Iniziazione cristiana: è urgente un ripensamento dei cammini tradizionali

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Nel comunicato finale del Consiglio permanente i Vescovi si sono espressi per un ulteriore ripensamento della catechesi.

 Sono ormai molti anni che si sta parlando di rinnovamento della catechesi e che così non solo non si può ma anche non si deve continuare . Sotto gli occhi di tutti sta la sproporzione tra le energie spese per l’iniziazione dei ragazzi e la realtà delle nostre comunità pressochè svuotate dalla presenza del mondo adulto e di ragazzi cresimati. Ci sono nella nostra diocesi tanti tentativi, tante esperienze molto belle di preti e catechisti che continuano ad offrire momenti forti di vita cristiana: campi estivi, ritiri, momenti con le famiglie, giornate comunitarie, cammini spirituali. Le esperienze sono molteplici e sarebbe davvero utile e meraviglioso trovare una occasione per condividerle, per imparare gli uni dagli altri, per confrontarsi non solo su ciò che non va ma soprattutto su ciò che invece si muove, germoglia.

Germogli ce ne sono ma per questo non possiamo accontentarci di quelle poche piantine che crescono nel nostro terreno: la messe è davvero molta ed è nostra responsabilità pensare a modalità attraverso le quali ogni persona possa incontrare Gesù.

“Incontrare Gesù” è proprio il titolo di un documento che i Vescovi, nel 2013, avevano consegnato alla Chiesa italiana. In esso vi erano chiare linee importanti sull’annuncio del vangelo a ragazzi e adulti. È un testo attuale, vivo e forse da recuperare.  In esso i Vescovi ci ricordavano che in molte diocesi si sono sperimentati itinerari ad ispirazione catecumenale che potevano diventare ormai patrimonio di tutti; non si trattava più di verificare se fosse una proposta buona o cattiva perché questo era già stato fatto, verificato e approvato. L’ispirazione catecumenale è la catechesi che esce fuori dalla classe di dottrina con una maestra, un libro e preghiere da imparare a memoria o nozioni su cui essere interrogati. L’ispirazione catecumenale è il ruolo della comunità, della Parola di Dio, del coinvolgimento delle famiglie etc Si tratta in fondo di passare dal conoscere i concetti della fede all’esperienza della fede. Visto che, per la maggior parte dei casi, non si vive più la fede a casa e negli ambienti di vita, dunque, la parrocchia, l’intero itinerario per l’iniziazione cristiana deve, prima di ogni altra cosa, far “provare” la preghiera, la carità, la Messa, la fraternità, l’ascolto della Parola etc. Da queste esperienze di cristianesimo elementare potranno nascere domande, riflessioni, confronti.

In questi anni, con i collaboratori dell’Ufficio Catechistico abbiamo cercato di condividere queste linee della Chiesa italiana e di ascoltare esperienze di parrocchie e vicariati.  Molti si sono messi in gioco proprio perché ci si è resi conto che la modalità di sempre non regge più e non fa crescere le nostre comunità. Ormai tutta la Chiesa sta virando da un’attenzione esclusiva ai bambini e ai ragazzi ad uno sguardo più attento al mondo degli adulti: senza l’annuncio agli adulti anche l’iniziazione dei ragazzi rimane sterile.

Dai bambini agli adulti, dalla conoscenza sistematica del catechismo all’esperienza delle forme di vita cristiana: è un cambiamento notevole. Non è facile procedere su questa strada e vi assicuro che, anche per me, è una grande sfida. Per questo ci mettiamo in ascolto dell’ufficio catechistico nazionale e dell’esperienza di altre diocesi e catecheti.

In questo anno abbiamo preparato alcune linee e orientamenti generali per la nostra diocesi. Ci stiamo lavorando con i catechisti e alcuni sacerdoti. Per essere sicuri di rimanere sulla scia della Chiesa italiana ci stiamo facendo aiutare da Fabrizio Carletti che è nell’equipe nazionale per la revisione dell’iniziazione cristiana. Lo avevamo già conosciuto tre anni fa. Il suo sguardo e i suoi suggerimenti ci sembrano una bella garanzia per non andare soli per una nostra strada e per essere sul sentiero delle altre chiese.

Questo passaggio è importante perché dobbiamo avviare una più incisiva sperimentazione nelle nostre comunità. Intendiamoci bene: non si tratta di sperimentare per provare se questo orientamento vada bene oppure no; i Vescovi si sono già espressi, la strada l’hanno già tracciata nel 2013. Si tratta però di provare nel nostro contesto ciò che rimane a grandi linee, di vedere nel concreto come muoverci, da dove cominciare, quali passi fare e con che ordine.

In questi anni abbiamo un po’ smosso il terreno ma il cambiamento non consiste nel fare qualche aggiustamento: se si cambia modello di iniziazione non basta inserire qualche incontro in più con i genitori o fare qualche incontro con i ragazzi in modo più simpatico e ludico.

Abbiamo cominciato a remare e forse ci siamo già staccati dalla riva. Ora si tratta di prendere il largo verso rotte non del tutto conosciute, dirigendoci dove ci sono tante famiglie e ragazzi che vogliamo veramente coinvolgere nelle nostre comunità perché possano incontrare Gesù e cambiare vita.

A fianco di sussidi, eventi e altre cose che possiamo organizzare come Ufficio Catechistico questa è la sfida più importante per cui ci sembra valga la pena dedicare energie e tempo.  L’iniziazione cristiana dei ragazzi e delle loro famiglie è ciò che sta alla radice di ogni nostra attività dalla carità alla pastorale familiare, dalle attività con i giovani al significato delle nostre parrocchie, dalla vocazione al ministero ordinato alla testimonianza cristiana nel mondo.

 

don Matteo Firpo