Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa per la 103° Giornata del Migrante e del Rifugiato
08-01-2017
Arcidiocesi di Genova
Santa Messa per i Migranti, domenica 8.1.2017
OMELIA
“Come figli”
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
1. Pace a voi e benvenuti: voi venite da lontano, avete lasciato le vostre terre per cercare un domani migliore; a volte spinti da circostanze di violenza, di povertà economica, di guerra. Quando si vedono le condizioni nelle quali molti giungono ai nostri lidi, i sacrifici e, non di rado anche il rischio della vita, allora noi vi comprendiamo meglio nelle vostre pene e nelle vostre speranze. Per questo – come Chiesa – cerchiamo di esservi vicini come meglio possiamo, cerchiamo di offrirvi non solo dei primi momenti di accoglienza e di-ristoro, ma – se volete – anche dei percorsi di integrazione nel reciproco rispetto delle tradizioni e culture, e unendo le forze, al fine di assicurare a tutti il bene della sicurezza, che è condizione di benessere. L’integrazione non è assimilazione, ma conoscenza vicendevole, apprezzamento del bene, rispetto sincero e solidarietà crescente. Allora non si creano delle “riserve”, ma nasce un popolo: esso, voi lo sapete, non è un insieme indistinto di persone in competizione, ma una comunità di vita e di destino. Ciò – noi lo crediamo – è possibile con l’aiuto di Dio, e se ognuno di noi mette in gioco se stesso. Nella preghiera di oggi vogliamo pregare per le vostre famiglie, le persone care che avete nel cuore: sia, il loro ricordo, motivo di fiducia e fonte di coraggio per creare un domani di giustizia e di amore. Oggi, la festa del Battesimo di Gesù nel fiume Giordano rivela due realtà.
2. Innanzitutto Gesù è il Figlio di Dio, che il Padre invia per salvare il mondo dal peccato. Il peccato è il male dei mali. La confusione e il disordine diffusi sulla terra, e che voi tutti ben conoscete perché ne portate le dolorose ferite, nasce da questa radice malata. Quando ci allontaniamo da Dio che è verità e amore, ci troviamo in balia delle onde cattive della falsità e dell’egoismo; allora il potere e la ricchezza avvelenano qualunque rapporto, di famiglia, di società, di stati. Il battesimo che abbiamo ricevuto ci ha sanati dal male del peccato, e ci ha spiritualmente ricreati, ma dobbiamo ogni giorno stare vicini a Gesù con la preghiera, i sacramenti, il Vangelo, per non perdere la luce.
3. In secondo luogo su Gesù scende lo Spirito Santo. Anche su noi è sceso lo Spirito e ci ha resi figli di Dio. Ma noi viviamo da figli? Siamo contenti di essere figli di Dio e fratelli degli altri? I fratelli si vogliono bene, si aiutano e sanno anche perdonarsi! L’amore e l’amicizia sono valori importanti, necessari, ma non sono sempre facili. A volte ci sono difficoltà e prove, stanchezze e delusioni. Sappiamo ricominciare con il perdono? Oppure ci chiudiamo in noi stesi, diventiamo arrabbiati con gli altri e con il mondo intero? Molte volte siamo scoraggiati e scontrosi perché non siamo riconciliati con qualcuno che ci ha fatto un torto, o che non ha corrisposto alla nostra attenzione. E allora ci chiudiamo risentiti, e attorno a noi si crea il malessere, quel malessere che noi imputiamo agli altri ma che è dentro di noi. Lo Spirito Santo ci rende figli di Dio, e se viviamo da figli allora sarà più semplice vivere da fratelli e ricominciare tutte le volte che qualcosa si rompe. Allora, nella libertà di ciascuno, sarà meglio di prima. 4. Il terrorismo, che impazza in questi giorni seguendo la strategia della morte, non deve vincere: vince se ci rinchiudiamo dentro a noi stessi, con pochi fidati, guardando gli altri con occhi di sospetto e di paura. Mentre preghiamo per le tante vittime di questi giorni, preghiamo il Principe della pace affinché sostenga le persone e le Nazioni che sono state colpite, ma anche perché illumini le coscienze di tutti, e ispiri decisioni di giustizia e di pace.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova