Maria di Nazareth: lo sviluppo del dogma

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Come abbiamo accennato nel precedente articolo, lo sviluppo del dogma cristiano ruota intorno alle riflessioni e alla fede in Gesù. Da sempre si sono avute due spinte opposte nella percezione del figlio di Giuseppe, della casa di David. In ambiente giudaico, con il gruppo degli ebioniti, ed in ambiente ellenistico, con le posizioni degli adozionisti, lo sguardo era spostato sulla dimensione umana di Gesù. Forse anche oggi viviamo questa tendenza specie in ambienti laici, che ci porta a cogliere di Gesù la sua grandezza profetica, la sua libertà di spirito, il suo amore profondo e via dicendo, perdendo di vista la dimensione divina. Gesù era uomo con una particolare benedizione da parte di Dio, ma non aveva nulla di divino in sé. La risposta dei Concili sulle due nature di Cristo ha un riflesso anche nella elaborazione mariologica. La verginità di Maria sosteneva la divinità, quel gesto sovra-naturale, quella dimensione che toglieva ogni possibilità di concezione umana si poneva come basamento al dato divino del Figlio. La seconda tendenza nell’approfondimento teologico viene a svilupparsi in ambito gnostico e nel cosiddetto filone docetista. In questo caso è l’aspetto umano a venir limitato e a prevalere è la dimensione salvifica e divina di Gesù. Gesù-Dio scende sulla terra in sembianze d’uomo, prende un corpo ma non ha una vera e propria natura umana. In questa seconda analisi del Cristo l’umanità di Maria e il suo essere madre garantiva proprio l’aspetto umano di Gesù. Ella quindi è la giovane donna che lo partorisce nella carne totalmente. Questa duplice azione dello Spirito e di Maria e il rapporto tra le due parti, ebbe un forte sviluppo teologico che si manifesta già nelle prime formulazioni di fede: Gesù si è fatto uomo per opera dello Spirito e nasce da Maria – Vergine. Qui abbiamo in sintesi la ricerca di equilibrio tra le diverse tensioni ereticali e le posizioni dei vescovi che con forza e radicalità difendo la doppia natura di Gesù, vero uomo e vero Dio, in funzione della salvezza, altrimenti svuotata. Maria è la mamma, per usare un termine semplice, e in questo non vi è nulla di straordinario, è la mamma di un bambino che, come tutti i miliardi di persone del genere umano, è cresciuto ed è stato svezzato da lei. In quanto figlio e in quanto Dio la mamma è la Madre di Dio (teotokos) e in quanto vero Dio ella è la vergine, la nuova arca dell’alleanza purissima che è in grado di accogliere la divinità. L’essere genitrice e l’essere vergine diventano due parametri a sostegno della doppia natura del Cristo, dato fondamentale per la dimensione salvifica, che portano Maria a svolgere il ruolo di discepola del Figlio e di donna che conduce alla salvezza donata da Dio in Cristo.

Marco Gaetano