Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa per l'Epifania
06-01-2017
Arcidiocesi di Genova
Epifania del Signore, 6.1.2017
OMELIA
‘La risposta di Dio alla ricerca del mondo’
Cari Fratelli e Sorelle
1. L’Epifania manifesta al mondo che Gesù è il Salvatore dell’umanità; è il Redentore dell’universo. Il Bambino Gesù spalanca la porta che noi uomini non potevamo aprire. Solo a tastoni l’umanità poteva pensare a Dio, senza sapere se Dio ascoltasse la sua invocazione. E’ questo il dramma che grava su molte religioni: esse sono un grido verso il cielo la cui risposta rimane oscura. Gesù, il Figlio eterno, è la risposta di Dio. In Lui la salvezza viene dall’alto come un dono! Quell’ ‘alto’ si è abbassato fino a noi perché noi lo potessimo vedere e incontrare, perché non ne avessimo paura e ci lasciassimo trasportare dalla sua umiltà e debolezza.
2. La porta si è aperta, e l’uomo può percorrere la via verso la Luce vera, quella che illumina ogni uomo! Ora sappiamo che Dio ha ascoltato la voce del mondo, non era sordo, assente, lontano. Era in ascolto e, nella pienezza dei tempi, ha risposto! I Magi si sono prostrati per adorare Gesù, si sono piegati alla sua trascendenza e alla sua divina accondiscendenza: e in questo loro piegarsi sono entrati nella verità e sono diventati grandi. Con l’umile e grandioso gesto, ci dicono che solo adorando quel Bambino l’uomo ritrova se stesso, il suo volto, il senso della sua vita.
3. Ma noi, come possiamo contemplare il Bambino, risposta di Dio alla ricerca del mondo? I Magi si sono lasciati guidare dalla stella: l’hanno vista, l’hanno desiderata quando scomparve, ne hanno gioito quando è riapparsa. Hanno camminato mantenendo lo sguardo verso l’alto; non si sono lasciati distrarre lungo la strada, non si sono fatti ingannare da miraggi, né hanno ceduto alla stanchezza; e neppure si sono arresi allo scoraggiamento. Hanno continuato a levare lo sguardo fiduciosi. Ecco, cari amici: per intravvedere Gesù avvolto nelle fasce e riconoscere il Salvatore del mondo, i Magi hanno camminato guardando il cielo non se stessi. Non esiste modo migliore per vedere la vita e gli altri, di quello di guardare verso il cielo, verso la luce: è nella luce che possiamo vedere le cose visibili e invisibili, quelle di Dio e quelle dell’uomo.
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4. Siamo troppo abituati a guardare noi stessi, attorcigliati sui nostri problemi, soggiogati dalle nostre emozioni, avvolti dai sentimenti fluttuanti, innamorati delle nostre idee, narcisi di noi stessi. E’ questo il modo migliore per diventare ciechi: è come vivere con gli occhi chiusi e dire che il sole non esiste. A questo punto tutto si offusca: vediamo solo i nostri problemi, i nostri desideri, quello che abbiamo e ciò che ci manca e vorremo. Gli altri esistono in funzione di noi, come se tutto dovesse ruotare attorno al nostro io.
Questo travisamento può valere anche per la cultura, la società, la politica. Anch’esse, infatti, possono diventare autoreferenziali, pensarsi superiori. E’ un inganno, ma è anche un disastro perché si staccano dalla realtà e diventano ottuse.
5. Dobbiamo guardare noi, certo, ma anche traguardare noi. E per fare questo, per non irretirci compiaciuti in noi stessi, è necessario alzare il capo come i Magi: sollevarlo da noi a Lui. Allora incontriamo Dio e lo sguardo si allarga sul mondo com’è. Allora comprendiamo che il dono immeritato della fede è non solo una gioia per noi, ma è anche un mandato: raggiungere i confini della terra per annunciare la gioia della salvezza. Il compito della evangelizzazione non deve lasciarci tranquilli. Essere tiepidi in questo, significa non credere veramente a Cristo e alla Redenzione; significa omologare ogni credo, ogni posizione. Significa naturalizzare il Vangelo, togliendo la linfa soprannaturale e riducendolo a un libro di saggezza umana, di altruismo diffuso, a un manuale di buon vivere. Significa svuotare la croce.
Che la festa dell’Epifania non sia una decorazione liturgica, ma una scossa dell’anima per ringraziare Dio della fede, per deciderci di essere, come i Magi, disposti a camminare per ogni strada al fine di annunciare a tutti che Gesù è la gioia più grande di tutte.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova