Omelia per la consacrazione a Vescovo di Mons. Antonio Suetta, nuovo Vescovo di Ventimiglia-Sanremo
02-03-2014
Cari Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, Autorità, Cari Fratelli e Sorelle nel Signore,
La Chiesa è in festa perché un nuovo Vescovo viene donato al Popolo santo di Dio: non gioiscono solamente la nobile Chiesa di Ventimiglia-Sanremo e la Liguria, ma esulta l’intera Chiesa. Ogni Vescovo, infatti, nell’ indissolubile vincolo di comunione del Collegio Episcopale stretto attorno e sotto il Romano Pontefice, è un dono per la Chiesa e il mondo. Rivolgiamo, in questo momento, il nostro devoto e grato pensiero al Santo Padre Francesco, e Gli assicuriamo la nostra filiale obbedienza e preghiera. E saluto con particolare affetto il Pastore di Albenga-Imperia, S.E. Mons. Mario Oliveri, che ha donato generosamente un suo Sacerdote, mons. Antonio Suetta, per questo impegnativo servizio.
1. Mentre l’ anima è attraversata da un’onda di emozioni e pensieri, guardiamo all’eletto con stima, affetto e fiducia. Che cosa vogliamo dirgli? Egli ha bisogno delle nostre parole di simpatia, di vicinanza e di augurio: e queste ci sono tutte!. Ma, soprattutto, ha bisogno delle parole di Dio. Per questo, gli ripetiamo con il Profeta: ‘Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai quello che io ti ordinerò. Non avere paura, perché sono con te’. Sì, non avere timore, caro Don Antonio! Non temere il carico della paternità più grande che oggi ti viene data, non temere i tuoi limiti umani, non temere di dover dire al popolo le parole del divino Maestro. Sono parole, le sue, che scaldano il cuore e sanano l’anima, parole di cui il mondo ha bisogno, ma non sempre è disposto ad accoglierle perché è distratto e frastornato. Paradossalmente, succede anche che si rivolti contro i messaggeri, come se qualcuno volesse coartarlo anziché fare il suo bene: nasce così ogni forma ‘antica e moderna’ di quella persecuzione di cui parla l’Apostolo Paolo a Timoteo. Lumanità cerca il bene, ma a volte per strade sbagliate; aspira alla luce, ma è smarrita tra le ombre; indaga sulla verità, ma spesso la vuole a suo uso e consumo. E tu, entrando nella successione apostolica, avrai la grave responsabilità di indicare umilmente la strada, custodendo integro il deposito della fede, senza cercare il consenso degli uomini ma solo quello di Dio. Senza vergognarti mai. Ma innanzitutto e soprattutto dovrai percorrerla ‘quella strada – per primo: è la strada dietro a Gesù, il Pastore dei Pastori, il Maestro che chiede ai suoi discepoli ‘prima che l’adesione della mente’ la consegna del cuore: ‘Mi ami tu?’.
2. Se infatti la vocazione di Pietro ‘Principe degli Apostoli’ è una chiamata all’amore ‘Simone di Giovanni, mi ami più di costoro?’ -, anche l’Episcopato è una chiamata ad amare di più il Signore e la Chiesa. Una vocazione d’amore che attende una risposta d’amore. Tutto si gioca qui. Ci saranno giorni pieni di luce e altri di ombre, a volte splenderà il sole che rende smaglianti i colori delle persone e delle situazioni, e altre volte si addenseranno le nubi che vorrebbero tutto inghiottire nel grigiore dei giorni; incontrerai accoglienza e calore nel cuore dei tuoi sacerdoti e della gente, e qualche volta sentirai le ferite della incomprensione e della solitudine.
Ma tutto si gioca nel tuo amore a Cristo e al suo Corpo che è la Chiesa. Il tuo stare davanti al tabernacolo sarà ogni giorno come l’approdo nel porto sicuro della grazia, il luogo dove rinnovare la gioia, dove ritrovare le energie e rigenerare la speranza. Senza questo nostro ‘stare’ cuore a cuore con Colui che ci ha rubato il cuore, tutto diventa impossibile e monotono, incolore e triste. Tra poco ti stenderai a terra, gesto liturgico di straordinaria suggestione: insieme al tuo corpo, sarà la tua anima a fare una cosa sola con il pavimento che i piedi degli uomini calpestano per arrivare all’altare, Cristo. Tutto è scritto lì: il tuo futuro, il destino a cui Gesù ti chiama! Abbracciato alla terra con gli occhi al cielo ‘ sono i paradossi evangelici ‘ incontrerai la gioia interiore, e il tuo spirito potrà, in ogni circostanza, cantare il Magnificat di Maria. Sia Lei ‘la Grande Madre di Dio’ ad accompagnare il tuo canto, a sostenere la tua voce in ogni momento.