Una Veglia di Pentecoste dedicata ai mariti cristiani, di ieri e di oggi, nel segno di una persecuzione fisica, ma anche morale che sempre di più tocca il credente, in modo particolare i giovani. Anche di questo ha parlato il Cardinale Bagnasco nella sua catechesi all’interno del Santuario della Guardia che come da tradizione ospita questo appuntamento dedicato ai giovani. Le condizioni metereologiche non erano particolarmente favorevoli, ma hanno comunque permesso di accendere un bellissimo fuoco nel piazzale intorno al quale la Veglia si è conclusa.
Ma andiamo con ordine, partendo da quel gruppo di circa quaranta giovani che hanno compiuto un pellegrinaggio al Santuario della Guardia a piedi da piazza de Ferrari, con partenza intorno alle 8.30; un cammino certamente impegnativo, pieno di gioia e di fede: ognuno ha portato alla Vergine le intenzioni del proprio cuore, ma anche le preghiere di tanti che le hanno loro affidate. Il gruppo è stato guidato da Mons. Nicolò Anselmi, Vescovo Ausiliare, responsabile della pastorale giovanile diocesana, che ha auspicato che questa iniziativa possa essere sempre più partecipata.
Il pomeriggio è quindi iniziato con l’incontro dedicato ai fidanzati: uno spazio dedicato alla riflessione sulla loro specifica vocazione di sposi, con un approfondimento guidato da Mons. Piero Pigollo, direttore dell’Ufficio Famiglia della diocesi e l’occasione quindi per discutere in gruppi di lavoro su temi specifici. Durante la Veglia le coppie di fidanzati hanno ricevuto dall’Arcivescovo un dono per il loro cammino, con l’augurio di accogliere con pienezza il grande dono del sacramento del matrimonio.
Intorno alle 19.30 la pastorale giovanile diocesana ha offerto a tutti i giovani presenti un piatto di pastasciutta, un primo momento di condivisione nel piazzale antistante il santuario. Quindi i giovani, numerosissimi, si sono spostati all’interno del santuario per la preghiera e la catechesi dell’Arcivescovo.
Il Cardinale Bagnasco si è rivolto ai giovani parlando di quel ‘per sempre’ che dà pienezza alla vita di ciascuno: “Esiste qualcosa per cui vale la pena vivere, sacrificarsi e anche morire? Pensiamo istintivamente all’amore famigliare, ma anche alle amicizie e al lavoro. Ma ciò che davvero può provocare il sacrificio di una vita è senza dubbio qualcosa che durerà per sempre, qualcosa che dà valore inestimabile ai valori umani; si tratta della fede. La fede ci dice che Dio è la nostra origine, che noi veniamo da Dio, il nostro principio e la nostra fine, anzi il nostro compimento. La fede ci dice che la vita non è una corsa inarrestabile verso il nulla, non è un salto nel buio e nel vuoto dove tutto scompare e finisce nel silenzio della morte. La nostra vita è sì un cammino veloce, ma verso la pienezza e il per sempre.
Inoltre, la fede ci dice che Dio è sempre il compagno di viaggio che non ci abbandona; senza la fede tutto cambia nella nostra vita, perché tutto ciò che facciamo è fatto insieme a Lui. Non c’è nessuna amicizia o nessun amore, per quanto grande e amabile, che possa paragonarsi alla grandezza del rapporto di ciascuno con Dio. La fede è il tesoro più grande che abbiamo ricevuto e avolte diventa tanto ovvio e banale da non essere sentito come una grazia, ma piuttosto un ostacolo”.
La testimonianza più forte che oggi giunge a ciascun credente, spesso incapace e restio a mostrare con coraggio la propria fede, è quella dei martiri cristiani, dell’orrore che non cessa e port morte e distruzione. Il Cardinale Bagnasco ha invitato a guardare questa testimonianza come un monito e ha sottolineato come non esista una persecuzione non solo fisica, ma anche morale che sta crescendo, interessa in particolare modo i giovani, di oggi e di domani: “Cari amici, i martiri ci dicono che esiste qualcosa per cui vale la pena vivere, ed è Cristo! Abbiamo bisogno di essere risvegliati da questa barbarie, da questa esibizione di brutalità. Se non ci sveglieremo da una fede languida, tipicamente occidentale, dai nostri compromessi quotidiani che fanno mille distinzioni sull’insegnamento del Vangelo e della Chiesa, saremo gravemente colpevoli di fronte al sangue dei martiri. La nostra non deve essere una vicinanza solo nella preghiera, ma anche nella vicinanza di una vita, di una fede coraggiosa, fiera, contagiosa. Voi, cari giovani, avrete difficoltà più grandi delle generazioni precedenti rispetto riguardo alla persecuzioni legate alle opinioni, alle idee, alle menzogne. Con maggiore fatica dovrete discernere il vero dal falso, il bene dal male, con coscienza critica, senza diventare dei pecoroni, senza pensare o fare perché lo fanno tutti! Pensarla diversamente oggi su alcune questioni è diventato pericoloso, si rischia l’incomprensione, la gogna pubblica o peggio… Ma abbiamo per contro la forza dello Spirito Santo cui dobbiamo attingere per discernere nella confusione di questi tempi, per proclamare con gioia la verità. Saremo una minoranza? Non importa! La cosa importante è essere fedeli a Gesù, come i martiri che in quel video che tutti ricordiamo hanno pronunciato come ultime parole: Gesù mi ama! Facciamo scendere queste parole anche stasera, per una rinnovata Pentecoste!
Laura Ferrero