24 marzo 2013
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
il nostro primo pensiero va al Santo Padre Francesco che il Signore ha donato alla Chiesa. In Conclave, nella forte suggestione della Cappella Sistina, il soffio dello Spirito ha guidato i Cardinali elettori a individuare colui che Cristo aveva scelto. E oggi guardiamo al Successore di Pietro con devozione e gratitudine, accompagnandolo nell’inizio del suo ministero con la nostra preghiera.
Siamo all’inizio della Settimana Santa, che ci farà rivivere i misteri centrali della nostra fede: la passione, la morte, la risurrezione del Signore. Abbiamo appena benedetto le palme e i rami di olivo: li porteremo nelle nostre case e li terremo bene in vista, segni cari della pace che solo Gesù dona. Il mondo ha bisogno di pace e semina conflitti, parla di pace e ne sbaglia i sentieri, invoca la pace ma non la cerca innanzitutto nella sua coscienza. Come è possibile costruire un mondo pacifico se ognuno di noi non è pacificato nell’ anima? Se non è riconciliato con se stesso, con la vita? Se viviamo arrabbiati e insoddisfatti, saremo causa di insoddisfazione, incapaci di cogliere il bene che Dio sparge ovunque a larghe mani. Saremo incapaci di gioia, perché perennemente alla ricerca di ciò che ci manca, di ciò che altri hanno e che vorremmo avere o essere noi. Dimenticando così quello che di buono e di bello ognuno è ed ha in questa vita in attesa dell’altra in Cielo. In questo modo possono gli uomini costruire una società riconciliata, impegnata e serena? No di certo. Quanto bisogno abbiamo di guardare quel ramoscello benedetto, tenerlo nell’intimo delle nostre case per lasciarci parlare di Cristo nostra pace!
Ho detto che la pace nasce dal di dentro, dal cuore, dall’avere una buona coscienza. Ma attenzione: la buona coscienza non è a buon mercato, nel senso che non è misurata dalle nostre opinioni individuali, magari da gusti e abitudini discutibili. Si tratta di una coscienza buona solo se illuminata e misurata dalla parola di Gesù, dalla volontà di Dio che ci indica la via del bene perché ci vuol bene. Ecco la pace del cuore, condizione per una vita riconciliata e pacificante nella famiglia, nella società, nella Chiesa. E, su questa strada desiderabile e ardita, non siamo soli: “Gesù – dice il Vangelo letto all’inizio della celebrazione – camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme”. Sì, il Signore ci precede sulla via di Gerusalemme: ognuno ha la propria Gerusalemme. E’ fatta dalle difficoltà della vita, dalle prove, dal disincanto, dai dubbi sulla sincerità dei rapporti, sulla tenuta degli affetti, forse sulla fede stessa, sugli anni che passano. Quante sono le croci! Ma Gesù ci precede deciso: non è lontano da noi, non è inarrivabile. Misura il suo passo sul nostro di creature fragili e, come sulla via di Emmaus, si mette al nostro fianco: cammina con noi così che noi possiamo camminare con Lui. La sua vicinanza è compagnia, è amicizia e fedeltà. Ci dona la forza che non abbiamo, la pace che spesso andiamo cercando fuori di noi e lontano da Lui.
All’inizio di questa Settimana, guardiamo a Gesù che cammina davanti a tutti verso Gerusalemme: si intuisce la decisione, il desiderio di compiere la sua missione d’amore e di salvezza. La premura di dare la vita per noi. Chiamiamolo se ci sentiamo indietro: chiamiamolo per nome con confidenza. E chiediamogli la pace che ci viene dalla sua misericordia: la confessione, cari Amici, è il sacramento della misericordia, della riconciliazione e della pace.