Il dono prezioso

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Nell’iconografico Vangelo secondo Giovanni, i primi capitoli sono un susseguirsi di quadri  affascinanti. Dipinti pieni di colori, prospettive, possibilità di lettura e di rilettura. Ore di contemplazione sgorgano da quei testi così noti. La solenne introduzione con la chiamata di alcune persone a vivere insieme a lui, il matrimonio a Cana di Galilea con la presenza di Maria, la madre, la figura di Nicodèmo, lo Spirito santo e la rinascita, ed infine la donna di Samaria. Poi il cammino del testo si sviluppa attraverso sezioni e modalità diverse. Nel brano che vede Gesù protagonista del dialogo con la donna di Samaria, la ricchezza di immagini e di livelli interpretativi è di notevole entità. I giochi semantici, i rimandi a criteri ermeneutici, le allusioni, i riferimenti culturali e via dicendo. Uno di questi giochi narrativi riguarda il bisogno primario dell’acqua. Gesù è seduto al pozzo. La donna arriva per attingere l’acqua, lei ha una brocca mentre Gesù no, quindi è lei in vantaggio. Gesù le chiede infatti di dargli da bere. La donna non è una sprovveduta e forse, con un po’ di ironia o sarcasmo evidenzia che un Giudeo (i fedeli a Dio), quando ha un bisogno basilare come il bere, non si fa scrupoli a chiedere ad una donna di Samaria (infedeli). Gesù inizia un dialogo che sposterà il bisogno dal bere l’acqua fino alla venuta del Messia, manifestandosi come tale. Se tu sapessi chi sono io mi chiederesti tu dell’acqua, è la provocazione di Gesù. Potremmo pensare al classico: “lei non sa chi sono io!” Ed infatti la samaritana gli fa notare che lei ha una brocca mentre lui non è fornito per attingere al pozzo. Il dialogo nel suo sviluppo sposta il livello del bisogno: se bevi al pozzo poi la sete ti torna, presto o tardi, se bevi l’acqua del pozzo che è Gesù non avrei più sete. Il gioco dell’immagine del pozzo porta la donna a ricordare Abramo, ad ipotizzare in Gesù la dimensione profetica e ad accettare, come domanda, che Gesù possa essere il Messia atteso. Di fronte al Messia, di fronte alla Parola di Dio che si realizza, la donna non ha più sete e quindi: «la donna lasciò la brocca e andò in città…».

Vorrei che questa immagine, rappresentata anche dal logo qui riportato, possa essere l’augurio per il nostro cammino quaresimale. Arriviamo con i nostri giusti bisogni quotidiani, con un cuore gonfio di domande, speranze, preoccupazioni, ansie. Viviamo vicende nuove e antiche, individuali e collettive e ci muoviamo ai nostri pozzi per attingere a ciò di cui abbiamo bisogno. Possiamo incontrare il Messia? A Dio il modo di sussurrarci la sua presenza ma, nella nostra bimillenaria tradizione di fede, abbiamo alcuni strumenti e alcune strade privilegiate per l’incontro. Una di queste è la Parola, scritta e tramandata, alla quale attingere per trovare un’acqua che ci permetta di lasciare la brocca e aprirci alla pienezza della fonte di Dio.

Marco Gaetano