Card. Pietro Boetto, Giusto tra le Nazioni

Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa in ricordo del Cardinale Boetto, Arcivescovo di Genova dal 1938 al 1946
02-03-2018
Arcidiocesi di Genova
Cattedrale 2 Marzo 2018
Santa Messa in occasione del riconoscimento di ‘Giusto tra le Nazioni’
al Cardinale Pietro Boetto, Arcivescovo di Genova (1938-1946)
 
OMELIA
Cari Confratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato
Distinte Autorità
Cari Fratelli e Sorelle nel signore
1. Momento di gioia è questo: siamo qui per lodare il Signore che ci ha donato il Card. Pietro Boetto, mio venerato Predecessore, Arcivescovo di Genova dal 1938 al 1946. Erano anni tremendi, in cui ha infuriato l’impero del male con le sue molteplici facce: la guerra, la dittatura, le ideologie totalitarie e razziste, insieme ad un oscuro corteo di paura e ingiustizia, fame e insicurezza, morte. I popoli hanno sofferto e pianto, hanno resistito come era possibile. La memoria del secolo breve è affidata alla storia che speriamo sia onesta. Preghiamo per tutti i caduti, e perché il volto truce di quel tempo non abbia mai più da apparire sulla scena umana. Ma anche vogliamo ringraziare il Dio della pace per l’immenso bene che, tra le macerie di quegli anni, e ancor più tra le fessure delle anime ferite, è germogliato, ha resistito, ha beneficato uomini e popoli. La moltitudine di persone che si sono prodigate per portare difesa e conforto, solo Dio la conosce: i più sono eroi anonimi, ma davanti al Signore hanno scritto una storia grande e ce l’hanno consegnata. Tocca a noi non dimenticare loro – benefattori sconosciuti – e custodire la libertà per cui si sono sacrificati, libertà nobile, fatta di valori spirituali e morali, capace di verità e di coraggio.
2. Tra questi grandi della storia, spicca il Cardinale Pietro Boetto. Le sue spoglie sono custodite nella nostra cattedrale. Appena Mons. Giuseppe Siri, che era stato suo Vescovo Ausiliare, fu eletto Arcivescovo di Genova nel 1946, volle che si dedicasse un monumento a grata memoria del Cardinale, dichiarato dalla Municipalità ‘Defensor Civitatis’ . Tutti, al di là delle parti, riconoscevano la sua instancabile dedizione e l’opera di delicatissima mediazione con le Autorità tedesche che occupavano Genova, pronte a far saltare il porto e la Città prima di ritirarsi verso la Germania. I rapporti con il Generale Guenter Meinhold furono determinanti al fine di dissuadere dall’infausto proposito, e a Villa Migone – residenza provvisoria del Cardinale – fu siglata la Resa il 25 aprile del ’45. La Città tornò a respirare.
3. Oggi siamo qui per lodare il Signore per un nuovo, prestigioso riconoscimento: la Commissione dello Yad Vashem di Gerusalemme, infatti, ha dichiarato il Cardinale Pietro Boetto ‘Giusto tra le Nazioni’, e il suo nome verrà inciso sel Muro d’Onore del Giardino dei Giusti (Irena Steinfeldt, Lettera del 19.1.2017). La Chiesa genovese viene ancora una volta riconosciuta nella sua opera di ricovero e sostegno ai tanti fratelli ebrei che – in quegli anni bui – erano braccati da ogni parte in nome di una visione disumana, che ha generato la follia dello sterminio del popolo ebraico e della impronunciabile ‘soluzione finale’. La Shoah è scolpita non solo nei muri di ieri e di oggi, ma soprattutto nella memoria e nei cuori della coscienza collettiva, per essere perenne monito e baluardo ad ogni delirio di potenza e di insipienza umana.
4. L’opera del Cardinale fu sapiente e determinata, prudente e coraggiosa. Dopo le Leggi del 1938 – che assicuravano alla discriminazione razziale copertura giuridica – mise in moto uno stuolo di sacerdoti che ne condivisero l’intraprendenza anche a costo del carcere. E’da ricordare – al riguardo – che, negli anni passati, sono stati riconosciuti ‘Giusti tra le Nazioni’ ben tre Sacerdoti genovesi suoi stretti collaboratori: Mons. Francesco Repetto – suo segretario particolare – Mons. Carlo Ivo Salvi e Mons. Emanuele Levrero. Non è possibile fare menzione di tutti, a cominciare da Mons. Giuseppe Siri, Mons. Corsellini, Mons. Cicali e molti altri: ognuno ha partecipato all’impresa per salvare, dal diabolico sterminio, gli Ebrei che ogni giorno bussavano alla porta dell’Arcivescovo. Egli ascoltava, disponeva, indirizzava i suoi sacerdoti per ricoverare, nascondere, sostenere, e aiutare a fuggire all’estero i suoi protetti.
5. Il ricordo del Cardinale Boetto sarebbe manchevole se non ci chiedessimo da dove egli traesse ispirazione e forza nella difesa della Città, nella salvezza degli Ebrei, nell’aiuto ai poveri, nel sostegno affinché la fiducia non morisse nel cuore del popolo. Il suo volto lasciava trasparire una pace di fondo che a volte poteva apparire temeraria; essa non proveniva dal suo buon carattere, ma dall’intima unione con Dio. In qualunque impresa, voleva essere solo e tutto prete: sempre. Per ogni questione che il dovere di Pastore gli imponeva, l’altare doveva essere il punto di partenza e il punto di arrivo. E così insegnava ai suoi sacerdoti, che egli amava con amore paterno, e verso i quali nutriva una particolare predilezione. Anche nei momenti più difficili, nei quali tutto sembrava perduto sotto il giogo di ordini violenti e indiscutibili, il cuore sanguinava, ma restava aperto alla speranza. E pregava! Per questo i suoi occhi riuscivano a vedere l’invisibile mano di Dio che teneva fermi i suoi passi sui burroni, e fermo il suo cuore per tenere la barra al centro mentre il mondo tremava. Tanto che noi oggi, con la liturgia, cantiamo: ‘Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie’.
6. Nel 1946, nel giorno del funerale, il settimanale della Diocesi ‘ il ‘Cittadino’  pubblicò un testo dell’avvocato Salvatore Jona, figura di spicco della Comunità ebraica genovese. Ecco alcuni passaggi:
‘Il Cardinale fece tutto quanto era umanamente possibile per salvare la vita degli Ebrei (…) Pochi sanno quale ampio e vasto organismo pulsasse sotto l’impulso diretto del Cardinale per compiere una così straordinaria opera di bontà (…) Così Pietro Boetto divenne anche per noi il Cardinale: il Cardinale per antonomasia, il nostro Cardinale!’.
Noi oggi, mentre preghiamo per lui, siamo certi che Egli prega per noi, perché la Diocesi sia grande nella bontà, sia provvida verso tutti; perché la Santa Vergine – alla quale era devotissimo – sia veramente la Madre e la Regina della sua, della nostra Genova.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
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