Suscita stupore il cosmo che ci ospita; un tempo ormai lontano ci contarono: sette miliardi, uno più uno meno.
Teilhard De Chardin con profonda intuizione lo definì ambiente divino (milieu divin). Una divina sorgente continua ad accendere nel cuore delluomo e della donna la voglia di mettere su casa: voglia così santa, così grande, così profonda, da parlare di vocazione, che ha radici sulla terra, per germogliare in cielo. L’evangelista Matteo apre una prospettiva nuova: il superamento del possesso, per aprirsi al dono, non più solo come scoperta di una esigenza naturale dell’amore, ma trovando in Gesù un significato nuovo, una nota specifica, un sacramento. In Gesù la sua efficacia e la sua novità, soprattutto la sua origine: essere modellati a sua immagine, attingendo da Lui uno Spirito nuovo. Alle nozze di Cana si fa risalire il prorompere di questa novità nella esperienza coniugale. La presenza di Gesù è determinante, perché la storia di questi sposi prenda un corso nuovo, si trasformi in festa, sia gustata come salvezza, sia condivisa come evento. Familiare ed esemplare
la presenza di Maria. Immagine della Chiesa Regina e Sposa, ad un tempo umile e alta più che creatura (Dante).
Se il racconto biblico della creazione potesse lasciarci con l’amaro in bocca per l’esperienza del peccato, col suo sapore di terra proprio di Adam; sgomenti dal rammarico di Dio per il cattivo uso della libertà dell’uomo, uscito dalle sue mani ad immagine e somiglianza sua, subito l’arcobaleno a sancire una nuova alleanza tra cielo e terra. Nella pienezza dei tempi, dopo la lunga attesa che ha valso all’uomo la maturazione del desiderio e della necessità di una liberazione, la nascita di Gesù, nuovo Adam, ha voluto essere nuova opportunità.
La natura non avrebbe più dovuto combattere da sola, appesantita dalle scelte compromesse dalla fragile volontà del primo Adam e della sua discendenza. Il Figlio di Dio, condividendo con noi la natura umana, ha dato a noi l’opportunità di condividere con Lui la natura divina: un tempo di grazia capace di cambiare il corso della umanità, il corso della storia. Il dono dello Spirito caratterizza la nuova vocazione, il nuovo popolo, non più fatto solo di terra, bensì rinato da acqua e Spirito. Un nuovo segno efficace, capace di operare tutto questo: il Sacramento del Battesimo.
Che dire dunque?
…Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l’invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! (Rm 10, 6-15)
E’ talmente esaltante la nuova condizione dell’uomo, da benedire anche i piedi di chi si pone al servizio di questa bella notizia.
Una parola nuova, efficace, affidata ad un popolo nuovo, per un amore più grande, aperto all’altro, non più nemico. Per una avventura nuova: non solo fatti per amare, bensì e ancor prima perché amati e fatti per essere amati. Le lacrime asciugate da ogni volto rimandano al volto nuovo di Dio, che in Gesù rivela la sua essenza più profonda: la tenerezza e la misericordia, a loro volta virtù portanti dell’amore coniugale, chiamato a superare l’istinto e il possesso, per aprirsi alla Grazia e al dono.
Altro testo:
La Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché la promessa venisse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo. Ma prima che venisse la fede noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco, non c’è schiavo né libero, non c’è maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discepoli di Abramo, eredi secondo la promessa (Gal 3, 22-29 ).