Pertanto, nel portare a conoscenza della Comunità ecclesiale questa iniziativa, invita tutti e singoli i fedeli a comunicare direttamente o a far pervenire al Tribunale Ecclesiastico Diocesano (Via Serra, 6 cancello 16122 Genova) tutte quelle notizie dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del Servo di Dio. Dovendosi, inoltre, raccogliere, a norma delle disposizioni legali, tutti gli scritti a lui attribuiti, ordina, col presente Editto, a quanti ne fossero in possesso, di rimettere con debita sollecitudine al medesimo Tribunale qualsiasi scritto, che abbia come autore il Servo di Dio, qualora non sia già stato consegnato alla Postulazione della Causa. Ricorda che col nome di scritti non s'intendono soltanto le opere stampate, ma anche i manoscritti, i diari, le lettere ed ogni altra scrittura privata del Servo di Dio. Coloro che gradissero conservarne gli originali, potranno presentare copia debitamente autenticata.
Stabilisce, infine, che il presente Editto rimanga affisso per la durata di due mesi all'Albo della Curia Arcivescovile di Genova e nei luoghi ritenuti più idonei per la raccolta delle informazioni relative al Servo di Dio.
Aldo Gastaldi (Bisagno), medaglia d’oro della Resistenza, fu il prestigioso comandante della divisione partigiana “Cichero”. Già ufficiale del Genio passò subito alla Resistenza. Valoroso combattente uomo dotato di grande umanità e saldi principi morali, fervente cattolico, guidò in modo impareggiabile una leggendaria formazione garibaldina.
Il nipote omonimo Aldo Gastaldi ricorda così la figura del primo partigiano d’Italia.
La spiritualità di Aldo è semplice, genuina e sapiente; infiltra silenziosamente ogni recondito angolo dell’agire umano e lo mette a confronto con tutte le sue miserie; abbraccia tutto il suo esistere ed è difficile da sopportare, a meno di non rispondere incondizionatamente alla Grazia che educa ed eleva alla costante diffidenza di sé stessi e alla rinuncia alle passioni.
È questa risposta che genera inconsapevolmente un esempio che trascina e che, sebbene ponga dinanzi la croce, contagia di un entusiasmo esente da ogni forma di esaltazione.
Una spiritualità che sa soffocare la tentazione dell’orgoglio, dell’abuso di potere e che mai ha bisogno della rinuncia alla propria individualità e alle proprie convinzioni, per ottenere un facile consenso.
È una spiritualità maturata nel nascondimento del vissuto quotidiano e nella pratica, sin dalla più tenera età, di tutte le virtù, una continua scoperta della sconfinata Maestà e Bellezza di Cristo che abbraccia ogni cosa. Un costante riferimento a Dio, una preghiera incessante, come emerge dai suoi scritti, che rivoluziona l’idea di uomo, di amico e soprattutto di nemico.
Non esiste un nemico umano per Bisagno.
Suoi nemici sono l’immoralità, la menzogna e tutto ciò che è contrario ai dettami del Santo Vangelo: l’impurità ed il peccato.
All’età di vent’anni, durante il periodo del servizio militare scriveva da Casale Monferrato una lettera al Padre, per rassicurarlo su quale fosse il suo animo ed il suo agire:
“…io detesto e dispregio nel modo più assoluto tutto ciò che è mondano ed impuro.
Credo e penso che tutti coloro che vedono ogni bellezza della vita nel solo piacere materiale siano dei deboli, degli uomini senza volontà e costretti dalla loro debolezza a seguire la via errata che porta alla tristezza ed alla disperazione di aver trascorso così male la loro gioventù, lontano da Dio ed immersi nel mondo del vizio, dell’immorale e della rovina della salute del corpo.
Ringraziando la Volontà divina e ringraziando Te per la ferrea educazione che mi hai infusa, posso oggi giurare di essere stato forte finora e mi prometto di usare tutto il potere della mia volontà per mantenermi inflessibile anche in avvenire”.
E’ una spiritualità che mira al costante rafforzamento della volontà, condizione indispensabile per seguire l’irta e meravigliosa via della Virtù e adempiere così la Volontà Divina, ma che si fa tutto ad un tratto severa, intransigente sino all’inverosimile nel giudicare il proprio pensare e agire, alla luce della Parola di Dio, unico riferimento assoluto per il corretto discernimento tra bene e male.
Questo giudizio si manterrà inflessibile nei confronti di ogni tipo di ingiustizia e ambiguità, sino alla sua morte.
Bisagno contrasterà in modo fermo e deciso l’infiltrazione partitica tra le file partigiane, e ogni cosa che potesse in modo subdolo ingannare i suoi uomini, ed inquinare gli intenti che li avevano spinti a seguirlo.
Verso chi è caduto per debolezza, si rivela invece il Comandante vicino, comprensivo, sempre pronto al perdono e all’evangelica correzione fraterna.
Sono orgoglioso – scrive per Il Cittadino il nipote Aldo – di portare il nome di un uomo che ieri come oggi è stato ed è segno di profonda contraddizione. Un Uomo che, per tenere fede alla Verità tutta intera, si è trovato spesso solo a contrastare, in modo tenace e consapevole di quelle che sarebbero state le conseguenze del suo agire, ciò che il Beato Giovanni Paolo II definisce nel suo ultimo libro “Memoria e Identità” le due grandi ideologie del male: il nazismo e il comunismo.
Sabato 15 giugno in località Isola di Rovegno, alle ore 10.30 si terrà la cerimonia in suo ricordo, presso il monumento a lui dedicato.
Il Vescovo ausiliare Mons. Nicolò Anselmi presiederà la Celebrazione Eucaristica, seguita dall’orazione ufficiale tenuta dal Sindaco di Genova Marco Bucci.