Mandato ai catechisti

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Sta per riprendere nelle parrocchie, nei prossimi giorni, la catechesi ai bambini e ai ragazzi. Per questo, l’ufficio catechistico offre una traccia di celebrazione che ogni parroco con i catechisti potrà arricchire, modificare, personalizzare.
In questa, che è una vera e propria “missione”, i parroci e i sacerdoti trovano una preziosa collaborazione nei catechisti, ai quali è affidato il compito della catechesi attraverso un rito specifico, celebrato in ogni parrocchia: la “Consegna del Mandato”.
Non sarà inutile ricordare il doppio significato del termine “mandato”. In primo luogo, si intende il concreto invio in missione del catechista, con un incarico preciso ed impegnativo, in nome e per conto della Chiesa, la quale agisce in riferimento alla potestà del “Mandante”, cioè di Gesù, che scelse i discepoli da inviare: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16).
In secondo luogo, il termine fa riferimento al contenuto dell’invio, cioè il “Vangelo di Dio”, Gesù stesso. I catechisti, dunque, ricevono una “consegna” ufficiale, autorevole, distintiva, impegnativa, pubblica, al fine di vivere e annunciare Gesù. Essi non parlano in nome proprio o secondo un loro personale arbitrio, parlano ed insegnano in luogo di Gesù, e non si arrogano il diritto di cambiare il messaggio di Lui, perché sono consapevoli di dover trasmettere tale messaggio nella sua integrità, purezza e completezza.
La Chiesa, dunque, in nome di Gesù, sceglie ed invia i discepoli e sollecita incessantemente i suoi membri, in forza del sacerdozio battesimale ricevuto in dono, ad essere essi stessi, a loro volta, “annunciatori” della Parola. Ed è proprio compito della Chiesa preparare ed inviare tali annunciatori perché la Parola possa raggiungere tutto il mondo e produrre abbondanti frutti di salvezza.
È molto importante, inoltre, che la comunità incoraggi e sostenga l’opera dei catechisti, offrendo loro concreta collaborazione, ben sapendo che essi, con la famiglia, sono i primari promotori dell’educazione religiosa dei ragazzi.