Venerdì 25 febbraio si è riunita in Seminario la Consulta di Pastorale giovanile. E’ stata la grande occasione per riprendere il cammino dopo la pandemia e in tempo di Sinodo. Ci si è presi tutto il tempo che occorreva per fare anche come consulta un piccolo “Swot”, strumento oramai noto per concretizzare una riflessione comune sia sulla situazione della pastorale giovanile in genere sia sul senso del servizio stesso diocesano di pastorale giovanile.
Suddivisi in quattro gruppi, si è riflettuto insieme per un’ora e mezza. Momento molto apprezzato da tutti, come sempre accade in questo cammino sinodale dove le persone apprezzano il fatto di poter parlare e di poter dire la loro. Cosa ne è emerso? Stiamo rielaborando come segreteria di Pastorale giovanile i contenuti condivisi alla fine per poterci lavorare sopra.
Nei punti di forza di certo è emerso il fatto stesso che la pastorale giovanile testimonia una profonda gratuità nel cuore di tante persone, disposte a donarsi al servizio degli altri: una grande varietà di carismi, di situazioni che fa dei nostri gruppi giovanili un punto di riferimento, un luogo di accoglienza
Il servizio di pastorale giovanile è stato definito come momento di grande importanza per l’unità e per le proposte di ampio respiro che propone quali GMG, viaggi, e momenti diocesani. Nelle criticità al contrario è emersa la difficoltà di capirsi da parte di tante realtà, ognuna col suo linguaggio e i suoi tempi (che difficile fare un calendario componendo le componenti diocesane, internazionali, nazionali, parrocchiali e del movimento stesso oltre che quelle laiche!), la carenza di “manodopera” qualificata sia laica che consacrata, al servizio dei giovani e nel servizio di pastorale giovanile, la sua scarsa comunicatività e la sua distanza dalla periferia e dai gusti e linguaggi dei giovani stessi, oltre che la difficoltà di armonizzare in concreto un arco di età (15-30 anni) così ampio e complesso.
Tutto questo minacciato da un tempo che cambia rapidamente a una velocità supersonica, una pandemia che mette a dura prova la psiche dei ragazzi spingendoli verso la violenza, un individualismo esasperato della società che tende a nascondersi dietro lo schermo piatto di un cellulare o di un computer, dal calo demografico imponente, dalla mancanza di coordinamento delle case e strutture per giornate, campi, bivacchi, dall’emigrazione di tanti giovani in cerca di lavoro.
La disgregazione familiare e la mancanza di punti di riferimento adulti completano un quadro che appare minaccioso anche di fronte alle opportunità colte della rete social, della diffusa presenza di insegnanti di religione e di voglia di aggregazione attorno al mondo della scuola e dell’università (vedi tanti doposcuola per ogni età…) e a un indistruttibile desiderio di felicità e di senso alla vita presente nel cuore di tanti che si manifesta nella concreta disponibilità e generosità nei momenti di crisi o di grande bisogno.
La stessa pandemia è una grande opportunità per parlare al cuore dei ragazzi e dei giovani avendo smosso nel profondo i bisogni più fondamentali dell’uomo.
Il rimando del Sinodo a tutti i gruppi giovanili che non riuscissero o non si sentissero coinvolti nei loro vicariati e parrocchie. Una volta appreso il metodo si invitano tutti i gruppi giovanili presenti in Diocesi a vivere un momento profondo di sinodalità e ascolto del mondo giovanile.
Don Fully Doragrossa
Coordinatore della pastorale giovanile