Nella narrazione evangelica secondo Marco, poche sono le presenze della Madre di Gesù, e in queste ella non svolge un ruolo da protagonista. Nel primo episodio Maria, assieme al resto del clan famigliare, va a chiamare Gesù che sta svolgendo la sua attività di predicazione generando sorpresa ed imbarazzo nella folla di ascoltatori. La citazione ulteriore della Madonna è solo in riferimento a Gesù, ovvero la gente, sempre sconvolta dall’autorità di questo rabbi – profeta, ricorda la sua origine: “sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli…”. In entrambi i casi Maria è vista come la madre di Gesù, ed è insieme al clan famigliare di origine di questo profeta. Null’altro viene detto e in nessun altro momento viene ricordata.
Che cosa possiamo recuperare da queste due pericopi per le nostre vite, per la nostra fede, per la catechesi, la trasmissione di ciò che anche noi abbiamo ricevuto?
L’evento del capitolo tre secondo Marco gioca sulla contrapposizione tra famiglia di origine e nuovi famigliari di Gesù. I primi lo sono di sangue, i secondi lo sono nell’ascolto e nell’adesione alla volontà di Dio. Chi compie la Parola di Dio è per Gesù una madre, una sorella, un fratello, una persona prossima. Chi ascolta e traduce la Parola si fa prossimo a Gesù.
E’ innegabile e superfluo sottolineare che i compaesani di Gesù hanno ragione al capitolo sesto a dire che egli è il figlio di Maria. E questo fatto ovvio si scontra, anzi crea inciampo, con l’autorità delle parole di Gesù, con la sua forza profetica, con la sua “potenza”. Chi gli ha dato tutto questo?
Ci possono venire di aiuto le parole di Paolo ai Galati che dice: “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. Gesù è dunque proprio quel figlio di Maria additato dai compaesani e, grazie a quella donna, noi siamo stati adottati come figli al pari del Figlio Unigenito. Il passaggio è di straordinaria capacità evocativa.
E dunque, se ascoltando e traducendo in vita la volontà di Dio, la pienezza spirituale dello stare al mondo, si diventa sorelle, fratelli e madri di Gesù. Quando la ragazza di Nazareth si rese disponibile totalmente alla pienezza di grazia, ella divenne sommamente madre, nel corpo e nella discepolanza, nel generare un uomo e nell’offrire alla vita la Vita.
Anche Maria ha poi camminato dietro Gesù, ha imparato il discernimento, ha fatto sua la fatica dello stare al mondo. Ma quella donna è il momento della pienezza del tempo. Guardare a Maria che cerca di imparare da Gesù e che ritraduce il si allo Spirito ogni giorno è il dono grande della capacità di farsi accoglienza allo Spirito tutti i giorni.
Marco Gaetano