Nella fede ricordare la storia e camminare nel futuro

Omelia in occasione del 45° anniversario della Comunità di S. Egidio
09-02-2013
Genova, Cattedrale di S.Lorenzo,
9 febbraio 2013
Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore

È motivo di gioia essere qui attorno all’altare per celebrare la divina Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del Signore Gesù, cuore della fede cristiana. E’ questo il modo più bello per festeggiare le date significative della nostra vita personale, della famiglia, dei gruppi, così come oggi fa la comunità di Sant’Egidio che ricorda i suoi quarantacinque anni di fondazione. Era i 1968 quando, nel pieno della rivoluzione culturale che tutto aveva posto in discussione, nasce un gruppo di giovani cattolici che vogliono illuminare con la fede la realtà, in particolare quella della povertà e della debolezza. E quando si dice “illuminare con la fede” s’intende portare Gesù al centro delle situazioni, giudicarle con la sua parola, elevarle con la sua grazia che ispira stili e opere di servizio e d’amore.
Ringrazio il dott. Andrea Chiappori per le parole che mi ha indirizzato e che esprimono il benevolo sentire della comunità: benevolenza e gratitudine che ricambio in un rapporto di paternità e di amicizia cordiale e feconda.
Cari Amici, guardiamo a questo significativo tratto di strada con riconoscenza a Dio fonte di ogni dono, ispiratore e sostegno di ogni opera buona. Solo Lui può raccogliere il bene compiuto e portarlo a compimento con la sua grazia. Solo Lui può garantire il presente e il futuro di tutti e di ciascuno. Solo Lui! Le nostre forze sono piccole, la nostra volontà sempre fragile: ma sulla sua fedeltà poggia la nostra, sulla sua forza la nostra debolezza.
Per questo vogliamo riflettere sul brano evangelico appena ascoltato e – nel cuore dell’ anno della fede – farci alunni docili e attenti dell’esempio di Pietro, che il Maestro prende idealmente per mano per far crescere la sua fede.

Sembra un invito di poco conto, quello di Gesù: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. In realtà è una sfida sulla quale Simone si gioca la vita. Infatti, davanti all’Apostolo, si aprono due strade: la prima è fidarsi del Maestro e obbedire apparendo agli occhi della gente uno stolto, poiché Gesù è un semplice falegname e non s’intende di mare. Oppure può opporsi, far valere la sua perizia di pescatore, rifiutarsi. La gente allora gli darà ragione, ma lui non sarà con il Maestro. Che fare? Il credente si trova spesso in situazioni simili: obbedire alla fede apparendo retrogrado, insensato, fuori dal mondo. Oppure adeguarsi al così pensano tutti, così fan tutti. E godere del plauso del pensiero unico. Ma il Signore? Resta sulla riva del nostro cuore e attende.

“Sulla tua parola getterò le reti”. Ecco la decisone di Simone: egli decide di fidarsi e rischia, nel giudizio della folla, la sua reputazione. La fede è fidarsi di Cristo. Ma perché si fida? Perché Pietro si sente amato da Dio! E allora la sua parola diventa affidabile anche se non la comprende; è affidabile anche se lo porta su sentieri difficili; è affidabile anche se suona controcorrente rispetto alle parole della folla e del mondo. Il credente si fida e si affida non perché tutto gli è chiaro o perché consono ai suoi personali interessi, ma perché lo dice Lui, Luce che si riflette sul volto della Chiesa così come la luce del sole si riflette sul volto della luna.

Nella fede, Pietro scopre anche se stesso: “Allontanati da me che sono un uomo peccatore”.
In ginocchio, davanti a Cristo, Simone è grande perché è riconosce di essere bisognoso della misericordia di Dio. Scende dal suo piedistallo e, giunto a verità, il Maestro gli rivela il suo nuovo essere, la forma impensata della sua futura esistenza: “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”.
Tutti abbiamo bisogno, per credere, di riconoscerci piccoli, bisognosi gli uni degli altri, debitori gli uni agli altri: ognuno ha da ricevere e da donare qualcosa. Guardando al volto di Gesù, lo sguardo del credente si affina, diventa più penetrante, il cuore più sensibile e concreto, fino a scorgere i tratti del volto amato di Cristo sui volti disfatti degli uomini. Fino ad amare ciascuno nel segno della gratuità e del sacrificio. Pietro non sa che cosa voglia dire “pescatore di uomini”, ma non fa domande, non chiede prove o garanzie: si fida del Maestro. Dio sa, e questo basta per chi ha fede.
Cari Amici, chiediamo al Signore questo regalo: una fede sempre ardente, come un fuoco che negli anni viene alimentato e sprigiona luce e calore per illuminare e scaldare la vita di tanti che chiedono, e di tanti – forse ancora più numerosi – che neppure chiedono ma attendono con umiltà e pazienza una presenza che apra la vita alla speranza. La Madonna, Regina di Genova, vi benedica.

Angelo Card. Bagnasco
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