Tornare come bambini, per camminare verso la grotta di Betlemme e poter così incontrare Dio che si è fatto lui bambino per parlare ai cuori dei piccoli, dei poveri, degli umili, e dei grandi, dei colti e degli intelligenti, se sapranno ritrovare la semplicità e la purezza della fede, e lo stupore davanti al mistero, quello stupore che è dei puri di cuori, dei miti, dei poveri in spirito così vicini al regno dei cieli.
Come al solito anche per questo S. Natale 2010 il nostro Cardinale Arcivescovo scrive ai bambini del catechismo, ma con lo sguardo aperto e rivolto anche agli adulti, genitori e catechisti, e al tema che, da ora e per i prossimi dieci anni, richiamerà l’attenzione costante di ogni persona, delle comunità parrocchiali, di ogni educatore, nel senso più vasto del termine, di ogni uomo o donna di buona volontà e sensibile alle problematiche dell’oggi. Il Cardinale parte dal Vangelo di Matteo, il cui versetto 18,3, dà il titolo a questa lettera: “se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”La sua lettera vera e propria si articola in due parti: la prima commenta tale versetto evangelico ed esorta a quella conversione necessaria per incontrare veramente Chi, da grande ed onnipotente, si è fatto piccolo e fragile, nel grembo della Vergine Maria, per mostrarci la via verso Betlemme, verso la Grotta dell’incontro, ma soprattutto verso la santità che richiede una fede come quella dei piccoli, fiduciosa, forte, feconda “che apre la strada alla speranza”.
Non è certo una conversione facile, ma i bambini possono aiutarla nell’adulto, con la loro semplicità di cuore e di pensiero, pertanto affida ad essi un compito: quest’anno non saranno i “grandi” a raccontare loro la storia di Natale, ma essi stessi; e allora racconta una bella e significativa storia di Natale, con finale aperto…ciascuno troverà il suo, assieme a papà e mamma, a cui sarà proposto questo racconto, lasciando a loro percepire il suo senso profondo. E così si dipana la storia ambientata in una giornata di frenetica confusione alla vigilia delle feste di Natale, quando luci, folla, vetrine sfolgoranti disegnano un mondo fantastico dove non c’è posto per la povertà, l’emarginazione, la solitudine, la sofferenza, poiché tutto è sacrificato al consumismo sfrenato che ottenebra menti e cuori e li rende sordi alle richieste degli ultimi.
I disegni colorati e qualche fumetto rendono vivace e piacevole il racconto: ecco allora il baffuto e indaffarato protagonista, la mamma povera, con il suo bimbo in braccio, con in dosso un abito azzurro che richiama quello di…Maria, una mamma con gli occhi stupiti e spalancati su un mondo che non la vede neppure e non sente la sua richiesta; e poi un bimbo con mamma elegantemente vestita: a questo cuore semplice ed attento non sfuggono” i piccoli”, anzi vengono identificati con i più grandi personaggi che mai la storia abbia conosciuto,” Gesù Bambino e la Madonnina”. Il cuore del bambino è già a Betlemme e quello del signore distratto, come per un miracolo che solo il Natale può fare, ritrova, nel sogno o solo nel ricordo, lo stupore dei suoi Natali da bambino, sobri, profumati dei dolci fatti dalla mamma, delle luci non delle vetrine, ma della chiesa durante la Messa di Mezzanotte, quando, vestito da chierichetto, perdeva i propri occhi in quelli delle statue dei santi.
Come finisce la storia che il Cardinale racconta? Lascia a ciascuno il finale, cercato, deciso assieme in famiglia, dopo aver ascoltato la storia. Il signore distratto, tornato bambino, si convertirà? Che ne sarà della mamma e del bambino poveri? Saranno inghiottiti dalla folla? Oppure qualcuno li ascolterà?
Il Cardinale fa dunque una esortazione per educare gli adulti alla “vita buona del Vangelo”, passa ai bambini parecchi valori importanti per la loro educazione, fa di essi educatori indiretti degli adulti tramite il racconto della storia e infine assieme, bambini ed adulti, si educano a vicenda nel cercare il finale della storia.
Terminata la storia, l’Arcivescovo riprende la sua lettera esortandoci a costruire”giorno dopo giorno la nostra casa, il nostro cuore, per accogliere Gesù”, usando le pietre della” preghiera”, della” carità” che” si manifesta nel servizio, nella solidarietà, nel perdono, nell’aiuto vicendevole”. Allora in questa casa potrà “venire alla luce” Gesù, che già con il Battesimo, egli ci ricorda, è nel cuore di ciascuno; si tratta di portarlo ora alla luce e, piano, piano, farlo crescere in noi e fuori di noi.
Come al solito anche per questo S. Natale 2010 il nostro Cardinale Arcivescovo scrive ai bambini del catechismo, ma con lo sguardo aperto e rivolto anche agli adulti, genitori e catechisti, e al tema che, da ora e per i prossimi dieci anni, richiamerà l’attenzione costante di ogni persona, delle comunità parrocchiali, di ogni educatore, nel senso più vasto del termine, di ogni uomo o donna di buona volontà e sensibile alle problematiche dell’oggi. Il Cardinale parte dal Vangelo di Matteo, il cui versetto 18,3, dà il titolo a questa lettera: “se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”La sua lettera vera e propria si articola in due parti: la prima commenta tale versetto evangelico ed esorta a quella conversione necessaria per incontrare veramente Chi, da grande ed onnipotente, si è fatto piccolo e fragile, nel grembo della Vergine Maria, per mostrarci la via verso Betlemme, verso la Grotta dell’incontro, ma soprattutto verso la santità che richiede una fede come quella dei piccoli, fiduciosa, forte, feconda “che apre la strada alla speranza”.
Non è certo una conversione facile, ma i bambini possono aiutarla nell’adulto, con la loro semplicità di cuore e di pensiero, pertanto affida ad essi un compito: quest’anno non saranno i “grandi” a raccontare loro la storia di Natale, ma essi stessi; e allora racconta una bella e significativa storia di Natale, con finale aperto…ciascuno troverà il suo, assieme a papà e mamma, a cui sarà proposto questo racconto, lasciando a loro percepire il suo senso profondo. E così si dipana la storia ambientata in una giornata di frenetica confusione alla vigilia delle feste di Natale, quando luci, folla, vetrine sfolgoranti disegnano un mondo fantastico dove non c’è posto per la povertà, l’emarginazione, la solitudine, la sofferenza, poiché tutto è sacrificato al consumismo sfrenato che ottenebra menti e cuori e li rende sordi alle richieste degli ultimi.
I disegni colorati e qualche fumetto rendono vivace e piacevole il racconto: ecco allora il baffuto e indaffarato protagonista, la mamma povera, con il suo bimbo in braccio, con in dosso un abito azzurro che richiama quello di…Maria, una mamma con gli occhi stupiti e spalancati su un mondo che non la vede neppure e non sente la sua richiesta; e poi un bimbo con mamma elegantemente vestita: a questo cuore semplice ed attento non sfuggono” i piccoli”, anzi vengono identificati con i più grandi personaggi che mai la storia abbia conosciuto,” Gesù Bambino e la Madonnina”. Il cuore del bambino è già a Betlemme e quello del signore distratto, come per un miracolo che solo il Natale può fare, ritrova, nel sogno o solo nel ricordo, lo stupore dei suoi Natali da bambino, sobri, profumati dei dolci fatti dalla mamma, delle luci non delle vetrine, ma della chiesa durante la Messa di Mezzanotte, quando, vestito da chierichetto, perdeva i propri occhi in quelli delle statue dei santi.
Come finisce la storia che il Cardinale racconta? Lascia a ciascuno il finale, cercato, deciso assieme in famiglia, dopo aver ascoltato la storia. Il signore distratto, tornato bambino, si convertirà? Che ne sarà della mamma e del bambino poveri? Saranno inghiottiti dalla folla? Oppure qualcuno li ascolterà?
Il Cardinale fa dunque una esortazione per educare gli adulti alla “vita buona del Vangelo”, passa ai bambini parecchi valori importanti per la loro educazione, fa di essi educatori indiretti degli adulti tramite il racconto della storia e infine assieme, bambini ed adulti, si educano a vicenda nel cercare il finale della storia.
Terminata la storia, l’Arcivescovo riprende la sua lettera esortandoci a costruire”giorno dopo giorno la nostra casa, il nostro cuore, per accogliere Gesù”, usando le pietre della” preghiera”, della” carità” che” si manifesta nel servizio, nella solidarietà, nel perdono, nell’aiuto vicendevole”. Allora in questa casa potrà “venire alla luce” Gesù, che già con il Battesimo, egli ci ricorda, è nel cuore di ciascuno; si tratta di portarlo ora alla luce e, piano, piano, farlo crescere in noi e fuori di noi.