Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,
pace a voi!
Mi collego alla prima Lettera Pastorale sollecitato dal Santo Padre che ci esorta a ravvivare la fede al fuoco della preghiera e dei sacramenti. Innanzitutto della Santissima Eucaristia. Tanto più che la Programmazione Pastorale della Diocesi – oltre che la famiglia – riguarda proprio il volto eucaristico di Cristo.
Come l’altra volta, mi rivolgo a tutti, ma ciò non toglie che la mia parola desideri avere un’eco personale per ciascuno.
Gesù, Salvatore del mondo
In ogni rapporto di comunione viene il momento in cui le parole non bastano più: è necessario passare al dono di sé per esprimere la ricchezza e la profondità dell’amore. Dio, in Gesù, ha fatto così. Dopo aver raccontato il suo amore per noi in molti modi, alla fine dà se stesso nel Figlio: è il dramma del Calvario, il mistero della Croce di morte e risurrezione. Gesù, “avendo amato i suoi, li amò sino alla fine” (Giovanni 13,1): i “suoi” sono tutti gli uomini, e “alla fine” non indica solo quella della sua vita terrena, ma anche la misura estrema dell’amore, di un amore senza misura. Consegnarci al Padre per Cristo nel caldo abbraccio dello Spirito Santo, lasciarci prendere dal Vortice della Comunione Trinitaria, è la nostra vera vita, il nostro principio e la nostra meta. E’ il cuore della fede e la salvezza dal peccato, male dei mali. Nel suo sacrificio Gesù abbraccia l’umanità intera, fa un corpo solo con lei e, nuovo Adamo, si consegna al Padre. Cristo crocifisso fa da “ponte”, è il grande “Pontefice fra la terra e il cielo.
L’Eucaristia è “memoriale” del sacrificio di Gesù
Il Mistero Eucaristico rende presente tutto questo. Nel segno sacramentale del pane e del vino consacrati dal Sacerdote, Gesù continua a donare la sua vita per l’umanità: dona se stesso. Che cosa saremmo senza la vita di Dio che dall’Eucaristia fluisce nelle nostre anime? Senza la Sua luce che dà senso all’esistenza e alla morte, al presente e al futuro? Di fronte a questo mistero di amore, la ragione umana tocca la sua finitezza e si apre allo stupore riconoscente e grato: “Fate questo in memoria di me” (…). Non è dunque un simbolo, un modo di dire commovente, il ricordo di un passato lontano: ripresenta a noi – qui e ora – il sacrificio di Cristo attuato una volta per tutte sul Calvario. Nella Santa Messa la nostra umanità sale fino al cuore di Dio, e dalla Trinità si muove il torrente della grazia, ci viene donata la sua amicizia che riscalda la nostra esistenza. Entrare in questo rapporto e diventare offerta gradita a Dio in virtù di Gesù, dipende dalla nostra libertà personale.
L’Eucaristia è “convito”
La dimensione più immediata dell’Eucaristia è indubbiamente quella del convito: il pensiero corre subito all’ultima cena: “Prendete e mangiate…Poi prese il calice e…lo diede loro dicendo: bevetene tutti…” (Matteo 26, 26.27). Tale aspetto esprime in modo unico quanto il Signore cerchi l’intima comunione con noi per la nostra felicità: “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Giovanni 6,53). E questo non è un simbolo: “La mia carne è vero cibo e il sangue vera bevanda” (ivi 6,55). Come sono belle le parole di sant’Efrem: “Chiamò il pane suo corpo vivente, lo riempì di se stesso e del suo Spirito (…) E colui che lo mangia con fede, mangia Fuoco e Spirito”! Nella nostra anima scorre la forza vitale di Cristo, l’energia della grazia, la calda luce dello Spirito. La vita terrena cambia: le croci restano tali, ma il loro significato muta, diventano un valore universale ed eterno. E Lui le porta con noi. La santa Comunione, se fatta con le dovute disposizioni, veramente è “farmaco di immortalità, antidoto contro la morte” (sant’Ignazio di Antiochia). Al riguardo raccomando la confessione frequente e regolare: è questa la migliore preparazione alla comunione eucaristica che è come l’abbraccio di Cristo. E’ ospitare Lui per dimorare in Lui.
L’Eucaristia è sacramento della reale presenza di Gesù
“Non vedere – esorta san Cirillo di Gerusalemme – nel pane e nel vino dei semplici e naturali elementi, perché il Signore ha detto espressamente che sono il suo corpo e il suo sangue: la fede te lo assicura, benché i sensi ti suggeriscano altro”. E’ “mistero della fede”, il mistero della presenza reale! Insieme a tutta la tradizione della Chiesa noi crediamo che con la consacrazione Cristo si fa realmente presente in corpo, anima e divinità. Per questo adoriamo la divina Eucaristia e ci inginocchiamo di fronte ad essa. Viene conservata nel tabernacolo ¿ cuore pulsante delle nostre chiese – sia per la comunione ai malati, sia per l’adorazione dei fedeli: adorazione personale e comunitaria. Come ho scritto nella prima Lettera, raccomando che in ogni Comunità parrocchiale e religiosa si faccia l’adorazione almeno settimanale. Raccomando anche a ognuno la “visita” quotidiana al Santissimo Sacramento.
L’Eucaristia è sorgente della Chiesa, del servizio e della missione
L’Eucaristia è Cristo che si dona a noi, e ci edifica continuamente come il suo corpo che è la Chiesa: unendoci a Lui ci unisce tra noi in Lui. Per questo non si possono separare Gesù e la Chiesa: e quanto più ci uniamo a Cristo tanto più cresce la comunione ecclesiale e la fraternità universale, poiché il Signore ci chiede non solo di celebrare il Mistero Eucaristico, ma di celebrarlo come ha fatto Lui nel cenacolo: lavando i piedi agli Apostoli. Vivere una vita eucaristica significa dunque vivere offerti, cioè obbedienti al Padre, in comunione con la Chiesa intera; significa farsi dono quotidiano ai fratelli, dono di servizio. Non possiamo dimenticare che il più grande atto d’amore è annunciare a tutti la gioia del Vangelo, cioè Gesù unico Salvatore e Redentore, luce e speranza del mondo. Il dono di Cristo, che permane nel Sacramento, non può essere tenuto solo per noi. Deve essere annunciato “sui tetti”.
La mensa della Parola di Dio
La Santa Messa – ricorda il Concilio – è un unico atto di culto costituito da due parti strettamente congiunte: la mensa della Parola e la mensa dell’Eucaristia (cfr Sacrosanctum Concilium, 56). Prima di essere nutrita dal Pane Eucaristico, l’assemblea è nutrita dalla Parola di Dio: “Egli, nel suo immenso amore, parla agli uomini come ad amici, e si intrattiene con essi” (Dei Verbum, 2): continua a raccontare il suo amore di misericordia e di salvezza. La Parola della Scrittura non solo narra le opere di Dio, ma racchiude una efficacia unica che nessuna parola umana, pur alta, possiede. Per questo Sant’Ignazio di Antiochia, mentre si recava al martirio, scriveva con passione: “Mi affido al Vangelo come alla carne di Cristo”. E san Gregorio Magno confessava accorato: “E’ come se vedessi la sua bocca”!
Alla Parola ascoltata con fede, rispondiamo con il Credo domenicale, il grande “sì” che esprime l’adesione del cuore: all’ascolto della fede segue l’obbedienza della fede.
Cari amici, è difficile in breve spazio parlare di un mistero così grande. Si rischia di dire poco – ed è sempre poco! – o di dire freddamente – e non è mai sufficiente il cuore- ! Ognuno di voi, a partire da ciò che ha letto, vada oltre. Soprattutto ricordo un grande principio che vale per le cose umane come per le cose di Dio. L’esperienza ci dice che non tutto possiamo comprendere perché la realtà è più grande di noi. Ciò non ci esime dalla fatica della ricerca e dello studio, ma con umiltà, senza pretese assolute. Molte cose le comprendiamo solo vivendole. Gesù l’ha detto a chi lo interrogava: “Venite e vedrete” (Giovanni 1, 39).
Alla luce di questo semplice principio, invito ciascuno a sperimentare il Mistero Eucaristico: andate spesso alla Santa Messa, non solo alla domenica; fate spesso l’adorazione eucaristica; fate ogni giorno la breve visita al Santo Sacramento. Non fatevi il problema di cosa e di come fare. State in pace davanti a Lui, sapendo che in voi c’è il grande Maestro della preghiera e della vita cristiana che è lo Spirito Santo. Lui, piano piano, vi guiderà alla verità profonda di Gesù Eucaristia. Bisogna continuare con fiducia.
Auguro a me e a voi di essere come la goccia d’acqua che il Sacerdote mette nel calice del vino che diventerà il Sangue di Cristo. Immergere la nostra piccolezza nella grandezza del suo amore. Non perdiamo noi stessi: ci ritroviamo felici.
Con stima e affetto vi porto ogni giorno nella Celebrazione Eucaristica. Anche voi portate me. Vi benedico.
Genova 1 ottobre 2007
Santa Teresa di Gesù Bambino
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo metropolita di Genova