Solennità del 24 giugno. L’Arcivescovo ai Vespri pontificali: «Imitiamo il coraggio e la coerenza di San Giovanni»

Mons. Tasca ha compiuto il tradizionale gesto della benedizione alla città e al Porto, simbolo dell’operosità di Genova, nel giorno del santo patrono S. Giovanni Battista, al termine della recita dei Vespri. Lo ha fatto dal sagrato della Cattedrale, dal momento che per le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria non è stato possibile fare la consueta processione verso il Porto Antico. Questo non ha tolto però solennità a un appuntamento atteso per la città e particolarmente quest’anno: le difficoltà ancora ci sono, ma gradualmente si comincia a vedere un po’ di luce e un momento di festa come questo è un segnale importante per la diocesi e la città. In San Lorenzo erano presenti numerose autorità politiche e civili tra cui il Presidente della Regione Giovanni Toti, il sindaco Marco Bucci, l’assessore regionale Ilaria Cavo, il prefetto Renato Franceschelli e il questore Vincenzo Ciarambino.

Nella sua omelia, Mons. Tasca ha sottolineato il suo apprezzamento per lo stile di San Giovanni Battista che non si sente il primo, ma anzi sa benissimo che il suo compito è quello di indicare un ‘secondo’ che arriverà dopo di lui: “Giovanni era stimato e benvoluto – ha detto l’Arcivescovo -, avrebbe potuto avere il suo seguito e fare la sua strada, ma afferma chiaramente che quello non è il suo compito; Giovanni dà una lezione di libertà fortissima a cui ciascuno di noi deve ispirarsi. Siamo chiamati proprio a chiedere la grazia di avere nel quotidiano lo stile del santo precursore”.

Un altro elemento sul quale si è soffermato Mons. Tasca è stato il silenzio di Zaccaria, padre di Giovanni Battista, il quale non crede che avrà un figlio e per questo rimane muto: “Il mutismo di Zaccaria viene dalla non fede, dal non credere alla parola di Dio che si realizzerà – ha detto l’Arcivescovo. Il Signore fa la sua storia: a noi la fatica di cogliere ciò che vuole dirci, che non corrisponde necessariamente ai nostri progetti e alle nostre ambizioni. Specialmente in un momento così complicato e contraddittorio come quello che stiamo vivendo, siamo chiamati a chiedere a Dio la grazia che ci aiuti a cogliere la sua presenza tutti i giorni”. Come mai viene chiesta proprio la testa di S. Giovanni e non un’altra parte del corpo? E’ la domanda che si è posto Mons. Tasca durante l’omelia e a cui ha risposto in questo modo: “Mi piace pensare che la testa era l’elemento che permetteva a Giovanni di essere libero, di dire quello che pensava, presentandosi con coerenza. Sappiamo che è raro un atteggiamento di questo tipo e lo sperimentiamo continuamente: dire quello che si pensa è un diritto, ma pensare a quello che diciamo può semplificare molto la vita! Di San Giovanni quindi si temeva lo stile di vita e la coerenza: è un bellissimo esempio di chi va avanti per la sua strada con coraggio e che tutti dobbiamo imitare”.

Infine, l’Arcivescovo ha fatto riferimento all’episodio che racconta l’arrivo in città delle ceneri del Battista sulle navi genovesi: non erano state trasportate tutte insieme, ma suddivise in più barche; a un certo punto si scatena una terribile tempesta che si placa soltanto quando le ceneri vengono rimesse tutte insieme. “Si tratta di un’immagine bellissima – ha detto Mons. Tasca -; deve aiutarci in questo momento: stiamo vedendo la luce ma certamente la tempesta non è finita e ci saranno probabilmente ancora conseguenze nei prossimi mesi soprattutto dal punto di vista economico e sociale; come i nostri antenati, dobbiamo imparare a metterci insieme, a fare rete: è una grazia da chiedere per intercessione di San Giovanni!”

L’OMELIA INTEGRALE DELL’ARCIVESCOVO

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