3 novembre 2012
A distanza di un anno dalla violenta alluvione che ha colpito questa parte della Città portando via sei vite umane, di cui due giovanissime, siamo qui a pregare per le loro anime, per i familiari e per tutti coloro che sono stati segnati dalla devastazione. La Chiesa, che vive vicina alla gente, è casa per tutti, punto di riferimento e di accoglienza nelle gioie come nei dolori che la vita riserva. Il nostro pensiero va a quei giorni nei quali la violenza dell’acqua ha travolto uomini e cose, case, negozi e scantinati, luoghi di culto, lasciando dietro di sé, oltre che le vittime, difficoltà gravi per il lavoro e per il futuro di molti. Ma il fango non ha soffocato gli animi. Passando in quei giorni da un luogo all’altro, subito ho visto, insieme alla sofferenza e al dolore, la volontà di ricominciare, la voglia di alzare il capo. E, come sempre in queste circostanze, un’altra onda è avanzata, quella della solidarietà: adulti e giovani, vicini di casa e sconosciuti, istituzioni e volontari, hanno dato una mano con generosità. Tutti ringrazio nel nome del Signore che tutto vede e scrive nel libro della vita.
Il Vangelo, appena ascoltato, ci parla del grande comandamento che è il cuore della fede cristiana: amare Dio con tutte le nostre forze ricordando che Lui ci ha amati per primo fino al dono della propria vita. Egli non è lontano dagli uomini, ma si è fatto vicino in Gesù perché lo potessimo trovare in ogni circostanza, quelle serene e piene di gioia, e quelle tristi e drammatiche per cui sembra che sia impossibile andare avanti. Cristo Gesù, morendo sulla croce per noi, è entrato così nelle nostre croci personali, ci precede per incontrarci e portare insieme i pesi e le prove. Tocca a noi spalancare il cuore a Lui, e affidarci alla forza della sua grazia e del suo amore. La preghiera personale e comunitaria diventa così il luogo dell’incontro con Dio, la sorgente che rigenera la speranza.
Ma il dinamismo dell’amore di Dio – continua il Vangelo – ci spinge ad amarci gli uni gli altri: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Quanto più incontriamo il Signore che è amore, infatti, tanto più ci sentiamo sospinti verso il prossimo, in famiglia, nel caseggiato, nella strada, nei luoghi di lavoro, nella Parrocchia…ovunque. E’ l’amore fraterno che dice la verità della nostra fede, che in un certo senso la misura: amore che si fa parola, conforto, perdono e riconciliazione, ma anche gesto fisico, servizio, solidarietà, accompagnamento.
Sono certo che questi pensieri sono anche i vostri, e che hanno ispirato il vostro agire in questo anno; ma vi prego di continuare, di non arrendervi all’individualismo che si respira in giro e che rende la vita triste e la società vuota. Non rompete mai la rete di bontà che si è creata: dev’essere una rete che accoglie, dove nessuno deve sentirsi solo, soprattutto chi è stato colpito di più. Tutti dobbiamo fare la nostra parte, e voi l’avete fatta e la fate! Auspico che tutti la facciano per consolidare, prevenire, e ripristinare quanto deve ancora essere ripristinato, compresi quei luoghi dove la gente vive la famiglia, il lavoro, e anche la comunità e la preghiera. Tutto fa “casa”!
I nostri Sacerdoti sono qui per voi, la loro famiglia siete voi: hanno fatto tutto il possibile in quei giorni e li ringrazio. Guardateli con l’affetto che essi vi portano, e che è un riflesso di quello di Gesù. La Santa Vergine, che qui veneriamo con il dolce nome di Madonna della Guardia, ci benedica tutti.