Gesù è stato lacerato dai suoi carnefici, ma è stato trafitto dai nostri peccati, per redimerci dai nostri peccati. E tutto questo, questo libero e sovrano immolarsi, non in forza di un giustizialismo umano, ma in virtù dell’amore divino. In un certo modo, con la passione e morte del Figlio, Dio giunge al ‘limite’ della sua onnipotenza: per amore nostro si volge contro se stesso, nel sacrificio della sua vita abbraccia le nostre colpe e le consuma nel fuoco del suo amore. Questo dono supremo si compie sulla croce e dura per sempre in cielo. E la Santa Eucaristia lo rende presente sull’altare.
Ma noi guardiamo il crocifisso? E’ presente nelle nostre case come oggetto di fede e preghiera? Lo portiamo sul nostro corpo come richiamo e benedizione? Oppure le nostre case sono diventate ‘pagane’, forse ricche di arte ma povere di simboli cristiani? Le piaghe del Signore sono come delle fessure: dal cielo Dio vede i nostri volti di figli, e noi vediamo il suo volto di Padre. Ma sono anche dei ponti sui quali ognuno è chiamato a passare per tornare a casa. Attraverso le piaghe dei piedi intravvediamo i piedi di Dio che va in cerca del suo popolo disperso; quelle delle mani ci lasciano scoprire le braccia aperte del Padre verso i figli del ritorno; la piaga del costato ci apre sul cuore dell’amore senza limite.
Facciamo un proposito, cari Amici, quello di sostare ogni giorno davanti al crocifisso nelle nostre case: per ricordare che Gesù brucia le nostre colpe nel fuoco del suo amore, e per guardare la luce da quegli spiragli di cielo. Mentre guardiamo il corpo tormentato di Dio, oggi vogliamo pregare in modo speciale per tanti cristiani nel mondo, vittime del fanatismo religioso. Per la fede, sono perseguitati e uccisi. Preghiamo anche per i cristiani della Terra Santa che soffrono difficoltà gravi, spirituali, morali e fisiche. Hanno bisogno della nostra preghiera e della nostra carità fraterna; e imploriamo che dal Calvario scenda su tutti propositi di riconciliazione, di giustizia e di pace.