Leggere la Bibbia

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Potrebbe quasi sembrare un ossimoro, perché se è vero, come è vero, che per molti la Bibbia è un “luogo” importante, è anche vero che leggerla non è per nulla semplice. Partiamo con il dire che la Bibbia non è un libro ma un insieme di libri; potremmo immaginarla come uno scaffale con molti libri al suo interno, collegati tra loro, ma differenti. Così leggere la Bibbia vuol dire scegliere un testo o un altro con generi letterari precisi.

Per le persone assidue alla celebrazione eucaristica la Bibbia è confezionata liturgicamente. Piccoli brani dal Vangelo guida, testi del Primo Patto, dell’Antico Testamento, collegabili al contenuto evangelico, e una lettura più o meno continua delle lettere per lo più paoline, ma anche brani dell’Apocalisse.

La Bibbia tuttavia resta un oggetto ostico. Tante parole vi sono contenute. Se pensiamo poi alle rapidità linguistiche di oggi che comunichiamo via whatsapp, o con brevi messaggi Instagram, con balletti su tik tok o con dispute non sempre elevate su facebook… quelle parole restano per gli studiosi.

Di solito selezioniamo. Vangeli si, libri storici meno, Numeri e Levitico assolutamente no, Salmi, dai abbastanza per pregare… ma non tutti, alcuni sono incomprensibili.

Esistono strumenti interessanti nel mondo comunicativo basato sul web. Applicazioni scaricabili con messaggi o brevi commenti, testi ascoltabili (veri e propri audio libri della Bibbia), siti web o commenti e letture (parziali) su youtube. Poi, ovviamente, esiste l’enorme mondo dei commenti e delle introduzioni alla Bibbia cartacei, testi agili per ragazzi, esegesi per studiosi, libri ortodossi e approcci fantasiosi. Insomma, la Bibbia è e resta un mondo complesso.

Perché leggere la Bibbia?
Chi scrive pensa da molto tempo che il testo dovrebbe essere introdotto nelle scuole per la sua conoscenza e il suo studio in quanto opera letteraria di importanza mondiale. Il primo libro stampato in Occidente e si stima che siano quasi quattro miliardi le copie della Bibbia vendute nel tempo nel mondo con una media di cento milioni all’anno. Non si può ignorare.

Sappiamo anche che la Bibbia, nella sua collezione di libri, si differenzia in base all’appartenenza religiosa. E questo complica maggiormente le cose. Partiamo dagli Ebrei, loro sono stati i custodi del Pentateuco, dei Profeti, e degli Scritti. Con la nascita del cristianesimo e le diatribe interne alcuni libri accettati dai cristiani, e appartenenti all’Antico Testamento non sono stati ritenuti “accoglibili” da parte ebraica.

Infine, ma solo per brevità, esiste la questione della traduzione dei testi. Ad esempio, nei primi secoli del cristianesimo i libri degli Ebrei vengono tradotti da un gruppo di studiosi, i cosiddetti Settanta, e riportati in greco diventando riferimento per la Chiesa, e tutt’oggi lo è per quella di tradizione ortodossa greca. La versione latina, che condizionerà l’Occidente, fu scritta da san Gerolamo nel V secolo e con il Concilio di Trento diventa riferimento fino al secolo appena trascorso. Qui gli studiosi si riavvicineranno ai testi ebraici (masoretici). Le questioni furono non solo di tipo ermeneutico ma anche dettate dalle posizioni tra la Chiesa di Roma e le Chiese evangeliche.

Questa introduzione può aver generato confusione e forse non interesse ma il suo intento era quello di far cogliere che la Bibbia non è un “mattone”, ma una pietra viva, anche complessa, combattuta, amata e contestata, ma una collezione unica di sapienza e di vita.

Marco Gaetano