Capitolo 2. Dio è amore

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Noi catechisti nel rivolgerci ai ragazzi o ai genitori spesso parliamo dell’amore come l’essenza stessa della nostra fede, ci impegniamo a far capire loro quanto sono grandi le opere fatte per amore, anche quelle più consuete e quotidiane, perché non provengono dal valore umano e pur lodevole della filantropia, ma si collocano oltre, poiché provengono direttamente da Dio, in quanto Dio stesso è amore, e a chi crede in Lui dona la  sua capacita di amare oltre ogni confine. È importante ripeterlo, l’agire del cristiano travalica ogni orizzonte puramente umano, per proiettare ogni atto d’amore nell’orizzonte del divino e dell’eterno, poiché l’amore che ci anima e ci riempie deriva direttamente da Dio, anzi è Dio stesso che opera, attraverso noi, nell’oggi della storia. È un messaggio di alto valore, di quelli che ci fanno mettere le ali e ci proiettano nel cammino di santità che è il fine ultimo della nostra fede, fine a cui, senza mezzi termini, è importante educare i ragazzi.  Il capitoletto si sviluppa con essenzialità in un crescendo di messaggi che partono dalla creazione, avvenuta per mano di Dio e frutto del suo amore per la forza generativa che è insita nell’amore stesso, che deve uscire da sé, deve donarsi, deve trabordare dai confini per generare vita, perché esso stesso è vita : quale messaggio più forte da dare ai ragazzi e agli adulti? In quale altro modo potremmo annunciare al meglio la bellezza dell’amore, che non è sentimento sdolcinato, ma una forza che riempie e che ci permettere di raggiungere alte vette e spazi infiniti, pur restando nel quotidiano della nostra vita e della nostra storia?  Dunque, sottolinea il Cardinale, “ l’amore è realtà seria e impegnativa” e il non fare esperienza del fatto che siamo stati creati dall’amore di Dio e che siamo dunque  “fatti per amare” toglie all’uomo senso e direzione e lo riduce ad “albero secco, deserto arido e senz’acqua”. Sono parole di grande forza evocativa che formano bene nel cuore e nella mente dei giovani l’immagine dell’uomo senza Dio o lontano da Lui, che allora è bene guardarsi da impersonare. Il passo oltre del capitolo ci aiuta ad inoltraci, con grande umiltà e stupore nella natura stessa di Dio “che ci insegna cosa è l’amore” e Chi è Dio”; il mistero centrale della nostra fede ci comunica un’informazione unica sul nostro Dio e che lo rende unico rispetto alle divinità delle altre religioni: il Dio Trinità, comunione d’amore, fedele e fecondo ci fa dire che “Dio è famiglia: Padre- Figlio-Spirito Santo”, famiglia in cui circola l’amore vero che la rende feconda nell’Incarnazione del Figlio Gesù, come atto proprio dell’amore, che è tale se esce da sé, per venire incontro all’altro, come Cristo verso l’umanità. Questo permette al catechista che annuncia di proseguire nel suo percorso di vera e propria educazione all’amore, mostrato da vivere non come sentimento egoistico, ma continuo e generoso “esodo” per andare incontro a chi si ama, uscendo da se stessi: questo movimento non condiziona o taglia la propria libertà, anzi la esalta in un cammino di liberta prima di tutto da se stessi, dalle proprie inevitabili chiusure per raggiungere la piena libertà dell’ io capace di uscita per esaltarsi nel dono pieno e totale: è il miracolo dell’amore vero pienamente vissuto. A questo dobbiamo educare, perché un amore così è il fondamento di ogni rapporto e di ogni famiglia. E poi, nel proseguo, il Cardinale fa ancora un ulteriore passo con il quale ci conduce per mano in una riflessione sempre più profonda : il volto dell’amore-dono prende vita in tre lineamenti :1) “il per sempre” del modo con cui Dio ci ama, questa fedeltà eterna che riluce dalle pagine della Scrittura e che sarebbe opportuno far risaltare nella conoscenza dei ragazzi, così abituati al senso del provvisorio del nostro tempo spaventato dal “per sempre”, per renderli capaci di scelte fatte “per sempre” che è la base essenziale di qualsiasi scelta vocazionale per la vita. 2) “La fecondità” dell’amore di Dio educa alla fecondità come carattere centrale della coppia e di ogni famiglia, feconda nel generare vita e biologica e educativa; ma nella catechesi si può anche andare oltre per sottolineare la fecondità di ogni stato di vita che si possa scegliere, che deve sempre generare vita attorno a sé per arricchire il mondo. 3) “La gelosia di Dio” che si riflette nell’”unicità sponsale di un solo uomo e una sola donna”; il messaggio educativo che proviene da ciò è di vitale importanza per mettere le fondamenta di quanto le nuove generazioni dovranno costruire nel tempo della loro vita, sia nella direzione della famiglia, sia nella direzione di altre scelte che ugualmente devono essere perseguite nella loro unicità e non con l’atteggiamento, oggi tanto comune, del “turista” che vive la scelta un pò dal di fuori, pronto a ripartire per altre scelte nuove che magari affascinano momentaneamente di più. Questi tre caratteri del volto di Dio sono i caratteri intrinseci della famiglia come Dio l’ha pensata: Egli affida all’uomo il compito di realizzare questo suo pensiero e sogno ma gli regala una forza speciale perché possa trasformarsi in realtà vissuta : il Sacramento del Matrimonio.
Le domande alla fine del capitolo possono essere sfruttate dal catechista per favorire la riflessione e per fare il punto sulla direzione da dare alla vita: ciò è di grande utilità nei ragazzi preadolescenti che spesso vivono alla superficie della vita: educati da una guida attenta e sicura possono fare notevoli passi in avanti per costruirsi un’esistenza pensata e vissuta alla luce di Cristo Gesù.