Il Dio della porta accanto

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

«Gesù quando cominciò il suo ministero aveva circa trent’anni» così nel Vangelo secondo Luca in linea con la tradizione evangelica. Da sempre nei circoli cristiani e non solo la narrazione sul tempo che intercorre tra la nascita e l’attività pubblica di Gesù è stato oggetto di domande, curiosità, interessi e dietrologie. Ogni tanto all’orizzonte appaiono ipotesi e “rivelazioni” di qualche arcano episodio che i Vangeli canonici non hanno riportato. Basta andare a leggere gli antichi Vangeli apocrifi per trovarne già ampia traccia. I Vangeli dell’infanzia di Maria e di Gesù sono pieni di storie, episodi, racconti con intenti pedagogici e narrativi. Il Gesù che con la parola anima degli uccellini di argilla piuttosto che le dispute con il maestro che è decisamente più ignorante di lui e via dicendo.

Ma la narrazione sinottica e giovannea nasce in modo diverso e con finalità diverse. Al cuore c’è la drammatica e discriminante esperienza della passione, della morte e della resurrezione. La sconvolgente vicenda vissuta dalle persone che lo seguivano e stavano con lui dello scontro con l’umano potere religioso e politico, la morte ignobile e vergognosa, la tomba vuota e l’esperienza di lui come vivente. Pertanto i racconti della vita di Gesù che è corsa verso la passione, sgorgano da questa rilettura a posteriori di quegli aventi. Un ricordarsi che aveva detto, aveva fatto. Quel miracolo, quella parola, quella situazione. E tranne la tradizione lucana della quale abbiamo detto nel precedente articolo, i racconti delle parole e opere di Gesù iniziano con la sua manifestazione nella vita pubblica.

La domanda, la curiosità ma anche una sana attenzione di fede guarda comunque a quei primi trent’anni. Era conosciuto nel suo paese come il falegname, il figlio di Maria (dice il Vangelo di Marco), il figlio di Giuseppe, come si credeva (aggiunge il Vangelo secondo Luca). Delle molte ricerche sul tema, libri di teologi, esegesi, meditazioni spirituali, possiamo riprendere un piccolo insegnamento che può rasserenare le nostre giornate e comunicare Gesù con la pienezza di grazia donataci.

Liberiamoci dalla schiavitù del tempo. Inizia un nuovo avvento e tutto guarda alla nascita inaspettata. Ma prima di ritrovare Gesù protagonista della sua e nostra vita, come piace dire oggi, prima di trovare una storia su un social che lo riguarda passano trent’anni! In questi c’è l’assoluta e forse affaticata normalità. Nulla di eclatante. Avrà studiato, essendo la sua famiglia non povera, il padre aveva un buon lavoro, semplice ma riconosciuto dalla collettività, avrà imparato il mestiere in bottega, avrà lentamente percepito, fatta sua, la pienezza di Dio in lui. Avrà attraversato le fatiche del crescere che tutte le generazioni di giovani hanno avuto nel loro contesto, diverso da quello dei genitori (magari non come oggi), avrà affrontato le passioni dei cambiamenti ormonali, avrà iniziato a guardare il mondo con la sua sensibilità, a cogliere le ingiustizie, a pregare nella tradizione dei padri.

Un tempo talmente feriale, privo di eventi, che potremmo coglierlo quasi come inutile. Con tutto quello che si sarebbe potuto fare! E dire! E comunicare! Aveva circa trent’anni, quando iniziò ad insegnare, a guarire, a portare la pienezza del tempo. Il Gesù narrato nei Vangeli è il Gesù del feriale scorrere dei giorni per circa trent’anni. Senza acuti apparenti, senza proclami. In un gergo a noi usuale potremmo dire che fino a quel momento il Dio incarnato era veramente il Dio della porta accanto. Quello che incontri mentre vai a lavorare, nell’accompagnare i figli a scuola, nelle lunghe e assurde code del traffico impazzito. E’ nella donna che gestisce un negozio nei vicoli, o nel ragazzo che condivide una storia con i suoi amici. E’ il Dio affianco laddove non pensiamo che possa stare. Ma che per lunghi trent’anni ha vissuto veramente nel feriale e nell’anonimo. Senza ansie.

Marco Gaetano