“Un gigante”

Discorso pronunciato in Cattedrale al termine della Processione per la Solennità di S. Giovanni Battista
24-06-2017
Cari Fratelli e Sorelle
Genova festeggia il suo Patrono, San Giovanni Battista. La Diocesi e la Città sono in festa e si stringono attorno alle sue ceneri. La processione e la benedizione del porto e del mare, luogo simbolo del lavoro, di speranze, ansie, preoccupazioni per tante famiglie, non ci lasciano indifferenti, anzi ci commuovono. Le parole del Santo Padre nel capannone dell’ILVA risuonano chiare nei nostri cuori, e vorremmo che segnassero la coscienza di tutti, a Genova e ovunque.
 
1.     Il lavoro – se è fatto con responsabilità – è un diritto; non avere un lavoro significa sentirsi inutili per sé e per gli altri. Il disoccupato si deprime e la famiglia è messa a dura prova: in questi lunghi anni di perdurante crisi, le famiglie hanno reagito con forza e spirito di sacrificio, hanno fatto corpo per sostenere i membri e le generazioni; ma alcune non hanno retto alla prova, e si sono disgregate. Si vuole tale dissoluzione? A quale scopo? Forse per alimentare insicurezza e smarrimento? Il problema dei problemi è questo: l’intreccio inscindibile di lavoro e famiglia dentro ad un clima culturale da ricostruire.
 
Sono ammirevoli quelle istituzioni che si prodigano per frenare derive occupazionali, per trattenere qui i centri responsabili: l’esperienza insegna che il corpo segue la testa, e la testa, quando si allontana dalle membra, rischia la disaffezione; rischia di non vedere più la realtà, i volti dei propri lavoratori; di non sentire pulsare i loro cuori, i palpiti delle loro anime; di non scorgere più le opportunità di consolidata esperienza e di novità che il territorio continua ad offre. A tutti coloro che si adoperano per questo, va la gratitudine e l’incoraggiamento di Genova, per loro va la nostra preghiera al Battista, perché abbiano forza per non demordere, per non farsi incantare da nessuno.
 
Come vorremmo vedere, però, a livello più ampio un impegno indefesso, corale, deciso e ostinato, per non arrendersi a ciò che fatale non è, ma che chiede una dedizione unitaria che non conosce schieramenti o corporazioni, che guarda al profitto nella misura del giusto, perché non vi siano mercenari insaziabili, ma solo lavoratori competenti e onesti.
 
Si sente parlare di scivoli e di agevolazioni, e questo è già un bene; ma dopo lo scivolo arriva rapidamente la strada! E’ possibile che tocchi solo a chi è segnato dalla disoccupazione reinventarsi? O non è compito anche e innanzitutto di chi è responsabile della cosa pubblica, a chi è favorito dalla vita per mezzi, conoscenza, capacità, potere? Ridimensionare sembra un processo inevitabile nel mondo di oggi, ma – se questo è vero – perché non si pensa e si provvede per tempo a creare opportunità nuove e diffuse? Si può vivere solo affrontando l’emergenza, senza una visione che anticipa un futuro peraltro non difficilmente prevedibile?
 
Forse viene da chiederci che cosa c’entri tutto questo con la solennità religiosa di San Giovanni! Cari, Amici, la fede c’entra con la vita: dona la salvezza che è Gesù, indica la strada della vita eterna, ci dona un codice morale che ha nei comandamenti e nel Vangelo il fondamento, mette ordine nelle cose umane, denuncia il male morale e sociale, di cui la menzogna è la prima forma. Il Battista sapeva questo, lo ha detto, ci ha messo la vita!
 
2.       Non possiamo ora non ricordare la recente visita del Santo Padre a Genova: le emozioni e i ricordi sono palpitanti, e sentiamo che porteranno frutti buoni per la nostra Chiesa e la Città. Se il Papa ci ha messo le ali, ora tocca a noi non perdere quota. Insieme è possibile!
 
Sento il dovere e la gioia in questa cornice patronale – di rinnovare il più vivo ringraziamento a tutti, cari Amici. Genova ha risposto con dignità e festa: vincendo il naturale riserbo ha aperto il suo cuore, e il Papa è entrato. Forse all’inizio con comprensibile trepidazione, ma via via sempre più sciolto, a suo agio, contento del nostro abbraccio, e felice di ricambiarlo non solo con il suo magistero, ma anche con il suo affetto di Pastore universale.
 
Grazie alle Autorità per la collaborazione continua, puntuale e generosa; grazie al comitato diocesano, ai moltissimi volontari, alle numerose confraternite con i loro i Crocifissi: hanno svolto servizi preziosi. Grazie ai benefattori e ai sostenitori che – con offerte o lavoro – hanno facilitato la complessa macchina organizzativa. Grazie a quanti hanno offerto il grande affresco fiorito davanti all’altare: ha richiesto 18.000 fiori e 45 persone che dalle tre del mattino hanno lavorato fino all’ora della messa. Grazie a quanti, nel nascondimento, hanno cucinato per diversi gruppi. Grazie ai malati e agli anziani, che hanno voluto esserci nonostante i disagi, il sole, le ore di attesa: quanti volontari vi sono stati accanto con cuore e professionalità! Grazie alle catechiste e alle famiglie, in particolare ai genitori che hanno accompagnato bambini e ragazzi per vedere ed essere visti dal Papa, per pregare con il Popolo di Genova. Grazie ai giovani che – come sempre – infondono fiducia e forza. Grazie, infine, ai nostri cari Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose, per la testimonianza della loro dedizione, per la vicinanza quotidiana alla gente: stretti al Vescovo, siete le sentinelle del mattino per le vostre comunità. Tutto è scritto nel libro della vita, nel libro di Dio.
 
Guardiamo con fede alle ceneri del nostro Patrono: sentiamo che quelle ceneri non sono cosa morta ma viva. Sprigionano una luce che rincuora e un energia spirituale che incoraggia. Ci attraggono sulla via del Maestro. Giovanni non tiene i discepoli legati a sé, ma li indirizza Lui, il Cristo. Egli è un gigante della fede, del coraggio e della testimonianza: eppure non si sentiva degno di slegare i sandali di Gesù. Per questo è innanzitutto un gigante di umiltà… l’umiltà, il grande terreno dove fiorisce ogni cosa buona, nobile e bella!
 
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
condividi su