Maria di Nazareth: ipotesi di conclusione

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Avendo la possibilità di rileggere i diversi articoli (18 in tutto) che da ottobre fino ad oggi hanno trovato spazio nella pagina dell’Ufficio Catechistico, nella rubrica dell’Apostolato Biblico, emergono chiaramente i limiti di questo contributo. La riflessione biblica e poi teologica e quindi magisteriale che riguardano Maria di Nazareth chiederebbero ampi spazi e molte parole. Magari qualche lettrice o lettore hanno tratto spunto da queste poche righe per cercare e trovare testi di approfondimento. Alcuni dati riassuntivi possono aiutare a concludere l’itinerario.

I testi biblici sono parchi di parole e riferimenti a Maria, poco avvezzi a sottolineare particolari doti della mamma di Gesù, di lei si coglie certamente la presenza nel cammino magisteriale e pellegrinante del figlio. Con l’opera lucana il primo vero approfondimento. Basti fermarsi alle parole del Magnificat, collage teologico – scritturistico dell’autore che già denota una profonda affezione a Maria da parte delle nascenti comunità. La riflessione giovannea e il tema della donna nel contesto di Apocalisse sono testimoni di un itinerario spirituale e devozionale in netto progresso.

Il terzo e il quarto secolo sono il tempo dei Concili, delle eresie, delle diverse scelte teologiche fino alla definizione del Credo, della natura umana e divina del Figlio, della Trinità e via dicendo. Abbiamo osservato come anche la figura di Maria riceva una profonda attenzione figlia di una ormai consolidata prassi orazionale, il sub tuum praesidium ne dà testimonianza. Da qui le grandi questioni che vedono in Maria la Madre della Chiesa e la prima tra i discepoli e le seguaci di Cristo, ella è riferimento e mediazione, donna magnifica e bellissima, aiuto come colei che sta affianco, perché essa stessa ha camminato dietro a Gesù nelle fatiche, nel dolore, nel pianto: così abbiamo in Oriente il canto dell’Akathistos e in occidente l’Ave Regina caelorum.

Maria è sempre più la donna dell’intercessione, la più prossima a Dio, per la sua pienezza di grazia per il suo adombramento dello Spirito, per la sua maternità. Nelle diverse realtà cristiane si guarda a lei con speranza, perché possa ella stessa pregare per noi (intercedere, chiedere, accompagnare) nell’oggi e nel momento della morte (così l’Ave Maria).

Certamente, guardando a ritroso la sintesi di questo cammino, stupisce l’enorme riflessione intorno a Maria rispetto ai dati biblici. Questo fatto ha generato anche critiche, proposte e riletture sociologiche sulla necessità di una figura materna all’interno della tradizione cristiana, sui culti antichi alle dee della fecondità e via dicendo. Così come l’elemento delle apparizioni mariane. Tantissime nella storia della Chiesa, molto poche quelle riconosciute, le più generatrici di luoghi di culto e di preghiera. Qui sarebbe necessario aprire un delicato ambito di tematizzazione, consapevole delle differenti sensibilità. Un solo pensiero, limitato, è posto a conclusione di questo cammino: Maria ha dato alla luce Gesù, ne è stata madre e discepola, ha certamente generato un cammino di libertà e di amore che ha coinvolto e sostenuto le persone che stavano con lei, amici di Gesù, suoi seguaci, suoi apostoli. Questo è stato il frutto. Un frutto di salvezza. Chiunque trova in lei motivo di aiuto e di conforto è invitato a viverlo con lo stesso spirito di libertà e di amore. E’ lo Spirito che soffia e soffia come e dove lo desidera. In noi, spesso, e inaspettatamente.

Marco Gaetano