Avvento 2023

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Che cosa è l’Avvento?

L’Avvento è un periodo che la Chiesa vive in preparazione al Natale. C’è solo questo? E “preparazione” in che senso? È solo il tempo in cui si predispongono addobbi e presepi? In cui si acquistano regali e si pensa al cenone?

L’Avvento innanzitutto non parla solo della nascita di Gesù. Anzi, fino al 16 Dicembre le preghiere della Chiesa raramente riguardano Betlemme. Parlano sempre della venuta di Gesù, ma della venuta finale.

“E di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti”. Lo ripetiamo nel Credo ogni Domenica. Gesù, il Risorto, verrà di nuovo, cioè nella sua carne, come è venuto 2000 anni fa. Non sarà più una “venuta” nella semplicità e nell’umiliazione ma nella gloria. E verrà a mettere fine alla storia. Questo per noi è qualcosa che un po’ abbiamo dimenticato. Invece per i primi cristiani era qualcosa di fondamentale.

Addirittura all’inizio pensavano che Gesù sarebbe tornato mentre alcuni di loro erano ancora in vita. E vivere sapendo che il Signore di lì a poco sta tornando, è tutta un’altra cosa: non solo perché provoca una tensione interiore e una spinta ad usare bene del poco tempo che si ha, ma anche perché suscita una grande gioia e speranza se la vita che si sta vivendo è “una valle di lacrime”. Il Signore sta arrivando per mettere fine alle ingiustizie, per soccorrere i piccoli, per farci entrare nel suo Regno.

Per noi del 2023 tutto ciò si è un po’ perso. Ecco a che cosa serve l’Avvento! A riaccendere questa speranza nel Signore che viene, che non ci abbandonerà. Speranza nel suo intervento, non solo alla “fine del mondo” ma anche nella nostra vita.

L’Avvento dunque è attesa dell’opera di Dio che vuole trasformare la nostra vita.

E il Natale cosa c’entra dunque con l’Avvento?

A Natale abbiamo avuto la dimostrazione che Dio mantiene le sue promesse e che Israele faceva bene a sperare. Natale è un fatto che ci dà sicurezza: il Signore è già venuto ma verrà ancora. Ha già operato ma opererà ancora. È venuto in mezzo a noi ma deve ancora venire totalmente.

A Natale il Figlio di Dio si è fatto uomo, Dio è entrato nella storia in modo speciale per portare ogni uomo a sé, a vivere la sua vita, a diventare suo figlio (“il Figlio di Dio si è fatto uomo perché l’uomo possa diventare figlio di Dio”). Il fatto del Natale dunque è un pegno, una promessa e un anticipo. Quello che è successo a Gesù potrà accadere anche a noi. Anche noi siamo figli di Dio, ma dobbiamo diventarlo sempre più: dobbiamo rinascere, ricostruire la nostra relazione con il Padre. L’Avvento è dunque l’attesa del giorno in cui saremo completamente con il Padre, saremo veramente figli.

Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 2Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. (1 Gv 3)

Quel giorno sarà la fine del mondo ma anche la fine della nostra vita e l’incontro definitivo con il Signore Gesù. Questo incontro però cominciamo a viverlo ogni giorno: tutto l’anno è fatto da tanti momenti, tanti tempi, in cui il Signore si fa vicino, ci viene incontro, ci unisce a sé e sempre di più cresciamo come figli.

A Natale Gesù non deve ancora nascere! Siamo noi, che facendo memoria della sua nascita, riceviamo la grazia di poter rinascere.

 

Come si colloca il cammino di Avvento all’interno dell’itinerario di catechesi?

Non si deve collocare come una interruzione. È vero che nella catechesi non c’è un “programma” da seguire ma è anche vero che non si può andare avanti “a caso”. Si tratta di un “itinerario” o “percorso”: ha dunque un punto di partenza e uno di arrivo, una struttura. Cerchiamo di non creare un percorso a settori. È importante seguire l’Anno Liturgico ma è anche importante costruire un percorso adatto alle età dei ragazzi e alla situazione delle famiglie.

Non dimentichiamoci che l’Anno Liturgico vive nella celebrazione della Messa e della liturgia. Fuori da essa l’Anno Liturgico ha poco senso di esistere. Non esiste “in natura” ma vive solo nelle celebrazioni della Chiesa. Il Natale è la memoria viva della nascita di Gesù nella liturgia del 25 dicembre; la Pasqua è la presenza speciale del mistero di morte e risurrezione di Gesù. Senza la partecipazione a queste celebrazioni ha poco senso camminare con l’Anno Liturgico: Natale non è il giorno in cui da qualche parte nasce Gesù o il suo compleanno; esso è invece il giorno in cui, nella celebrazione, la Chiesa è presente alla sua nascita e gode della grazia di quell’evento. Spesso si approntano grandi preparazioni e cammini per chi non vive il Natale cristiano non partecipando alle celebrazioni della Chiesa.

 

Capaci di realizzare una svolta!

Il rinnovamento della catechesi non significa fare le stesse cose con atteggiamento diverso. Ciò vale anche per ogni riforma nella Chiesa. Le cose che facciamo sono legate al modo e al senso con cui le facciamo. Se vogliamo migliorare i frutti dell’iniziazione dei ragazzi non solo dobbiamo avere idee diverse ma anche dobbiamo cambiare “strutture, orari, modi” (vd. Evangelii Gaudium). Questo vale anche per il cammino di Avvento. Troppe volte è stato un tempo in cui ci si è concentrati solo su aspetti che, seppur cari, tradizionali e che fanno molto piacere a genitori e nonni, tuttavia non erano un’occasione di reale catechesi. Non possiamo non porci la domanda se certi cammini di Avvento abbiano veramente aiutato i ragazzi a crescere nella fede in Gesù nostro Salvatore; chiederci se l’immagine di Gesù di certe forme di preparazione al Natale corrisponda al Gesù che deve essere la forza e il senso della vita.

Le espressioni della pietà popolare e delle tradizioni (presepi, canti natalizi, recite, calendari di Avvento, etc.) sono elementi importanti da non tagliare: ma possono essere rievangelizzati? Siamo sicuri che siano adatti ai ragazzi del nostro tempo? Non c’è proprio altro per presentare il grande mistero di Dio che si fa vicino, che prende una carne come la nostra, che ci salva tramite la carne e che ci viene incontro in modo umano?

Solo alcune riflessioni per ricordarci che ciò che va rivisto non è solo quello che non ci piace più: possono esserci cose molto graziose, che piacciono a tutti e che, però, non sono più adatte ai percorsi di iniziazione attuali.

 

Manifesti, chiesa e liturgia.

Tante volte si vogliono usare i segni del cammino di Avvento a fianco di quelli della liturgia domenicale. I manifesti che proponiamo non sono mai pensati per essere attaccati vicino all’altare ma piuttosto in una sala usata per la catechesi. Educare i ragazzi alla vita cristiana significa anche educarli alla liturgia. E la liturgia ha già i suoi segni. Se a volte questi segni non dicono niente dovremmo pensare a come migliorare la situazione e non usando la scorciatoia di inventarne di nuovi. Tutto ciò può essere una cosa scomoda e che non ci fa piacere, tuttavia anche questo è rinnovare la catechesi: fare cose che non si sono mai fatte; rendersi conto che cose che si sono sempre fatte o non vanno più bene o non costituivano la scelta migliore.

Per quanto riguarda la Messa, l’esperienza ci insegna che sforzarsi di renderla “per i bambini” con stimoli di ogni tipo – quasi a trasformarla in un’attività di catechesi – non ha prodotto quasi nessun frutto. Iniziare i ragazzi alla Messa non significa avvicinare la Messa a loro ma il contrario: accompagnarli, anche gradualmente, a vivere una “cosa da grandi”; aiutarli a vivere (non capire) i segni della liturgia; fare in modo che le celebrazioni in cui sono immersi, siano di qualità quanto a coinvolgimento, musica, partecipazione.

Abbiamo anche mandato in stampa 150 copie del manifesto in formato 100×70 che saranno disponibili in Curia all’Ufficio Catechesi dal 20 novembre con una piccola offerta di 2€ consigliamo di prenotarlo tramite mail. 

L’ufficio è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e il giovedì anche dalle 14.30 alle 17.