Maria di Nazareth (4)

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Grazie all’aiuto dello Spirito Santo l’evangelista Luca compone la narrazione dell’annunciazione dell’angelo a Maria, ma il testo resta totalmente umano, nelle sue regole linguistiche, semantiche, concettuali, simboliche. Di conseguenza permane uno iato tra il vissuto di quella ragazza ebrea di terra palestinese e il raccontato, il narrato, lo scritto evangelico. Questa distanza non è colmabile. La tentazione è forte e spinge o nella direzione di colmare le lacune, di arricchire il testo, di immaginare l’accaduto oppure di rarefarlo in immagine di altro. Cosa accadde? E’ corretto limitarci al “nulla è impossibile a Dio”? Semplificare non sembra una buona soluzione, specie nel nostro mondo materiale e tecnologico. Cosa ci offre di valido per le nostre esistenze la narrazione dell’Annunciazione a Maria?  Il testo lucano si offre, come molti sostengono, dentro la tradizione narrativa di matrice giudeo cristiana, ellenistica, ma fortemente legata agli ambienti originari ebraici dove l’idea di un rapporto privilegiato tra l’eletto, pensiamo ai profeti, e Dio ha origine sin dal grembo materno: ad esempio nella tradizione di Isaia al capitolo quarantanove. E dunque cosa accadde in quell’annuncio? Che esperienza di vita fece Maria, cosa la riempì e cosa le attivò la sua capacità di generare la vita? Dio è la fonte di ciò che è visibile, con le sue regole, e di ciò che è invisibile, con le sue dinamiche. Dio è il richiamo alla pienezza di vita che coincide con la pienezza di amore che a sua volta genera vita. Non ne facciamo anche noi esperienza ogni qualvolta vogliamo bene intensamente, senza ostacoli, senza paure, senza tornaconti? Non facciamo esperienza che quei gesti puri, pieni, trabordanti generano vita, speranza, gioia, pace, armonia?

Tutto questo ebbe un primo vertice nell’esperienza tramandataci nei Vangeli che fu l’incarnazione. Il Dio, amore-fonte di vita, vita stessa, pienezza, soffia totalmente la sua ineffabilità e arricchisce l’umano, nelle sue regole, fino alla generazione di vita vera. A tutti viene offerta la stessa possibilità, nelle nostre pienezze, di una presenza che in quella “pienezza del tempo”, dicevamo in un precedente articolo, ebbe un vertice di vita generante: «Kaire kekaritomene, o Kurios meta sou» Ciao piena, colma della grazia, il Signore è con te. Tutti i giorni, a tutte le persone, al creato stesso nella sua totalità viene offerta questa parola: Kaire! Kekaritomene! Piena di grazia, di spirito, di amore. Il Signore è con te. E’ ora e sempre con te, il Dio biblico si manifesta come il presente, il “con te”: l’Emmanuele.

Marco Gaetano