Omelia pronunciata in Cattedrale nella solennità di San Lorenzo
10-08-2017
Arcidiocesi di Genova
Festa di San Lorenzo, 10.8.2017
OMELIA
‘Un gesto di verità trasforma la storia’
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
La festa di san Lorenzo, al quale è dedicata la nostra cattedrale, ci fa pensare e ci invita a pregare per noi, le nostre comunità, per la Diocesi. È una festa tipicamente nostra, cioè di famiglia.
‘Chi ama la propria vita la perde, chi la odia in questo mondo, la conserverà per la vita eterna’
Le parole chiare e nette di Gesù ci spiegano che cosa è passato nell’anima del diacono Lorenzo davanti all’Imperatore Valeriano nel III secolo. Non ha avuto dubbi, ha deciso di perdere la vita terrena in nome della vita eterna. Se non avesse creduto al Paradiso, perché avrebbe dovuto rischiare la vita? Se gli uomini sono tutti dei condannati a morte e oltre vi è il nulla, l’eterno vuoto, perché morire per altri? Forse per i valori, la dignità umana, la giustizia’? E’ sufficiente questo per sacrificare la vita per altri, scegliere la morte prima che essa ci raggiunga con i suoi tempi? L’eternità non è un limbo opaco e indistinto, ma la suprema bellezza che realizza quell’anelito sconfinato, quella incancellabile nostalgia del ‘tutto’ e del ‘per sempre’ che impasta il nostro cuore. Tutto ciò si chiama Dio.
Questo orizzonte di fede dona al credente la forza della libertà di fronte alle prove e alle ingiustizie del mondo, e alla violenza dei forti. Ci rende capaci di dire ai potenti: quello che fai, anche se è secondo il diritto, è ingiusto; ciò che dici è falso, non ti è lecito; il potere non è dominare ma servire il popolo a cominciare dai deboli e piccoli; puoi uccidere il mio corpo, ma non la mia anima; puoi mettermi in schiavitù ma non potrai mai possedermi.
Il mondo resta smarrito da una Chiesa che parla agli uomini di grazia, di redenzione, di vita eterna. Resta spiazzato perché sono parole non sue, estranee, che non riesce a controllare. Preferisce una Chiesa che parla di organizzazione, di risorse e programmi, di cose da fare, perché queste categorie permettono al mondo di giudicare la Chiesa con parametri noti di efficienza e di successo. Parlare di ‘al di là’, di anima immortale, relativizza i poteri terreni e libera lo spirito, lo rende capace di cose incomprensibili al mondo.
Ecco il diacono Lorenzo: egli era uno spazio libero, pieno del Dio che – sul volto di Gesù – si è rivelato l’Assoluto, la Verità e l’Amore. Respirava la fede, teneva fermo lo sguardo su Cristo, ed era libero! Libero di una libertà strana agli occhi della terra. Egli, rifiutandosi di sottoporsi all’arbitrio imperiale, pone un gesto rivoluzionario – al di sopra vi è Dio, il centro del potere non è il centro della verità, oltre la vita terrena vi è quella celeste, il corpo muore ma l’anima è immortale – e questo gesto diventa contagioso, immette aria fresca, inizia una rinascita sociale, trasforma la storia. Possiamo dire che – allora come oggi – ogni gesto di verità che compiamo – infrange il mondo della menzogna e dell’apparenza, così come ha fatto Lorenzo. Con il suo gesto ha compiuto qualcosa di estremamente pericoloso, ha interpellato il mondo, ha dato a ognuno la possibilità di guardare dietro il sipario, ha dimostrato che ad ognuno è possibile vivere nella verità e nella libertà di cui Dio solo è misura e garante.
Il Signore ci doni di essere persone libere, della libertà di Dio. Quanto è difficile oggi essere veramente liberi! Si crede di poter fare tutto ciò che si vuole e quando si vuole, dimenticando che siamo liberi non nel capriccio ma solo nell’obbedienza al bene vero. San Lorenzo lo sapeva, come lo sanno San Giovanni Battista e moltissimi altri che veneriamo sugli altari o ammiriamo sull’altare della vita quotidiana. Sia così anche per noi.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova