“Lo dobbiamo anche a loro”

Omelia pronunciata al Santuario di N.S. della Guardia nella S. Messa del pellegrinaggio del mondo del lavoro
10-06-2018
Arcidiocesi di Genova
Santuario di N.S. della Guardia, domenica 10.06.2018
Pellegrinaggio del mondo del lavoro
OMELIA
Lo dobbiamo anche a loro
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
L’annuale pellegrinaggio del Mondo del Lavoro è una tradizione cara per Genova; ma soprattutto è importante sapendo che senza l’aiuto di Dio non possiamo far nulla di buono. Le Società Operaie Cattoliche da sempre hanno pensato questo appuntamento proprio per chiedere alla Santa Vergine luce e protezione per i lavoratori, per le aziende, per l’occupazione che riguarda miglia di persone e di famiglie. Oggi, questo pellegrinaggio non ha perso di importanza, al contrario, l’ha aumentata, data la situazione critica che perdura da un decennio e che non è ancora superata veramente. Voi sapete che la chiesa di Genova è accanto a voi in modo particolare da settantacinque anni, attraverso i Cappellani che con tanta dedizione e discrezione sono presenti accanto a tutti negli ambienti di lavoro. A loro va la mia personale gratitudine e il mio paterno incoraggiamento.
1. Molte volte qui, davanti alla Madonna della Guardia, abbiamo pregato e riflettuto; abbiamo cercato parole di speranza. E sempre è risuonata la necessità di camminare insieme. Abbiamo riconosciuto che le rivalità, le invidie, le divisioni, i veti, erano una colpa grave, una vergogna per molti e un male per tutti, specialmente per i più deboli. Sapevamo che questo modo di sentire è una delle ragioni più profonde del declino della “Superba”, una delle città più belle e laboriose del Paese: lo sapevamo, anche se spesso non l’abbiamo ammesso, oppure abbiamo atteso che altri si muovessero per primi. Qui, davanti alla Madre di Dio, nel segreto delle nostre coscienze, abbiamo riconosciuto che non ci si poteva nascondere accusando la Capitale, sapendo che – in verità – il primo motore di rinascita dovevamo esserlo noi; che Genova doveva trovare dentro di sé intelligenza, coraggio, forza per guardare il futuro, per percorrere in modo nuovo strade antiche, per progettare vie nuove in un mondo che cambia e dove la velocità spesso conta più delle idee.
2. A che punto siamo? Non tocca a me fare bilanci, ma credo di poter affermare che – negli anni – la coscienza di dover abbandonare certi perimetri individuali, di smussare certe pretese antistoriche, di non cedere alla vecchia logica dell’antagonismo duro, di non sbarrare strade di buon senso in nome di un meglio che non sempre è possibile al momento, di non dare sentenze prima di aver visto i fatti, di misurare il linguaggio per non seminare veleno’, ebbene, mi pare che tale consapevolezza si è fatta più grande nella coscienza dei singoli, come delle imprese e delle istituzioni. E, insieme, è cresciuta la convinzione e la voglia di camminare insieme. Ma la strada è lunga e non agevole: bisogna non stancarsi di percorrerla e di continuare a individuare e costruire obiettivi concreti, per creare non solo lavoro, ma anche occupazione, coscienti che la globalizzazione ha creato ricchezza ma l’ha concentrata nelle mani di pochi sempre più pochi, allargando le disuguaglianze
3. Voi, cari Amici, sapete meglio di me quanto sia necessario muoverci, fare qualcosa piuttosto che stare fermi in attesa di fare meglio prolungando tempi, decisioni, e perdendo opportunità. Vediamo che le intraprese non solo muovono l’economia, ma generano fiducia, creano un clima di speranza: la gente non vuole essere illusa, non attende miracoli dagli uomini, ma è disposta a partecipare se vede che si tentano strade possibili e probabili, se sente che si assumono responsabilità, e che si vuole concludere qualcosa, non importa se i risultati siano grandi o piccoli. La percezione di una situazione stagnante è peggiore di ogni insuccesso.
4. Cari Fratelli e Sorelle, grazie per la vostra presenza, e soprattutto per il vostro impegno per il bene della Città e della gente. Ognuno si chieda: che cosa posso fare di meglio e di più per la mia Città? Genova è il porto del Mediterraneo e dell’Europa: attorno al porto brulica l’industria grande e piccola. La sua vocazione è scritta nella sua geografia: la via veloce verso il nord è vitale, così come ogni altra via di rapida comunicazione. Il lavoro corre su vie veloci, e bisogna andarlo a scovare per ogni dove nel mondo. Il patrimonio di esperienza e di maestria in certi campi è riconosciuto e ambito non solo in Europa, ma anche oltre: non deve essere disperso. Il modo migliore per custodirlo e difenderlo è accrescerlo, e le risorse di intelligenza, di giovinezza e di esperienza le abbiamo! Dobbiamo essere aperti, vigili, intraprendenti! Dobbiamo mantenere la nostra storia e guardare avanti. Vogliamo essere non avventurieri ma avveniristici.
La Madonna della Guardia ci guardi e ci protegga: protegga i giovani, gli anziani, le vostre famiglie, presidio e bellezza dell’umanità. Verrà il giorno in cui i vostri figli guarderanno a voi con gratitudine e ammirazione per la Genova che a loro avrete consegnato. E non dimentichiamo: per le loro famiglie i vostri padri hanno lottato e fatto sacrifici. Anche verso di loro tutti noi siamo debitori.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
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