In un primo maggio particolarmente freddo è stato il vicariato di Bolzaneto a compiere il pellegrinaggio giubilare alla Porta Santa della Cattedrale; accolti da Mons. Carlo Sobrero, prefetto della Cattedrale, i fedeli hanno varcato la Porta da piazzetta Giovanni il Vecchio giungendo quindi in Cattedrale dove hanno continuato il loro momento di preghiera e hanno potuto anche accostarsi al sacramento della Confessione.
Tante sono state le intenzioni di preghiera che le parrocchie del territorio hanno portato nel loro pellegrinaggio, riassunte dal vicario don Benedico Aniello: “Innanzitutto siamo venuti qui oggi per chiedere la grazia di formare una comunità della misericordia e dell’amore del Signore a cui ci richiama continuamente Papa Francesco; la seconda intenzione è per le persone bisognose che vivono nel nostro territorio e che sono purtroppo molto numerose. Portiamo pertanto nel cuore l’attenzione ai poveri, soprattutto alle famiglie che hanno anche tanti bambini e che hanno bisogno di cibo per sopravvivere, oltre naturalmente alla vicinanza spirituale e all’affetto.
Infine, abbiamo pregato in questo pellegrinaggio per le vocazioni, perché il Signore mandi sacerdoti santi. Sappiamo come la penuria delle vocazioni sia un grande problema e come il nostro Seminario abbia bisogno di giovani che dicano il loro sì a Dio”.
Ma come si è preparato il vicariato per giungere a questo pellegrinaggio?: “Abbiamo iniziato la preparazione da tempo – ci ha detto il vicario di Bolzaneto – in primo luogo a partire dalle catechesi che a questo scopo sono state predisposte dalla diocesi; inoltre, abbiamo vissuto un momento di liturgia penitenziale celebrato nella parrocchia di San Francesco, cercando di far comprendere che il primo gesto deve essere la conversione del cuore, senza la quale non si può conoscere pienamente la misericordia di Dio.
Inoltre, abbiamo proposto di giungere in Cattedrale da Bolzaneto a piedi e qualcuno ha risposto a questo invito.
Durante il tragitto abbiamo recitato la preghiera del Rosario, per cercare in Maria il modello più bello della misericordia e della bontà di Dio”.
A partire dal Vangelo di Giovanni l’Arcivescovo ha condotto nell’omelia una riflessione sull’amore a partire dalla Parola di Dio: “Se uno mi ama osserva la mia Parola”. Oggi dentro a questa parola ognuno pesca ciò che preferisce, ma non la verità – ha detto l’Arcivescovo -; Gesù con queste parole ci ricorda la concretezza dell’amore che si esprime proprio nell’obbedienza alla sua parola. Quanto è importante oggi, in una società dove il desiderio di autonomia è fortissimo! Bisogna distinguere tra l’amore umano, in coppia, nell’amicizia, in famiglia e l’amore che collega a Cristo, perché si tratta di due piani diversi. Le parole di Dio indicano con assoluta certezza il mio bene, obbedire a Lui non è solo segno che mi fido, ma è anche perseguire la gioia della mia vita. Osservare la Sua parola come segno dell’amore reciproco: un obiettivo che deve essere raggiunto con un ulteriore discernimento” – ha concluso l’Arcivescovo.
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