Omelia nella Solennità di N.S. della Guardia
29-08-2013
Genova, Santuario di N.S. della Guardia,
29 agosto 2013
Cari Fratelli e Sorelle
È sempre una gioia trovarci ai piedi della Madonna della Guardia che da più di cinque secoli guarda vigile e materna Genova, città di Maria. Nella Messa di ieri sera, abbiamo meditato su tre figure che sono state protagoniste degli inizi: la Santa Vergine, Benedetto Pareto e la moglie. Ma vi è anche una quarta figura, il popolo: è il popolo, infatti, che ha costruito il santuario con grande fatica e devozione: dal fondo della Val Polcevera, squadre di volontari – uomini e donne – sono saliti offrendo giornate di lavoro pur di corrispondere al desiderio della Madonna. Erano tempi duri di povertà ma ricchi di fede, di amore religioso e fraterno. Fatica e sacrificio erano pane quotidiano, e poter andare per strada a testa alta era un punto d’onore. Non si trattava di superbia, ma della propria dignità: dignità che non era apparente, ma che aveva sostanza perché nutrita dal senso del dovere, dall’ambizione di fare bene le cose, di guadagnarsi il pane senza essere dei parassiti, di contribuire al progresso di una società a cui si sentiva di appartenere. Come genovesi, di fare non chiacchiere ma fatti. Ci sembra di essere così lontani da quei tempi, da quel mondo che pare oggi così disatteso e a volte deriso in nome della furbizia, delle parole e del raggiro!
Ma il popolo è veramente cambiato? Siamo davvero tanto distanti da quel modo di vedere la vita, la famiglia, dalla capacità di essere generosi e di guardarci con occhi non mercantili? Di riconoscerci non avversari o nemici ma fratelli perché figli di Dio, e comunque tutti partecipi del dono della vita, pellegrini verso la stessa meta? I cambiamenti sono indiscutibili, ma io non credo che siamo così distanti da quel popolo che ha costruito questo splendido santuario.
Perché allora si era poveri ma contenti? La Chiesa non ha mai negato il progresso e il benessere, non ha mai detto ai poveri di rimanere poveri, anzi, si è spesa per il contrario. Il punto non è questo; il punto è che tutto si faccia nell’ onestà, non a qualunque costo; che l’ avere non mangi lo spirito e non riduca tutto a ciò che è materiale, a ciò che conviene ad ognuno a prescindere dalla comunità; come se l’importante fosse star bene noi senza occuparci di chi – e sono moltitudine – sta peggio di noi,
Cari Amici, quale concezione abbiamo della vita? Forse una visione materialista e individualista dove non c’è posto per Dio, la Santa Vergine, gli altri? Una visione dove ciascuno si trova solo davanti allo Stato e al mercato, dentro ad una moltitudine di individui, ma non parte di un popolo? Ci condanneremmo ad essere infelici! La Madonna ci invita a crescere nella fede, cioè nel senso di Dio. Ci invita a pregare di più, ad accostarci ai sacramenti che sono i canali della grazia. No, non credo che siamo all’opposto di quel popolo che ha costruito questo tempio: siamo certamente più distratti, viviamo in mezzo a cambiamenti che incidono sul nostro modo di pensare e di vivere, ma il cuore resta sempre lo stesso: con il suo bisogno di infinito e di eternità, con la nostalgia di un mondo più bello e più buono. Non dobbiamo aver paura di questa nostalgia: essa è la stoffa’ che Dio ci ha dato. Lasciate parlare questa intima nostalgia; abbiate la semplicità di ascoltare questa voce dell’anima che ci indica la via giusta, che ci richiama da quelle sbagliate, che ci incoraggia a non arrenderci anche se siamo spinti ad adeguarci ai tempi, al così fan tutti. Il Santo Padre Francesco non si stanca di esortarci ad andare contro corrente. Ma andare contro la corrente non significa tornare indietro? Sembra che ci inviti a non stare al passo. Ma non è forse questo il modo per andare veramente avanti? avanti nella felicità, nell’amore, nella famiglia, nel proprio dovere?
I tempi continuano ad essere duri, anzi durissimi. Non ci si può illudere che tutto sia nuovamente a portata di mano: i proclamati segnali di ripresa – se non sono solo dei pii desideri – non danno ancora frutti sul piano dell’occupazione che è il primo, urgentissimo obiettivo. Ogni piccolo passo è benvenuto, ma l’ora esige una concentrazione massiccia e stabile di energie, di collaborazioni, di sforzi congiunti senza distrazioni, che porti a risultati evidenti per chi vive l’ansia del lavoro. Insieme si può! E si deve! La gente guarda attonita, teme che i suoi sacrifici vengano buttati via, e ogni giorno spera ancora qualche spiraglio concreto che faccia intravvedere il nuovo giorno: questo deve essere visto da tutti, non annunciato da pochi. Senza lavoro non c’è futuro, così come senza una casa: e senza lavoro e casa non c’è famiglia. La società è fatta di persone ed è a servizio alle persone, ma la persona ha bisogno di nuclei più piccoli, sicuri e permanenti, grembi di vita e palestre educative. Ha bisogno della famiglia.
Cari Amici, con gioia vi informo che – dopo un intenso lavoro preparatorio degli Organismi Diocesani di partecipazione – il prossimo anno pastorale sarà dedicato proprio alla Famiglia, comunità originaria e patrimonio dell’umanità, cellula incomparabile che genera futuro per il mondo. Invito tutti a partecipare con convinzione alle diverse iniziative che saranno comunicate dai Parroci: ce ne sono a livello parrocchiale, aggregativo, vicariale e Diocesano. Così pure invito a venire qui al santuario per affidarsi alla protezione di Maria. Al termine dell’anno, faremo la consacrazione delle famiglie alla Madonna. Affidiamo tutto alla Sacra Famiglia, Gesù, Maria e Giuseppe: ci guidino a riscoprire questo tesoro, a non dilapidarlo, a difenderlo e a sostenerlo in ogni modo.
Purtroppo, il rumore sinistro delle armi si alza, specialmente in Siria ma non solo. Insieme al Santo Padre Francesco, preghiamo con insistenza per la pace nel mondo: essa si fonda sulla giustizia e sulla buona volontà dei cuori, quello dei singoli e quello dei popoli. La ragione – pensando alle sofferenze di moltitudini di innocenti – vinca su ogni ostacolo.
Angelo Card. Bagnasco