Maternità

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«Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno vino». Questo versetto appartiene all’incipit del secondo capitolo del Vangelo secondo Giovanni. Il testo propone lo straordinario dipinto delle nozze di Cana dove Gesù ridonerà ad una mensa nuziale, spogliata della festa e della gioia, un vino nuovo. Vogliamo osservare questi pochi versetti con attenzione alla presenza e all’azione della madre di Gesù. Innanzitutto Maria è lì alle nozze. Il testo dice: c’è. Oggi potremmo dire questo attraverso un famoso slogan: Maria c’è. Eppure proprio di questo stiamo parlando. Maria è presente e questo suo esserci risulta fondamentale per l’economia del racconto. Non sempre siamo presenti in ciò che viviamo quotidianamente. Talvolta le cose ci sfuggono, le facciamo e non ne abbiamo consapevolezza. Quante volte giunge la sera e ci sorprende la velocità della giornata passata senza sussulti, senza momenti che in qualche modo abbiamo preso e amato nella loro semplicità. Maria è presente nel presente che vive. E’ per questo coglie per prima, o così appare, la situazione che si è venuta a creare: la mancanza del vino. Solo con uno sguardo attento, con consapevolezza, con occhio amorevole e adulto ci possiamo accorgere di ciò che è venuto a mancare. La serenità in una situazione, un bisogno primario o affettivo per qualche persona che incontriamo, una cosa piccola come il bisogno di una carezza o di una parola di conforto, o la necessità di una presa di posizione educativa, sociale, politica o culturale se viene meno. Lo sguardo attento e amorevole, lo sguardo materno per eccellenza è il primo al quale non sfugge la situazione di mancanza. Anche nel cammino educativo e pedagogico l’adulto, la madre, il padre, l’educatore sono chiamati a cogliere le mancanze del fanciullo, del ragazzo, della giovane. Quelle mancanze che in certe situazioni hanno maggior peso rispetto ad un contenuto non appreso o non imparato in modo appropriato. La mancanza nell’altro rimanda alle mancanze interiori che anche noi viviamo e che spesso ci accompagnano silenziosamente. Talvolta fino a condurci alla mancanza del vino, della gioia, del rapporto intimo con Dio che ci dona un vino buono. La madre, Maria, manifesta in questo episodio proprio quella tipica capacità materna di avvertire il segnale di pericolo, di bisogno, del pianto del figlio ancora prima che esso inizi a sgorgare con qualche lacrima. E’ il sesto senso materno. Le nozze senza vino non sono nozze e questo legame tra l’elemento vino e le nozze è ricchissimo di significati simbolici lungo tutta la storia biblica. Maria si rivolge al figlio e fa presente l’assenza ed il bisogno. E’ importante osservare che la capacità di cogliere la mancanza può emergere se il soggetto non è ripiegato su di sé in maniera riflessa. Essere consapevoli delle proprie emozioni e del proprio sentire è una dimensione importante per una vita piena ma, se questo conducesse ad un continuo guardare solo e continuamente ai propri bisogni renderebbe cechi rispetto a tutto quello che le giornate costantemente ci fanno incontrare. Restare in relazione con gli eventi e con gli altri ci permette di essere persone presenti. Maria quindi si accorge della mancanza e «figlia del suo figlio» si rivolge a Gesù del quale conosce le profondità, per offrirgli il bisogno dell’uomo che ormai, nelle giare del vino non riesce a contenere se non dell’acqua ed ha davvero bisogno che qualcuno lo guarisca donandogli un vino nuovo.

Marco Gaetano