«Fare memoria di una tragedia ci ricorda la bellezza della vita umana, dono di Dio»

Discorso pronunciato mercoledì 14 agosto 2024 alla Radura della Memoria per il sesto anniversario del crollo di Ponte Morandi
14-08-2024

Cari amici,

Dopo sei anni ancora una volta ci ritroviamo insieme qui, in questa radura della memoria, per pregare, condividere il dolore, domandare il celere compimento delle procedure giudiziarie, mostrare effettiva vicinanza alle famiglie e agli amici di chi ha perso la vita per un incidente, la cui drammatica tragicità non è attenuata dal passaggio del tempo.

La radura è un luogo in cui si trova spazio per incontrarsi, ma non in un deserto, ma su un prato, dono della bontà di Dio e del lavoro dell’uomo, circondati, protetti e custoditi dagli alberi.

Questi alberi lo sappiamo bene tengono vivo il ricordo di chi, sul ponte, cercava la vita e ha trovato la morte. Un ricordo che non è solo di tipo storico, ma che è e deve essere memoria orientatrice per il futuro.

Questi alberi restano a ricordare che il terreno della nostra città, della nostra regione e del nostro paese si mantiene solido, solo se è solidale. Questo terreno può essere fecondo unicamente se chi lo cura e coltiva ha per obiettivo il bene comune con costante impegno e con puntuale attenzione ai bisogni dei singoli e della collettività.

Possiamo dire sicuramente che le vittime di questo disastro si trovavano sul ponte perché cercavano la vita nelle diverse forme della vita quotidiana di ognuno di noi: chi si muoveva per lavoro, chi per turismo, chi per incontrare un familiare, un amico, una persona cara, chi pieno di entusiasmo, chi appesantito da dolori e preoccupazioni. Il crollo del ponte ha interrotto tutto questo movimento di vita. Farne memoria oggi ci addolora, ma ci ricorda, con drammatica e semplice verità, la bellezza della vita umana, dono di Dio, da godere insieme vivendo insieme come amici e fratelli.

Come genovesi, con le più diverse responsabilità in questa città, abbiamo un debito rispetto al dolore che ha attraversato i cuori dei familiari e degli amici delle vittime e che ancora risuona in questa valle, protetta dalla Madonna della Guardia, e nelle strade della nostra città. È il debito di rendere la nostra città sempre più sicura, operosa, costruttrice di lavoro e di speranza. Questo significherà renderla sempre più una città in cui si desidera vivere, lavorare, formarsi una famiglia. La creatività, l’onestà e la laboriosità dei genovesi sono confermate da una storia di conquiste civili, culturali, economiche. Alcune complesse vicende giudiziarie e politiche degli ultimi mesi non possono né devono rallentare o fermare questa costruzione di speranze in un futuro migliore.

Lo dobbiamo anche a chi è caduto.

 

Genova 14 agosto 2024                                                                                                                               + Marco Tasca

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