Santità e lavoro

Omelia in occasione della S.Messa in occasione della memoria di San Josemaría Escrivá de Balaguer
03-07-2013
 Genova, Cattedrale di San Lorenzo,
3 luglio 2013
San Josemaría Escrivá de Balaguer
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Come ogni anno siamo qui attorno all’altare per celebrare il ricordo e la gloria della santità che risplende in San Josemaria Escrivà. Dal suo riflesso sono edificati non solo i membri della sua Opera – l’Opus Dei – ma l’intera comunità ecclesiale. Cari Amici, vi saluto e vi ringrazio per la vostra presenza questa sera qui e nella nostra Diocesi: grazie per l’apostolato che fate con generosità tra le anime.
La festa liturgica dell’Apostolo San Tommaso ci introduce a riflettere sull’esperienza di San Josemaria: infatti, l’Apostolo ci insegna che la fede è arrendersi a Dio e vivere con Lui. Quanto il cuore dell’uomo desideri non essere solo davanti alla vita con le sue luci e ombre, con gioie e dolori, è esperienza di tutti. I tempi cambiano, ma il cuore non cambia: il suo desiderio di felicità e di amore resta.
In questa prospettiva, possiamo dire che la santità è vivere insieme a Dio che si è manifestato in Gesù, che è vicino ad ogni uomo, che cammina con noi, che indirizza il nostri passi. San Josemaria ha compreso che tutti sono chiamati alla santità, che “la santità non è privilegio di pochi, poiché possono essere divini tutti i cammini della terra, tutte le condizioni di vita, tutte le professioni, tutte le occupazioni oneste”. Comprende che si può “diventare santi nel bel mezzo della strada”.
Per questo insegna che la vera spiritualità laicale è costruita con i materiali di cui è fatta la vita dei laici. Insegna che non è necessario uscire dal mondo, ma viverci con Dio: vivere con Lui la propria vocazione, vivere con Lui il proprio lavoro. Soprattutto la realtà del lavoro diventa centrale, poiché il lavoro occupa – potremmo dire assorbe – gran parte delle energie e del tempo di ognuno, e così sembra opporsi a forme di vita separata e raccolta che favoriscono silenzio, contemplazione e preghiera.
Ma se fosse questa l’unica via per la santificazione, sarebbe giusto? Potrebbe Dio chiamare veramente tutti nella sua compagnia senza escludere nessuno? Non è possibile! Si tratta allora di entrare dentro, nel cuore del lavoro, nel cuore del mondo, per viverci con Gesù: con la sua luce per discernere il bene e il male, con il suo amore per essere polo di fraternità.
Ma come è possibile questo modo di vivere il lavoro e i doveri inerenti al nostro stato di vita? San Josemaria raccomandava i sacramenti, la preghiera, e frequenti scintille di meditazione. Quando la mente e il cuore, infatti, sono impegnati con Dio, si vive con Dio ovunque. E’ come assumere una corazza che non impedisce di amare, ma impedisce di essere violati dalle cose, dissipati dal fare. L’unificazione di noi stessi – pensieri, sentimenti, azioni – richiede un centro, altrimenti ogni cosa o emozione diventa il nostro centro passeggero; ma il risultato è la dispersione di noi e della vita. Vivere con Gesù pensato, invocato, amato e obbedito, è l’unico centro che porta a unità tutto di noi.
Possa, cari Fratelli e Sorelle, la nostra esistenza essere centrata sull’unica “cosa necessaria”, Dio. E così, con l’aiuto di Gesù e della Santa Vergine, con l’intercessione di San Josemaria che insieme invochiamo, potremo anche noi camminare l’unità del nostro cuore e gustare la bellezza della santità nella vita quotidiana.
Angelo Card. Bagnasco
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