Maria di Nazareth (8)

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Il dialogo tra l’angelo Gabriele e Maria si conclude con l’accoglienza da parte della giovane donna del dono e della chiamata appena ricevuta. La letteratura spirituale, esegetica, teologica sulle parole finali di Maria è infinita: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. Evidente che tale risposta si presta a molteplici letture, a calde immagini di accettazione della chiamata, di umiltà e via dicendo. E’ pur vero che, per fedeltà al testo, è opportuno studiare ciò che gli esegeti dicono, e non arricchire eccessivamente queste parole di significati e attributi che in sé o non hanno o hanno marginalmente.

Ad una lettura attenta dell’episodio che abbiamo voluto fare in queste pagine, con i limiti della brevità e della scomposizione in articoli settimanali della nostra riflessione, l’immagine che emerge di Maria ci chiede di purificare la nostra mente da alcuni stereotipi. Ella non si pone come una ragazza ingenua. Di fronte all’esperienza di Dio, della sua forza (Gabriele), resta turbata, non sconvolta e imbambolata, si domanda, pensa, ragiona su cosa sta accadendo, ascolta il vibrare di quella presenza dentro di lei, discerne i fatti, ragiona con la mente e con la fede ciò che le sta accadendo. Non si affida a Dio ciecamente, ovvero quasi scomparendo dentro Dio, un oggetto privo di una sua personalità, di una sua forza, di una sua psiche. Come avverrà quello che dici? In che modo Dio desidera e in che modo sarò madre del Figlio dell’Altissimo? La richiesta di spiegazioni è necessaria per fare propria la proposta. Mi offri una cosa, ne resto sorpresa, turbata. Mi chiedo cosa stia accadendo. Mi espliciti una nascita a dir poco inattesa. E chiedo spiegazioni, modi di questo tuo agire in me. Mi hai chiamato ad un compito enorme. Mi chiedi se voglio essere tua madre. No, Maria non è una donna priva di personalità, già collocata su qualche nostro altare in statua marmoria o lignea e basta. Ella è una donna forte, vera, intelligente, capace di Dio e di accettare la sua offerta.

Eccomi. Abramo rispose eccomi. Così come il patriarca Giuseppe. Mosè pronuncio questa parola, come Samuele o Isaia che disse: eccomi, manda me! (Is 6,8) E’ il segnale dell’accettazione della chiamata divina: vuoi fare – essere questo? Si, lo voglio: ci sto. Avvenga quello che tu hai detto. E’ la disponibilità all’atto creativo. Come la ruach di Dio aleggiava sulle acque (covava) e la sua Parola incarna l’essere, avvenga ora tutto questo.

Maria si descrive come la serva del Signore. E’ necessario sapere che dire “serva/o del Signore”, di solito al maschile solo qui lo troviamo al femminile, era un titolo onorifico, chiamare una persona servo del Signore era come dire ministro (che vuol dire servo, ma che quando chiamiamo una persona così non intendiamo, ad esempio, che è la serva della scuola, ma la ministra dell’Istruzione) è un ruolo importante. Dio ha scelto quella persona che accettando diventa un suo ministro. Maria accetta, sono la “serva del Signore” da adesso in poi avvenga quello che hai detto. Andiamo: che la vita abbia inizio.

Marco Gaetano