“Da questo santo monte, la Madonna veglia”

Omelia pronunciata nella Basilica Santuario di Tindari nella S. Messa Pontificale per la festa della Madonna del Tindari
08-09-2022

Diocesi di Patti

Santuario della Madonna del Tindari, 8.9.2022

 OMELIA

“Da questo santo monte, la Madonna veglia”

Cari Confratelli nell’Episcopato, nel sacerdozio e nel Diaconato

Distinte Autorità Civili e Militari

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

Ringrazio S.E. Mons. Vescovo Giombanco Guglielmo, Pastore di questa veneranda Chiesa, per il fraterno invito a celebrare la divina Eucaristia in onore della Madonna del Tindari. Da questa altura di antico culto mariano, la santa Vergine benedice il nostro mare e la Sicilia. Saluto con affetto il clero e le Autorità convenute, saluto il popolo di Dio qui così ben rappresentato. Ci stringiamo attorno alla venerata immagine che da secoli ci guarda, e ci presenta il Figlio del suo grembo purissimo. Ma ci stringiamo  anche al nostro Vescovo, che in questi giorni celebra il 31° anniversario della sua Ordinazione Presbiterale: mentre gli diciamo al nostra stima e il più cordiale affetto, gli assicuriamo la nostra preghiera filiale.

Il culto alla Madonna del Tindari affonda le sue origini in tempi lontani, anche se il tempio che ci accoglie è recente, opera della fede e della generosità dei Pastori e del popolo, segno dell’anima profonda della vostra terra.

L’Italia è come abbracciata dal manto di Maria, un manto tessuto dalla presenza di innumerevoli chiese, cappelle, santuari a lei dedicati, luoghi di grazie, consolazione e speranza. Che cosa saremmo senza la forza della speranza? Che cosa sarebbero le nostre speranze umane senza la grande speranza che è Gesù, e che Maria ci offre? E che cosa sarebbero – senza il Cristianesimo – la nostra Italia e l’Europa? Scomparirebbe la nostra civiltà.

Saremmo dei deserti disorientati e aridi, senza stella che guida e senza linfa che feconda. La stella polare è la Santa Vergine, e la linfa vitale è Cristo.

  1. “Fino a quando colei che deve partorire partorirà”

Il profeta Michea parla di Betlemme, il luogo del destino; in quel momento tutto era desolazione, e, fra le città di giuda, Dio sceglie un piccolo villaggio per entrare nel mondo e rinnovare la terra. Questo luogo sperduto attende Colei che deve partorire il Re dei Re: nascosto nel grembo materno, Egli scenderà dal cielo, nel cuore della notte gli angeli canteranno la sua gloria, i pastori saranno la sua corte, la grotta il suo trono. Tutto si compirà secondo la promessa: il messaggero di Dio entrerà nell’umile casa di Maria, le annuncerà il disegno divino, e lei si affiderà a Lui: “Si faccia di me secondo la tua parola”.

Troviamo qui il cuore della fede: la Vergine non si affida a Dio perché è chiara la parola dell’ angelo, ma si fida di Dio perché è Dio, e a Lui si affida nonostante il chiaro-scuro della fede. Non basta infatti credere che Dio esiste – anche i demoni lo credono – ma è necessario vivere di Dio, cioè fidarci e affidarci a Lui tanto più quando meno comprendiamo le sue vie, e tutto ci sembra oscuro e impossibile. Oggi, anche i credenti a volte giudicano il Signore, le parole della fede che non sono gradite, l’insegnamento della Chiesa che ha il compito di custodire  integro il deposito della fede apostolica.  Maria non disquisisce, si abbandona.

  1. L’indifferenza religiosa

Oggi sembriamo immersi nell’indifferenza religiosa, pare che non ci sia più posto per Dio, per le tradizioni della nostra fede. Sembra che l’occidente sia diventato una specie di deserto spirituale, dove si vuole mettere il Creatore ai margini della vita e dalla società; ma più ci si allontana dal Creatore più si perde la creatura nella sua dignità e bellezza.

In questo clima può sembrare che la fede sia ormai al tramonto, ma è proprio così? La vostra presenza, cari Amici, dice il contrario.

Anche oggi Dio è presente e l’uomo ne sente il bisogno. Sì, ne sente il bisogno a volte indistinto ma crescente. Le varie forme di ingiustizia e di violenza non sono forse conseguenza di un vuoto dell’anima, di una solitudine diffusa?  L’uomo di oggi è forse più emancipato e libero? Sembra piuttosto più succube, incapace di pensiero critico, omologato al pensare comune. E’ forse più felice? Sembra invece più triste, in preda alla incertezza del futuro, assediato dalla noia. Anche l’uomo moderno, però, porta nel cuore una domanda radicale che non può tacere: che sarà di me? Dove va la mia vita? Che cosa sarà oltre la porta del tempo? Il buio o la luce?

Siamo creature di confine, delle sinfonie incompiute, nel nostro cuore dimora la nostalgia dell’Infinito, di Dio. Per questo non dobbiamo mai arrenderci alla sfiducia: il mondo che avanza siete voi, è la comunità cristiana che, con i suoi Pastori, prega, celebra l’Eucaristia, ascolta il Vangelo, si vuole bene, serve i bisognosi, annuncia Gesù che Maria porta sul suo grembo regale. Sì, la vostra presenza attorno alla Madonna, la vostra  solida fede, la preghiera, la fraternità, la laboriosità della vostra terra, il senso della famiglia, sono i segni della novità di  Cristo: novità che non arretra, ma avanza!

  1. “Dio con noi”

Il Vangelo ascoltato narra il sogno di Giuseppe, dubbioso sula promessa sposa Maria che porta in grembo un bimbo. L’angelo lo rassicura e gli rivela il destino: “egli salverà il popolo dai suoi peccati”. Siamo ricondotti al centro della fede: la redenzione dei peccati. Oggi si preferisce parlare di errore dicendo che “in fondo, tutti sbagliamo”, quasi a giustificare il peccato stesso. Ma non dobbiamo dimenticare che “l’errore” ci mette in rapporto con noi stessi, mentre il peccato ci pone in relazione con Dio. E questo è infinitamente meglio, poiché Dio è Padre, solo Lui conosce la profondità dei cuori e sa comporre la giustizia e la misericordia. Solo Lui rigenera, nel perdono sacramentale, l’anima alla vita della grazia, ridà fiducia per camminare verso il cielo.

Gesù è venuto per questo, per restituirci a Dio e quindi a noi stessi e agli altri, per salvarci e così ritrovare  la via della gioia. Tacere la linfa soprannaturale del Vangelo e ridurlo a un codice di comportamento, è svuotare la redenzione e naturalizzare la fede. IL Verbo eterno è sceso tra noi, ha preso su di sé le nostre colpe, si è addossato i nostri peccati, ha patito e ha dato la vita perché noi avessimo la vita di Dio.

Cari Fratelli e Sorelle, non siamo soli a portare i pesi dell’esistenza terrena: la grande Madre di Dio, Regina del cielo e nostra, da questo santo monte continua a vegliare sulle nostre case, sul lavoro, sui giovani e gli anziani; veglia sulla Chiesa, sui nostri cari Sacerdoti, Pastori del futuro, e tiene i braccio Gesù. Non si stanca di dire a ciascuno: non temere, Gesù è l’Emanuele, il Dio con noi, la luce e la pace. E tu sei con lui? Noi tutti, col cuore, vogliamo dire di sì!

Card. Angelo Bagnasco

Arcivescovo emerito di Genova

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