Veglia Pasquale. “Accogliamo Gesù risorto e anche noi risorgeremo con Lui!”

Sabato 19 aprile in Cattedrale il Cardinale Arcivescovo ha presieduto la Veglia pasquale, la solenne celebrazione della Risurrezione del Signore, che celebra la vittoria sul peccato e sulla morte da parte di Gesù Cristo. La funzione é cominciata con la benedizione del fuoco. Dalle braci messe nel turibolo si accende il Cero pasquale; l'Arcivescovo, benedicendolo, vi ha tracciato una croce, le lettere greche Alfa e Omega e le cifre dell'anno; prendendo poi cinque grani di incenso li ha conficcati alle quattro estremità e al centro della croce disegnata, a simboleggiare le cinque piaghe gloriose di Cristo, delle mani, dei piedi e del costato. Quindi il diacono, portando il cero pasquale, ha cominciato la processione che, entrando in chiesa, ha intonato il “Lumen Christi”.

Dopo la ricca Liturgia della Parola della Veglia di Pasqua che ripercorre storia della redenzione dall'origine della vita in Dio, l'Arcivescovo nell'omelia ha sottolineato che “con Gesù risorto si è accesa una nuova vita, quella dell’uomo insieme a Dio”.

“E’ questa la novità di questa santissima notte – ha proseguito –  non vivere davanti a Dio o lontani da Lui, ma vicini e insieme a Dio, al suo fianco. Questo miracolo cambia il modo di esistere: Dio è venuto accanto all’uomo per stare con lui. E questa è la vita della grazia”.

Se accogliamo Gesù risorto, anche noi risorgeremo con Lui e non avremo paura neppure delle nostre fragilità e cadute.      

Le nostre colpe hanno infatti sfidato Dio, “hanno provocato il suo amore, come se volessero misurarne la profondità – ha detto Bagnasco – ma la sfida è stata vinta da Cristo! Per questo possiamo gridare sui tetti la gioia della Pasqua, la gioia cristiana”.

Durante la celebrazione 30 catecumeni hanno ricevuto per mano del Cardinale i sacramenti di Battesimo, Eucaristia e Confermazione. A loro l'Arcivescovo ha detto che vivendo uniti a Cristo scopriranno “la gioia di Gesù, quella gioia intima che non dipende dalla buona fortuna, ma dall’essere amati da Dio, dal vivere con Lui anche le inevitabili prove dell’esistenza”.

 

Leggi il testo integrale dell'omelia dell'Arcivescovo

 

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