“La fede: i sensi dell’anima”

Omelia pronunciata in Cattedrale in occasione del pellegrinaggio giubilare alla Cattedrale dei Vicariati della Zona Centro 2
27-01-2018
Arcidiocesi di Genova
Sabato 27.1.2018
II Pellegrinaggio di Zona alla Cattedrale
OMELIA
‘La fede: i sensi dell’anima’
Cari Confratelli nel Sacerdozio e nel Diaconato
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Nel secondo pellegrinaggio alla Cattedrale, che celebra i 900 anni della consacrazione per mano di Papa Gelasio II, desidero continuare la nostra riflessione sulla fede. La fede è la sorgente della speranza e della carità: questa rimarrà in eterno, ma la fede ne è la porta sempre aperta. Essa introduce nel mondo invisibile, il mondo di Dio, e nella Chiesa. Nell’omelia del primo pellegrinaggio, guidati dal Vangelo, abbiamo visto che la fede è stare con Gesù: i discepoli del Battista andarono dietro a Gesù, videro dove dimorava e rimasero con Lui! La fede è la porta che dobbiamo oltrepassare per stare con Dio, così come Dio la varca per stare con noi. Siamo noi la casa dove il Signore chiede di abitare: per Lui, noi siamo di volta in volta Betlemme, Nazaret, Betania, Gerusalemme. Come non ricordare le parole di sant’Agostino? ‘Non cercare un luogo: sei tu stesso quel luogo’ (Confessioni)!
1. I sensi dell’anima
Oggi, ci lasciamo guidare dal versetto alleluiatico: ‘Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce’. Il testo ricorda che – oltre i sensi del corpo – esistono i sensi dell’anima. L’antico Israele ha visto la luce della stella, e ha riconosciuto l’Atteso delle genti. Questo riconoscimento va oltre la luce materiale: dentro a quella luce astrale hanno visto – con gli occhi dell’ anima – la luce divina. Sant’Agostino, facendo eco alle Scritture, scrive: ‘Nell’amare il mio Dio, amo una sorta di luce e odore e cibo e amplesso: la luce, l’odore, il cibo, l’amplesso dell’uomo interiore che è in me, ove splende alla mia anima una luce non avvolta dallo spazio, dove risuona una voce non travolta dal tempo, dove si sprigiona un profumo non disperso dal vento, dove è colto un sapore non attenuato dalla voracità, dove si annoda una stretta non interrotta dalla sazietà. Ciò amo, quando amo il mio Dio’ (Confessioni, X).
Oggi, dunque, parliamo brevemente dei sensi dello spirito: essi sono necessari per coltivare la fede.
2. Il vedere della fede
Con il battesimo vengono donati gli occhi della fede per vedere il mistero di Dio: per questo chi crede vede, vede con una luce che illumina tutti i sentieri dell’esistenza, ogni situazione, ogni caduta e successo, perché viene a noi da Gesù morto e risorto, sole che non tramonta. La fede, dunque, si presenta come ‘un cammino dello sguardo’, in cui gli occhi si abituano a vedere in profondità: essa guarda Gesù, ma guarda anche dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi. Ciò significa non solo avere la fede, ma avere anche una mentalità di fede, non solo credere in Dio ma anche vivere di Dio.
Spesso si pensa che il credente sia destinato a vivere nell’oscurità del mistero, dove nulla è accessibile e dove tutto è oscuro e triste, contrario alla felicità e alla bellezza, opposto alla ricerca della verità, all’amore, alla vita. Ma non è così: Dio è luce, e la sua luce è talmente intensa che i nostri occhi non riescono a fissarla: è una luce oscura, è una oscurità che risplende e illumina. La fede rende più acuto il nostro sguardo poiché – come scrive un grande Autore – ‘l’essenziale è invisibile agli occhi’.
3. L’ascoltare della fede
La fede non solo vede, ma anche ascolta: i discepoli ascoltano il Maestro per nutrire il cuore. Bisogna disporre l’anima per accogliere la Voce che parla con parole di vita eterna. Dire parole di vita esprime l’amore, ma anche ascoltare misura l’amare: ci può essere, infatti, un ascolto senza amore, ma non può esserci un amore senza ascolto. Ascoltare l’altro significa, infatti, desiderare di conoscere il suo mondo interiore, entrarvi dentro con discrezione, abitare in lui senza possederlo. Questa attitudine si riflette sul mondo: per questo il primo servizio che si deve agli altri nella comunione è prestare loro ascolto.
4. Il toccare della fede
La fede anche tocca la persona di Cristo e si lascia toccare da Lui. Il Vangelo è pieno di segni concreti, attraverso i quali il Signore sana, incoraggia, interviene. Credere è dunque sapere di essere nella mani di un Dio più grande di ciò che ci tormenta e ci incute timore: è toccare la mano di Dio che, nelle oscurità del mondo, ci conduce attraverso le circostanze, le apparenti casualità, gli intoppi. Agostino insiste dicendo che ‘Cristo lo si tocca meglio con la fede che con la carne’ (Discorso 229/K).
5. Il gustare della fede
Inoltre, la fede gusta il cibo e la bevanda spirituali. La Scrittura afferma che il desiderio dell’uomo è di ‘gustare la dolcezza del Signore’ (Sl 26), e sant’Ignazio afferma che ‘non è il molto sapere che sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose interiormente’. Nell’Antico Testamento la manna sazia la fame di Israele, nel Nuovo Testamento la manna è il Pane di vita eterna, l’Eucaristia, tanto che Sant’Efrem scrive: ‘Egli ci ha attirati con le cose gradevoli al palato per trascinarci verso colui che dà la vita alle anime. Ha nascosto la dolcezza nel vino da lui fatto per indicare quale tesoro è nascosto nel suo sangue vivificante’ (Diatesseron).
6. L’odorare della fede
Infine, la fede sente il buon odore di Cristo. Le Scritture sono il vaso di alabastro che riempie di profumo la casa della vita, come ricorda Santa Teresa di Gesù Bambino: ‘Io non debbo far altro che gettare gli occhi nel Vangelo, e subito respiro i profumi della vita di Gesù, e so da quale parte correre’ (Manoscritto C). Ma anche la bellezza che è nel mondo, la bontà quotidiana di moltitudini – singoli, famiglie, giovani e adulti – l’eroismo umile dei semplici, la benevolenza dei miti, la fortezza dei perseguitati, la purezza dei cuori’non ci fanno forse sentire il buon profumo di Cristo? E non ci fanno dire: ‘sì, Lui è qui, è con noi, è con me!’?
Cari Amici, curiamo i sensi spirituali: a volte sembra che la fede non abbia più nulla da dirci, che non c’entri con i nostri problemi e aspirazioni. Dobbiamo però chiederci se è la fede che è diventata stretta e arida oppure se il nostro cuore si è ristretto. La fede che non diventa fuori moda, ma il nostro cuore può diminuire la capacità di vedere la luce di Cristo, di ascoltare il silenzio carico di parole eterne, di gustare la tavola imbandita dalla sua sovrabbondanza, di odorare il profumo della sua presenza nascosta nell’umana esistenza. La Madonna, Regina di Genova, ci accompagni nella cura dei sensi spirituali: essi sono le vie della fede e dell’ amore di Dio.
 Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
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