Che cosa ha rappresentato il Congresso Eucaristico Nazionale?

Si è concluso da poco il XXVI Congresso Eucaristico Nazionale, la cui preparazione ha impegnato un paio d’anni. La domanda più appropriata ora non è semplicemente se le giornate genovesi siano andate bene, ma, piuttosto: “Che cosa ha rappresentato il Congresso?”
Ora, per rispondere occorre porsi non sul piano dell’organizzazione per valutare presenze e numeri, ma su quello soprannaturale, da cui tutto ha origine. Ogni manifestazione della vita della Chiesa non deve sfuggire a questa considerazione, perché altrimenti sarebbe soltanto folklore religioso. Il Congresso Eucaristico è stato un dono di grazia per i singoli, per le comunità e per i partecipanti venuti da ogni parte di Italia. Ancora una volta, il Signore Risorto con la potenza della sua morte, risurrezione e glorificazione si è fatto presente in mezzo ai suoi per divenire loro nutrimento vitale. E tutti, in modo diverso e con tonalità personali, misteriose e reali, Lo hanno incontrato e hanno accresciuto il legame con Lui.

Ora, tutto questo, come ogni azione soprannaturale nella Chiesa, è invisibile, ma non è muto o lontano. In questo senso si può dire che il dono di grazia si è fatto toccare. Le persone sono accorse sia da Genova che da fuori; si sono sentite parte di una sola famiglia, si sono accolte come amici, anzi, come fratelli, hanno incontrato la collaborazione da parte di tanti, che a volte sembrano freddi e lontani. Hanno vissuto la gioia, che è dono del Risorto. Anche tra gli organizzatori e i volontari sono sorte amicizie nuove o si sono consolidate. E, così, dal piano soprannaturale siamo giunti a quello del visibile e del sensibile. L’organizzazione delle giornate ha mantenuto i programmi previsti, qualche limite è stato superato facilmente o accettato perché la cosa più importante non doveva essere l’efficienza, ma la spiritualità di ogni avvenimento.
Nessuno degli organizzatori ha considerato il Congresso come una cosa propria, quasi un’occasione dove affermare se stessi; persino, le appartenenze ecclesiali e i campanili sono stati lasciati in secondo piano perché alla fine doveva apparire solo il volto del Protagonista e quello della sua amata Sposa, la Chiesa. Nella misura in cui le attività sono state vissute come la nostra collaborazione all’azione del Risorto che viene nella sua Chiesa, il risultato è stato oltre ogni aspettativa.
E che il Protagonista sia stato colui che si fa nutrimento dell’uomo, pur governando il cielo e la terra, si è toccato dal miglioramento sempre delle condizioni del tempo, contro previsioni che mettevano in serio pericolo le manifestazioni all’aperto.
Siamo tutti grati alla divina Provvidenza per averci permesso si vivere un evento che con la bellezza spirituale delle sue giornate entra nella storia di Genova, come fu per il Congresso Eucaristico Nazionale del 1923. La Chiesa è una nel tempo e nella storia: la sua missione è sempre la stessa far incontrare gli uomini con il Signore Risorto, che attira tutti a Sé.

Mons. Marco Doldi
Vicario Generale 
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