ADORAZIONE PER LA SETTIMANA SANTA

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Sul Vangelo di Giovanni (12, 20-33) è incentrato tutto il sussidio di adorazione per la Settimana Santa, che è stato preparato dall’Ufficio Catechistico Diocesano e proposto alle comunità parrocchiali per animare la preghiera del Venerdì Santo.
Può essere usato in toto, oppure può ispirare momenti comunitari di tutto il catechismo davanti all’altare della Reposizione. In esso si insiste molto su momenti di silenzio che punteggiano qua e là la preghiera e inizia con il silenzio adorante davanti al Tabernacolo. Abituare i bambini al silenzio è molto importante per la loro crescita spirituale, il mettersi in ginocchio, il guardare il Tabernacolo, lo stare un po’ con Gesù a parlare, approfondisce la relazione e favorisce l’ascolto che parte proprio dalla confidenza che si stabilisce fra Lui e i bambini.
Il canto “Te al centro del mio cuore” ci introduce nel clima dell’adorazione e predispone a comprendere il nucleo centrale della riflessione “Gesù, chicco di grano, che muore per portare frutto”: è il modello di vita del discepolo che deve impostare la propria vita su Gesù e divenire così chicco che produce molto frutto solo se cade a terra e marcisce. Nella preghiera che segue alla lettura del brano di Giovanni, il discepolo chiede di diventare “seme che dà la vita” quando si apre all’amore di Dio e quindi ai fratelli. Solo così le nostre negatività (egoismo, gelosia, rabbia, pigrizia) possono trasformarsi in positività , in frutti di amore, amicizia, altruismo, pace. Ecco che allora il cuore si apre nella preghiera, perché possa essere capace di amare come Gesù. Solo così potremo fare Pasqua.
Il gesto proposto nell’avviarsi alla conclusione vede i bambini portare davanti al Tabernacolo il proprio cuore, rappresentato da un foglietto a forma di cuore, su cui è scritto il nome di ciascuno come segno del dono di sé, deposto in un cestino ai piedi di Gesù Eucaristia. Un canto e una preghiera corale di Giovanni Paolo II° accompagna il clima di riflessione e di silenzio che si è venuto a creare, e che è bello conservare anche nell’uscita.
 
Maria Galizia Sanna