Si va a Roma ad incontrare il cuore della Chiesa, fratelli che hanno reso vivo il loro Battesimo e si sono lasciati infuocare dalla forza della Cresima. Essi sono i Santi, sono coloro che hanno calcato le strade della città di Roma e hanno lasciato un segno. Li troveremo sepolti o ricordati nelle chiese di Roma, li troveremo rappresentati nelle mura poderose della basilica di San Pietro. La Chiesa è tenuta in piedi dai Santi, dalla loro fede e dalla loro preghiera. Tolti i Santi non ci resta nulla. Essi ci urlano che vivere il Vangelo e lasciarsi trasportare dallo Spirito è possibile. Lo Spirito ci riempie il cuore e ci ricolma di gioia. La Chiesa è una famiglia che cammina sulla strada della vita. Su quella strada è spinta dallo Spirito ad annunciare il vangelo, a proclamare le grandi cose fatte da Dio, a costruire il Regno, a edificare la comunità dei credenti. Lo Spirito scende su tutti noi, anche sui nostri ragazzi.
Come Davide, il piccolo figlio di Iesse, anche questa folla di ragazzini dai cappelli rossi che invaderà i giardini vaticani e l’antica basilica custodisce al suo interno la forza della profezia. Anche lì, nei loro volti e nei loro sogni, parla lo Spirito. E parla a noi, grandi, preti, catechisti, Chiesa. Lo Spirito si dona in ugual misura a grandi e piccoli: la differenza nei frutti dipende dall’accoglienza che riceve. Lo Spirito parla in loro, invochiamolo. I ragazzi in cammino per Roma sono la Chiesa che con stile sinodale è “convocata per camminare insieme”, per ascoltarsi e condividere. Il tema del pellegrinaggio dunque è “Lo Spirito ci rende tutti profeti” per ricordare ciò che Dio può fare in un ragazzo quando lo ricolma di luce. Attraverso questi ragazzi la nostra Chiesa farà frutti più grandi e belli di quelli che gli abbiamo offerto noi. In questa scia di 20 pullman che correrà da Genova e Roma, andata e ritorno, c’è il futuro della nostra Chiesa. E questo “futuro” lo accompagniamo ad incontrare i Santi. Devono sapere che la vita non è solo quella descritta dal mondo; devono sapere che c’è di più di un benessere assicurato, del diventare famosi e applauditi, di ricevere gloria e successo. Questi ragazzi devono sapere che credere in Gesù è questione di vita o di morte, che con lui o senza lui non è la stessa cosa, che la fede è il dono più grande che abbiamo ricevuto, che essere cristiani significa avere qualcosa in più e non qualcosa in meno.
Dopo la preparazione il pellegrinaggio dovrà essere un’esperienza forte, indimenticabile. Ma soprattutto un’esperienza spirituale cioè che muova lo spirito dei ragazzi e li accenda della gioia di seguire il Signore Gesù. È questo l’obiettivo di tutto quello che facciamo: che non tornino a casa come prima ma toccati da qualcosa che hanno visto e udito. Innanzitutto il viaggio e lo stare insieme con coetanei di altre parrocchia; la presenza di più di 20 sacerdoti; l’incontro con il Papa; la visita alla tomba di Pietro e degli altri Santi; La S. Messa con il nostro Arcivescovo; la preghiera e la festa nelle due serate trascorse insieme. In questo e in molto altro, fatto di amicizie, allegria e condivisione passerà lo Spirito del Signore che potrà suscitare qualcosa di nuovo in tutte queste vite che si incontreranno.
Inoltre, dopo la preparazione e l’esperienza ci vuole un “dopo”: lo affidiamo alle parrocchie. Non si tratta solo di un “dopo cresima” ma di qualcosa, qualsiasi cosa, per fare in modo che la Parrocchia continui ad occuparsi di questi ragazzi. Ce ne siamo preoccupati finché dovevano ricevere la Prima Comunione e la Cresima ed ora, passato il pellegrinaggio, potremmo cadere nella visione scolastica per cui, per un insegnante, dopo che hanno finito la scuola e passati gli esami essi passano ad altre esperienze e così ci deve occupare di altri alunni. Nella Chiesa non può essere così. Non è solo questione di tenerli o intrattenerli ma di prenderci cura di loro, interessarci, pregarci, invitarli. È un cammino che deve essere preparato e organizzato insieme alle associazioni che popolano la nostra diocesi.
Dopo averli “infuocati” ora non possiamo permettere che tutto si spenga. Teniamo acceso il fuoco. Insieme, anche tra parrocchie che hanno partecipato al pellegrinaggio, proviamo a creare una rete di piccoli fuochi. Condividiamo esperienze e suggerimenti tra pastori e catechisti per camminare insieme e sostenerci a vicenda.
Partiamo per Roma perché, tornati a casa, quell’ondata di entusiasmo e di voglia di fare qualcosa insieme diventi realtà per costruire il Regno di Dio in quell’angolo di mondo in cui viviamo.
Don Matteo Firpo
Coordinatore Ufficio Catechistico diocesano