Capitolo 1. La luce della famiglia

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La prima parte della Lettera Pastorale si intitola “La luce della famiglia”; sulla scia della “luce della fede” della prima Enciclica di Papa Francesco, il Cardinale  inizia  parlando appunto della “luce della famiglia”;  sì, la famiglia è luce quando si fonda sulla genuinità dell’amore, altrimenti è solo buio o luce che dura un attimo. Associare la famiglia all’immagine della luce è una grande verità: l’amore vero che la sostiene ha la stessa natura dell’amore di Dio. Solo nell’amore, che si respira nella famiglia, è possibile infatti fare esperienza della luce dell’amore di Dio, di Dio stesso e della bellezza della sua Chiesa, una grande famiglia sostenuta dall’amore devoto, gratuito, servizievole come è quello della famiglia. E come Dio e la Chiesa generano nell’amore, così la famiglia è grembo fecondo che genera la vera umanità e anche la fede. Dare ai ragazzi il messaggio della scelta non per l’oggi e per il piccolo, ma per sempre e per alti orizzonti, li rafforza rispetto alle scelte di basso profilo e di poco coraggio che la società oggi propone, e pone loro mete che esaltano la loro umanità. Educare a scelte definitive e alte è lo scopo di ogni educatore e quindi di ogni catechista, richiamare gli adulti alla dignità della loro scelta matrimoniale nella fedeltà e nella perseveranza equivale a far comprendere il vero valore della libertà della persona che si esalta nella tensione al per sempre che proietta in zone di valori che danno alto respiro. Tutto ciò comporta un altro risvolto educativo per le generazioni, giovanissime e meno, la scelta matrimoniale non è legata alla presenza di un sentimento dovuto alla infantile infatuazione di un momento, ma ad una maturità che va conquistata con”volontà e decisione”. Ecco la nuova prospettiva a cui educare, quella dell’amore non come pesante legame, ma come accoglienza di un dono che la persona riceve e come prospettiva del dono di se stesso che fa. Come realizzare un tipo così alto di amore? Senza nulla di sensazionale! Il sensazionalismo, che è tanto di moda oggi, deve essere scardinato dal buon catechista-educatore, in favore di una quotidianità semplice, ripetitiva e forse anche considerata monotona. Infatti segue, “l’elogio del quotidiano” che è bello rivalutare per farne assaporare la bellezza sia ai ragazzi, alla ricerca costante di novità inusitate, sia ai genitori che spesso avvertono il peso e la noia di gesti che di interessante non hanno più nulla. Dobbiamo avere le energie per correggere, per gustare il vero sapore fragrante della vita, buono come il pane appena sfornato. Il sapore e l’odore caldo e fragrante del pane appena fatto ci richiamano ad una logica del quotidiano che è necessario ritrovare e far ritrovare per apprezzare la vita così come scorre davanti a noi e in noi nella semplicità.
Importanti per interiorizzare meglio i contenuti del capitolo che è stato qua illustrato e per poterli presentare con una certa essenzialità se ci si sta rivolgendo ai genitori, sono le domande finali, utili anche in sede di verifica dopo un incontro. La prima di esse focalizza l’attenzione sulla bellezza di uno stile di vita non ripiegato su se stessi, ma attento a coloro che ci stanno attorno che vanno guardati con stupore per coglierne la bontà; la seconda ci riconduce alle tre caratteristiche essenziali per vivere bene la vita quotidiana: la pazienza, la fiducia, la fedeltà. Esse ci permettono di vivere  l’ordinario in modo straordinario, facendoci entusiasmare anche per ciò che può apparire pesante o monotono. In tutto questo c’è un altissimo patrimonio educativo, che va trasmesso alle famiglie o ai ragazzi, affinchè il catechismo sia veramente l’annuncio che si può vivere in modo veramente diverso alla luce della nostra fede.