«La Tradizione relativa ai Santi Nazario e Celso
ha importanza perché rivela le origini del Cristianesimo in Liguria»
Card. G. Siri
Gli storici attestano che sino al ‘600 nel palazzo comunale di Genova si trovava una targa che diceva: «Structori Genuae multum debere fatemur, sed plus Palmiferis, qui docuere fidem»: al Fondatore di Genova si deve molta riconoscenza, ma di più ai Palmiferi che hanno insegnato la fede.
Chi sono i Palmiferi? Intanto, ricordiamo che l’iconografia cristiana antica presentava con la palma – segno di vittoria – i santi martiri. L’antica targa fa dunque riferimento a due martiri, che sono venuti a Genova. Di chi si tratta? Sono i santi Nazario e Celso, raffigurati il primo come un uomo adulto e il secondo come un giovane.
Mons. L. Borzone (Genova cristiana, 1994) così sintetizza le testimonianze storiche che ci sono pervenute, a partire da quella di Jacopo da Varazze (Leggenda aurea), arcivescovo di Genova dal 1292 al 1298:
1) Ianuam advenerunt: la venuta a Genova dei santi Nazario e Celso è unanimemente accettata dagli storici ed è confermata dal culto antichissimo loro riservato e dalla dedicazione in diocesi di chiese, oratori, cappelle in loro onore.
2) Nero imperator navi imponi fecit: secondo due “Legendae” (nel senso “da leggere”) antiche, i due santi sarebbero stati imbarcati per ordine di Nerone per essere sommersi in mare. Invece, si salvarono e avrebbero fatto approdo in una località a 600 passi da Genova, forse la zona di Albaro. Questo collocherebbe l’opera dei due Palmiferi al I secolo dell’era cristiana e farebbe di Genova una delle prime città ad avere accolto il Vangelo.
3) Liberi e fieri: venuti in città, i due santi avrebbero predicato senza incontrare ostacoli o persecuzioni, anche grazie all’autonomia che Genova godeva. Non sembra dalla storia che Genova abbia fatto martiri: i santi Giovanni Battista, Lorenzo, Giorgio, onorati come patroni, hanno versato il loro sangue in altri luoghi.
Seconda la tradizione storica, Nazario (Nazaro) e Celso diedero la testimonianza del sangue a Milano. Nazario fu decapitato con il giovane Celso a Milano, presso Porta Romana, in una località chiamata “Tre Muri”. Per timore dell’imperatore, i cristiani trafugarono immediatamente i corpi, per seppellirli in un luogo segreto
Non conosciamo l’anno del martirio, però abbiamo una testimonianza importante circa il ritrovamento dei loro corpi ad opera di sant’Ambrogio, vescovo di Milano dal 373/4 al 397. Il suo storico, Paolino di Milano, attesta che il santo vescovo nel 395 rinvenne, per ispirazione divina, i loro corpi in un orto fuori della città. Trasferì il corpo di Nazario nella Basilica Apostolorum (l’attuale Basilica di san Nazaro in Brolo), appositamente edificata per accogliere i resti dei martiri. Lasciò il corpo di Celso fuori città e lì venne edificata una basilica in suo onore. La loro festa è celebrata ogni anno il 28 luglio, probabile anniversario del ritrovamento delle reliquie.
Nella diocesi di Genova ci sono alcune chiese ed oratori dedicati ai Palmiferi, ma la testimonianza più antica si trova ancora oggi al Molo di Genova. Infatti, Il piccolo Santuario di Nostra Signora delle Grazie al Molo cela al suo interno il sacellum intitolato ai santi Nazario e Celso, luogo che secondo la tradizione fu fondato sul declino della collina di Castello. La collina di Castello rimase il luogo privilegiato della città: prospicente al mare, e quindi aperto verso il commercio e facilmente difensibile, divenne in epoca bizantina, e poi longobarda, il centro del castrum, cuore della Janua medievale.
Gli scavi furono condotti tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso dal Rettore del Santuario mons. Luigi Noli, per volere del card. Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova dal 1946 al 1987. La possibile fondazione della primitiva chiesa è datata dagli storici all’età paleocristiana: proprio negli scavi, su parte del sito, si sono infatti rinvenute tracce di un pavimento precedente al VI secolo, epoca nella quale si può datare il piano di calpestio di posteriore epoca longobarda.
Durante il periodo di permanenza dei vescovi milanesi a Genova, iniziato nel 569 a motivo della invasione longobarda, su questo sito, riconosciuto come preminente, fu adattato un nuovo sacellum, che nei secoli seguenti subì nuove trasformazioni, ancora oggi riconoscibili: infatti, l’analisi della muratura, la forma ad aula unica absidata e la quota di fondazione propongono, come possibile periodo, l’epoca longobarda avanzata (VIII-IX secolo), avvicinando il sito, per cronologia e stile, alla cripta posta sotto la chiesa di Santo Stefano.
Anche la presenza di un capitello, purtroppo molto corroso, potrebbe indicare come termine post quem il VI secolo, collegandolo al trasferimento dei vescovi che portarono al loro seguito una parte di clero, nobili, mercanti e possibili maestranze lombarde. La forma del manufatto presenta un doppio ordine di foglie d’acanto, purtroppo non più interamente visibili, ma ancora evidenti nella parte inferiore: ciò pone come possibile derivazione dalle officine lombarde, certamente più esperte e raffinate di quelle locali, che non erano in grado di produrre sculture di ricercata fattura.
La piccola chiesa dei santi Nazario e Celso era comunque un edificio a sé stante e isolato, intorno al quale si adattarono nel tempo gli edifici che oggi lo sovrastano: intorno al XII scolo fu costruita la chiesa con prospetto romanico, che accolse, come racconta una antica tradizione, la piccola statua della Madonna con Bambino, proveniente dall’Armenia prima del 1298, data della battaglia di Curzola, che decretò la vittoria delle navi genovesi su quelle veneziane. Il manufatto è riconosciuto dai critici di produzione piemontese, trasportato presumibilmente in Armenia da mercanti forse genovesi e custodito in una delle chiese da loro frequentate. Da qui fu poi trasportato nuovamente a Genova. Nel 1495, secondo la tradizione questa fu la chiesa a Genova dove per la prima volta si allestì un presepe per il Santo Natale.
Nel XVI secolo si costruì una cisterna che affiancava l’edificio sacro e sfruttava il muro perimetrale delle mura cittadine, mentre un nuovo cambiamento dell’edificio si verificò nel XVII secolo con la costruzione del Santuario dedicato alla Vergine delle Grazie, accogliendo la vocazione del luogo definito privilegiato per rivolgere le preghiere alla Vergine.
Durante la visita al Santuario nel 1992 in occasione della Festa delle Grazie il card. Giovanni Canestri, arcivescovo di Genova dal 1987 al 1995, scese nella cripta, da poco aperta, e baciò una delle colonne antiche, come segno di riconoscenza verso coloro che da Roma portarono a Genova la fede cristiana.
Domenica 3 marzo 2024, al termine della S. Messa celebrata nel Santuario, Mons. Marco Tasca, Arcivescovo di Genova, è sceso nella cripta e si è raccolto in preghiera.
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Bibliografia:
Borzone Luigi, Genova Cristiana, Genova 1995;
Noli Luigi, Al Molo di Genova N.S. delle Grazie e i Santi Nazario e Celso, Genova, 1992;
Puncuh Dino (a cura di), Il cammino della Chiesa genovese dalle origini ai nostri giorni, Genova 1999;
Signa Christiana, Testimonianze figurative a Genova tra il IV e il XI secolo, guida alla mostra, Genova 1998;
La Sacra Selva. Scultura lignea in Liguria, Catalogo della Mostra, Genova 2004;
I Santuari d’Italia. Liguria, Roma 2021
La cripta è aperta alle visite il venerdì dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 18