Con il primo appuntamento di venerdì 13 dicembre in Cattedrale, Mons. Marino Poggi, Canonico Penitenziere, ha iniziato gli incontri di presentazione e riflessione sulla Lettera Pastorale “Evangelizzazione, Sinodalità e Fraternità di parrocchie” di Mons. Marco Tasca.
Nel primo incontro, Mons. Poggi si è soffermato sulle premesse della Lettera stessa, partendo dal doveroso interrogativo sul cosa sia una Lettera Pastorale e sulla sua utilità.
Con l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, Papa Francesco ha espresso un concetto nuovo al tema dell’evangelizzazione: la gioia del Vangelo è gioia di un ascolto, non è un progetto. Il Papa non ha offerto iniziative, ma ci ha invitati a sperimentare la gioia che deriva dalla Buona Notizia del Vangelo.
L’Arcivescovo ha scritto la sua Lettera sul tema preponderante dell’evangelizzazione, che indica proprio l’invito all’ascolto della Buona Notizia; ha indicato poi la sinodalità, che è la modalità dell’ascolto; e con la fraternità di parrocchie ha approfondito la modalità per vivere in concreto questo ascolto comune.
“Il primo di tutti i comandamenti è proprio l’ascolto – ha detto Don Marino – Dobbiamo essere aperti alla presenza di Dio. Si è capaci di ascoltare Dio solo ascoltandoci vicendevolmente. Ma non ascoltando i nostri bisogni per diventare ‘proprietari dell’altro’”.
L’Arcivescovo nella premessa della Lettera ci dice che evangelizzare è annuncio, testimonianza e ascolto. “Evangelizzare – ha sottolineato Mons. Poggi – è portare una notizia che non è nostra. Dobbiamo saper offrire il messaggio bellissimo del vangelo di Gesù, lasciarlo entrare nella nostra vita e sentire importante la sua Parola. Dobbiamo essere sorpresi di essere i destinatari di un amore che nessuno ha cercato: infatti lo riteniamo così ‘difficile’ che quasi non ci interessa! Un vero paradosso!”. Chi ascolta da solo, ascolta se stesso, confonde quello che gli viene detto con i suoi sogni, bisogna saper ascoltare insieme. Il Papa ci invita a riscoprire la sinodalità come dimensione costitutiva della chiesa. E su questa strada anche la Chiesa genovese si è messa in cammino.
Circa la fraternità di parrocchie, Don Marino ha sottolineato che nel tempo è andata radicandosi la mentalità che la Messa nelle parrocchie fosse un servizio da garantire. “La Santa Messa – ha spiegato – è abbeverarci alla fonte della gioia. Andare a Messa è diventare noi stessi pane spezzato con Gesù; è essere servitori della comunione. E ora che i sacerdoti sono diminuiti in numero occorre organizzarsi e non si può considerare la Messa come un bisogno del singolo o di pochi”. La strada da percorrere è difficile. Occorre morire alla nostra autoreferenzialità e accettare di non essere più al centro, dando a Dio l’unico primo posto. Se non torniamo all’essenziale, evangelizzare non ha significato: dobbiamo dimenticare di essere soggetti con bisogni, ma essere disponibili ad una guida che è quella dello Spirito. “Essere credenti – ha concluso Don Marino – significa dare il primato assoluto a Dio, aprirsi alla sua iniziativa, proprio come ha fatto Maria, da lei ci arriva il più grande esempio da seguire”.