Discorso pronunciato in Cattedrale al termine della processione del Corpus Domini
17-06-2017
Arcidiocesi di Genova
Solennità del Corpus Domini, 17.6.2017
Discorso alla fine della processione
“L’orizzonte, il largo, l’ancora”
Cari Fratelli e Sorelle
1. le Confraternite e i lavoratori della città hanno portato l’arca del Santissimo Sacramento. L’hanno portata con la forza delle loro braccia, ma soprattutto con la forza del cuore. Solo Dio vede il cuore, e sa che anche l’amore per la famiglia, i figli, gli amici, la solidarietà per i colleghi di lavoro, sono un segno dell’amore per Dio, un’eco della fede. La luce della fede a volte è un fuoco, altre volte una scintilla, altre ancora è semplicemente un desiderio, l’anelito alla verità piena, al bene che non tramonta, alla bellezza che non si corrompe. Man mano che la processione avanzava, abbiamo sentito crescere la vicinanza del Signore: Gesù, infatti, è come un uomo che viene da lontano, i cui passi appena si sentono. Questi passi si fanno poi più distinti, finché si comprende che essi sono la sua presenza. L’Eucaristia è il ‘qui’ di Gesù, è il Figlio di Dio che si pone all’ultimo posto e ci invita a guardarlo, a lasciarci guardare da Lui.
2. Oh sì, cari Amici, lasciamoci guardare dal Signore! Il suo sguardo ci legge nel profondo, comprende le nostre pene, vede i nostri peccati. Dice a ciascuno: “Ti conosco, ho fiducia in te, non temere, non sei solo perché io ti amo!”. Tutti sentiamo il bisogno sconfinato di essere guardati così, di sapere che stiamo a cuore a qualcuno: abbiamo bisogno della vicinanza. Perché sentiamo tanto il bisogno di essere vicini gli uni agli altri? Perché sappiamo che la solitudine può a volte esserci comoda, ma non è la nostra casa; sappiamo che non possiamo vivere da estranei. Per questo cerchiamo la vicinanza, in casa, in famiglia, con gli amici, sul lavoro. Ma anche questo non è ancora sufficiente! Noi avvertiamo che solo l’eterno può esserci veramente vicino, talmente vicino da esserne intimamente pervasi; avvertiamo che solo Dio è la compagnia radicalmente affidabile, che non tradisce e non verrà mai meno. Ecco, cari Amici, l’Eucaristia, ed ecco l’adorazione. Il mondo ha bisogno di adorare Dio per ritrovare se stesso. Lontano da Dio l’uomo si perde, si trasforma in una macchina da guerra. Credo che tutti i grandi conflitti che dilaniano il mondo – le grandi aggressioni, le violenze i terrorismi – abbiano la stessa origine: un’inquietudine mortale, un’angoscia così profonda che sembra trovare un po’ di tregua solo nel portare la morte. Quando la fame della grande felicità, dell’amore permanente, della gioia piena, non trova sbocco, allora quella fame si trasforma in rabbia e istinto di morte. Dio solo è la risposta a questa fame, e l’Eucaristia è Dio che si dona nella forma del pane consacrato.
3. Genova è segnata dalla visita del Santo Padre Francesco: è stato un grande onore e un grande dono! La nostra naturale riservatezza non ci ha impedito di farci popolo in festa e di stingerci attorno al Successore di Pietro. Genova gli ha aperto il cuore ed egli – visibilmente commosso e felice – è entrato, e si è trovato a casa.
Grazie a voi bambini, ragazzi, giovani per la presenza attenta e gioiosamente chiassosa.
Grazie a voi genitori, che avete manifestato la bellezza insostituibile della famiglia e del matrimonio: voi siete il miracolo dell’amore!
Grazie a voi anziani e malati, che avete sopportato il caldo e la fatica pur di essere presenti: voi colonne di fede e di saggezza, di preghiera e di silenziosa offerta per la Chiesa e per il mondo!
Grazie a voi, visitati in mille modi dalla povertà, dalla paura; voi perseguitati per la giustizia, per la fede, voi gli sconosciuti del dolore: noi vi chiediamo perdono. Vogliamo intensificare la nostra presenza sapendo che in voi è nascosta la particolare presenza di Cristo crocifisso. Grazie a voi, uomini e donne del lavoro oltre le mura domestiche: la Chiesa vi è vicina, voi lo sapete, conosce le vostre sofferenze, le lotte e le ansie. Siamo con voi nel dar voce alla giustizia, al dovere, alla coscienza professionale, al lavoro non all’assistenza.
Grazie a voi sacerdoti, religiosi e religiose che, ascoltando le parole del Papa, gli avete testimoniato la bellezza della vostra vocazione, la dedizione al servizio.
Grazie a voi, amici della bellezza: il mondo ha bisogno di bellezza per non affogare nella disperazione.
Grazie a voi, donne di ogni condizione, donne che avete in eredità l’amore della vita, il senso della culla, presenti, come solo voi potete, al mistero della vita che inizia. La tecnica rischia di diventare inumana: fermate la mano dell’uomo quando, in momenti di follia, tenta di distruggere la civiltà. Soprattutto attraverso voi, il vostro genio, fluisce non solo il miracolo della vita, ma anche il grande fiume della fede dell’umano, della bellezza.
Grazie a voi, uomini e donne che forse ci conoscete poco ma che eravate ugualmente presenti al grande incontro; a voi, che a volte ci guardate diffidenti. La Chiesa vi è amica! Noi vi offriamo la nostra sincera amicizia, e vorremmo incontrarvi nel segno non solo del dovuto rispetto, ma ben di più della cordialità, per ascoltarci a vicenda e aprire serenamente il cuore.
Grazie a voi, Autorità, a voi che reggete la cosa pubblica: insieme abbiamo lavorato con generosità e – oso dire – con gioia, perché la Genova religiosa e la Genova civile potessero accogliere serenamente il Successore di Pietro. La Chiesa non invade le vostre prerogative, ma guarisce l’umano dalla sua fatale caducità, lo trasfigura, lo riempie di speranza, di verità e di bellezza.
Molti sono i messaggi del Papa. Su tutti emergono – come felice sintesi – tre parole: orizzonte, andare allargo con coraggio, ancorarci in Dio. Sono parole da declinare in ogni ambiente di vita, nella Chiesa e nella Città. Tocca a noi, insieme, non perdere quota. Porre ogni giorno l’ancora dell’anima nel mare eucaristico è la condizione per avere coraggio di andare allargo con la rotta verso la meta alta ma possibile.
La Santa Vergine, Regina di Genova, sarà la stella che orienta la navigazione verso l’orizzonte, là dove il mare si congiunge al cielo.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova